di Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social
A cosa serve ancora ai calabresi far protrarre in carica un presidente 'litigioso', come fin qui si è dimostrato Mario Oliverio, utilizzando improduttivamente e inefficentemente ampia disponibilità di tempo e maggioranza, di fatto incapace di governare una Regione, più che mai bloccata da veti incrociati delle camarille di partito, dall'omertà di un sistema regionale costantemente vulnerato dal crimine, dalla 'ndrangheta e dal malaffare, dominata da poteri manifesti e occulti che ne minano l'azione di promozione e sostegno, il programma e la credibilità istituzionale?
Risponda Oliverio alla realtà e non si trinceri nella sua fatua importanza di uomo delle istituzioni. E lo faccia in ossequio a quel popolo calabrese che unanime lo ha bocciato ai voti del recente referendum costituzionale. Per il suo sussiego al potente romano di turno, in base alle logiche correntizie e di parte del suo Pd, per aver gettato nel baratro la dignità di un tanto atteso nuovo regionalismo, per non avere un vero progetto di svolta e di cambiamento che faccia ritornare a pulsare la Regione, la Calabria, la società calabrese nella sua unanime interezza.
Il giudizio sui risultati di Oliverio, comparando all'oggi i suoi sgualciti e roboanti programmi presentati in campagna elettorale e poi prontamente rettificati in quell'aula inutile e dispendiosa di auto blu e benefit di vario tipo che è il Consiglio Regionale, a partire dai mancati assi programmatici, generici e confusi, e poi dal personale che si è scelto al suo servizio (Antonella Rizzo, Federica Roccisano, Franco Rossi, Carmela Barbalace, Roberto Musmanno, Francesco Russo, Antonio Viscomi), gli uomini e le donne che comandano la Calabria di questi anni amari e oscuri, non può che essere severo perché dettagliato dalla mancanza dei risultati, dall'assenza di ogni forte dinamismo di crescita e di sviluppo.
Non voglio qui elencare tutti i suoi sterili puntigli, poiché sarebbe fin troppo noioso e forse tipico di una vecchia politica calabrese che tarda a uscire di scena, a essere rimpiazzata da una vera e profonda alternanza innovatrice, la sola capace di spazzare via il loro vieto modo subalterno e di scambio, di concepire un nuovo regionalismo calabrese.
Ma mi par abbastanza evidente che, così come si è fatto in passato per Loiero e per Scopelliti, adesso sia il tempo di far suonare le campane di Pasqua anche per Oliverio, per avvisare i calabresi dell'immenso rischio di marginalizzazione in cui il Pd e i suoi tanti accoliti hanno trascinato la Calabria, assecondando o tacendo sul plateale fallimento della legislatura del Presidente ex comunista, ex pidiessino, ex diessino e ora Democrat, magari in libera uscita.
A titolo d'esempio giova ricordare in che situazione si trova il Porto di Gioia Tauro, tanto difeso da Oliverio e Minniti nelle ripetute visite di Renzi in Calabria, come una specie di linea del Piave. Quel che è avvenuto nelle due Province di Crotone e di Vibo. Come pure rammentare che proprio nella Piana doveva sorgere, frutto di un apposito accordo di programma (su cui qualche giudice a Catanzaro invece di spulciare storici elenchi potrebbe mettersi più doviziosamente a lavorare) niente di meno che una fabbrica automobilistica americana, praticamente svanita nel nulla.
In tutti i casi siamo di fronte alla pochezza politica e programmatica di Oliverio. Il quale da scaltro professionista politico della prima e della seconda repubblica, insomma un ragioniere di nome e di fatto, ha cercato sempre di tirare la corda sottesa della contrapposizione e dello scontro, alimentando polveroni mediatici e giornalistici, tormentoni e vaniloqui di giornali e siti fallimentari, riproponendo un modulo caro ma nefasto di certa rozza e impreparata sinistra comunistiode, con tante allusioni, retro pensieri, arroganti richiami alla coerenza altrui e non alla propria. Prima con Callipo alle primarie, poi, una volta in poltrona, la polemica e la campagna propagandistica con i soldi di tutti, contro il commissario alla sanità Scura, e in ultimo quella contro Alitalia, a proposito degli aeroporti tragicamente rimasti chiusi mentre sta per iniziare una nuova stagione turistica, mentre erano in corso tutte le fiere turistiche nazionali e internazionali, dove si commercia con i tour operator.
Praticamente senza opposizione in Consiglio Regionale, dove i consiglieri dei vari gruppi sono tacitati, dalla coscienza sporca di sempre possibili intrecci con la 'ndrangheta e la corruzione, il progetto politico di Oliverio, dalla sbandierata ideologia della normalità si è realmente palesato quale quello della dilagante mediocrità.
Per i calabresi, anche in vista delle ormai imminente elezioni nazionali, svelare questo inganno politico ideologico, smascherare Oliverio e denunciarne il fallimento, è più che mai essenziale e decisivo per gettare le basi morali dell'alternanza regionalista, e aver ancora un minimo di speranza nel prossimo futuro.