Mattarella non è Zaleuco di Locri. Contro il crimine fino in fondo oltre ogni Retorica di Stato

Vito Barresi
Cambio Quotidiano Social


Certo in democrazia è consentito parlare di morale, anche a pochi mesi da un risultato referendario che è stato disatteso, calpestato e ignorato, con atteggiamento veramente tracotante proprio da Mattarella, Renzi e Gentiloni. Dopo il voto popolare, nella notte del golpe mediatico, in cui Renzi sfuggendo al giudizio degli elettori e abbandonando alla propria deriva il Parlamento dei nominati, quel che è avvenuto, rivisto alla moviola assume sempre di più il colore della congiura di palazzo, un episodio e una trama veramente impressionante. Ma attenzione al dire delle alte cariche istituzionale, che per quanto sovrane hanno sempre un limite e una ben netta responsabilità d'indirizzo. Tanto più come in tal caso di Mattarella a Locri che di fronte allo stato maggiore del partito di potere e di regime, il Pd, il cui ceto politico di apparato e lobbies è più che mai avulso e autoreferenziale rispetto alla martoriata società calabrese, agisce e governa nella regione più infiltrata e corrotta d’Italia. Il discorso di Mattarella a Locri è ambiguo e opinabile. Una teorizzazione falsa e falsificante della realtà, con cui si vorrebbe far credere che le basi morali dell'Italia siano ormai diventate esclusivamente e solo quelle di una 'sedicente' lotta alla 'ndrangheta.


Non è così, perchè basterebbe rileggere qualsiasi analisi dei meridionalisti italiani e stranieri, riprendere in mano di un'immensa biblioteca di settore, quelli che vanno da Pantaleone a Zitara, da Arlacchi a Centorrino, per ribadire che le cause storiche e contemporanee del fenomeno mafia non stanno nella bsovrastruttura ma nella struttura stessa del potere economico e politico che ha ridotto in questo deplorevole condizione l'intero Mezzogiorno.


La causa della 'ndrangheta è ben altra. anche se resta sempre urgentelottare contro ogni sento di malaffare, per come compete 'ordinariamente' allo Stato, lo stesso che paga i suoi funzionari e i propri giudici, quindi al dovere d'ufficio della magistratura e delle forze dell'ordine, di tutelare e far rispettare diritto e legalità contro ogni crimine.

Altre sono le basi morali di una nuova democrazia insieme a quelle sacre ed alte contemplate in quella nella carta costituzionale che i grandi elettori di Mattarella, anche con il suo consenso, intendevano stravolge con la loro riforma costituzionale. E cioè libertà, lavoro, salute, parità, ambiente, risorse impresa, sviluppo dell'economia, solidarietà, regionalismo, autonomie e decentramento, ecc.

Di ciò si vorrebbe sentire parola da Mattarella, di un'Italia abbandonata a se stessa con alterigia, quel popolo che molto cinicamente, dopo aver espesso la propria volontà costituzionale, alla fine di una campagna referendaria spregiudicata, ricattatrice e sofferta, è stato lasciato da solo, alla ricerca urgente di un'alternanza reale di Governo per il cambiamento del Paese.


Verrebbe da raccontare una parabola che un precedente vescovo di Locri, Mons.Ciliberti, talvolta raccontava a noi cronisti di quella lontana Calabria degli anni '80 tra sequestri di persona e faide terrorizzanti. Quando in tempo di Passione, nella settimana santa, entrando nella casa di una vedova di mafia, si vide sospinto nella camera da letto, dove la donna addolorata aprì l'armadio per far vedere al prelato la giacca del marito morto. Quell'abito avrebbe dovuto indossarlo il figlio, con tutto quel che ne poteva conseguire in logica di vendetta e di faida.

Ecco, Locri che è stata patria di Zaleuco, il primo legislatore della storia e della civiltà occidentale, avrebbe bisogno prima di tutto di legislatori giusti che oggi in Italia purtroppo scarseggiano.

Lo stesso Don Ciotti non venga a noi come prete di Stato a fare sermoni di sabato. Diverso sarebbe vederlo confessarebbe e dare comunione alla domenica in Calabria, come pure riscontare le sue bandiere, purtroppo assenti, tra le ristoppie di Cassano dove Papa Francesco scomunicò la 'ndrangheta. Prima che di opere e cooperative è di una nuova antropologia che riscatti i giovani dalla triplice condanna della disoccupazione, dell'emigrazione e del crimine che qui siamo affamati. Cioè ne di concorrenza, nè di cooperazione ma di comparazione c'è estremo bisogno.

Locri e la Calabria hano per questo urgenza di un programma di governo che spazzi via il vecchio ceto politico, lo dissolva nel passato, per sradicare la mafia come la malaria. Chiudendo e sbarrando le porte d'ingresso di ogni tetra bottega del crimine e dei traffici illeciti, del voto di scambio e dei colletti bianchi, in cui si fabbricano ancora gli abiti e vestiti infami delle mafie e della corruzione.