Minervino e il pianto di un figlio di questa terra

13 marzo 2017, 08:30 Calabria Domani | di Rodolfo Bava

Mauro Francesco Minervino è un calabrese, professore universitario presso la Unical. Un antropologo prestato alla letteratura, dato che ha scritto e pubblicato alcuni libri sulla Calabria. Descrive la nostra regione tra passato e presente.


di Rodolfo Bava | Calabria Domani

Franco Armerino ha scritto quanto segue dell’autore di “Calabria brucia” e di “Stradario di uno spaesato”: La Calabria di Minervino è una regione potente, un luogo in cui la bellezza e la devastazione della bellezza sembrano sfuggire a ogni tentativo di cercarne rimedi e ragioni … La Calabria brucia, la Calabria va a fuoco, in tutti i sensi”.

Riteniamo, però, che la realtà calabrese venga massacrata ancor più del dovuto. Riportiamo alcune descrizioni dello scrittore per quanto riguarda Crotone: “Ieri mattina ho fatto in auto la statale 106 … la strada verso Crotone, già dopo Botricello, non riesce più a staccarsi dal collo i morsi degli abusi al vasto panorama che si apre tra campi e spiagge a perdita d’occhio … tutto trafitto dalle mostruose pale eoliche … Circa un’ora di tragitto e mi sono ritrovato a Crotone”.

“… La città nuova è una colata di macerie. Un teatro pericolante di noia e di sciagure umane, tra stecche di casermoni disadorni, ferraglia industriale abbandonata tra gli sterpi e le discariche super tossiche … Solo il mare sembra restare imperturbabile”

“… Il centro è un dedalo ansimante di cemento impolverato e caotico, costellato da ammassi di spazzature non rimosse. Su una delle colline argillose, un sindaco fascista ha fissato il totem ideale per la Crotone di oggi: un enorme gladio romano che campeggia sul panorama cittadino come una croce blasfema su un regno di dannati”.

“… Oggi ho rivisto anche il vecchio cimitero … Gissing lo visitò, come faceva con i musei e scrisse: “Non manco mai di visitare i cimiteri; mi piace vedere come un popolo ricorda i suoi morti, perché le tombe hanno un significato che va oltre la morte”. Oggi forse a Crotone il vittoriano avrebbe rivolto l’occhio sulle tombe che abitano i vivi. Un tempo questo recinto delle sepolture era un’oasi di pace “simile ad un bel giardino fiorito”, il cui custode giardiniere era “un uomo simpatico, dal contegno e dai modi signorili … Quando me ne andai, quell’uomo volle regalarmi un gran mazzo di fiori … La sua gentilezza e la sua intelligenza mi avevano regalato un’impressione felice”.

“… Oggi il camposanto di Crotone è circondato dalle auto parcheggiate disordinatamente intorno e dal movimento caotico della periferia”… La città non ha profumi, i fiori si sono seccati, avvizziti tra i veleni e il catrame infetto, sembra che a Crotone non ne crescano più di fiori, neanche fuori dal recinto dei morti, che ha ripreso le apparenze di un reclusorio di malattie mortali, un lazzaretto anziché un camposanto, non più asilo eterno di pace. Crotone è immersa in una mortale quarantena per i vivi, malata fino al midollo. La città di oggi è mostrificata, inquinata dai resti mefitici della Montedison, di cui restano le spoglie spente e rugginose di un enorme compound degli orrori; la Pertusola, chiusa e dismessa, continua ad alitare veleni sopra e liquami infetti sotto terra a guastare la vita di tutti”.

“A dispetto del bellissimo mare, con le spiagge smangiate dalla speculazione sfrenata; la Crotone provinciale di oggi ha un aspetto grigio e cloacale, è piena di pozzanghere, di detriti ed avanzi decomposti che fermentano vicino a cliniche di lusso e ospedali pubblici che invece sembrano lebbrosari per i poveri che non curano nessuno. Crotone una carcassa smembrata dagli abusi infiniti … afflitta dalla nausea strisciante di vivere senza speranze che leggi nelle facce della gente che incontri per strada” … Ai ragazzi di Crotone restano solo i call center”.

“… Se George Gessing, il vittoriano solitario, ieri mattina fosse venuto in macchina con me a rivedere Crotone, anche lui, ne sono certo, prima di partire, seduto su un paracarro della 106, avrebbe pianto”.

Ed anche a noi, a fine lettura, è scoppiato il pianto. Crotone sarebbe dovuta divenire la “Perla dello Ionio”, la città del domani! Purtroppo, causa la politica, causa l’apatia di tutti noi cittadini, continua a risultare “moribonda”. Da parte nostra, continueremo con la nostra attività di sensibilizzazione e di pungolo. Speranzosi: oggi, come ieri!