Vito Barresi
Cambio Quotidiano Social
La nuova stagione turistica italiana si apre ancora una volta sotto il segno del fallimento di un governo che, in continuità con il precedente, ha lasciato al quel posto un ministro, Dario Franceschini, che in tema di scelte innovative, proficue e strategiche non ha particolarmente brillato in questi anni di amministrazione. Un ministro che certamente è stato molto attivo nei momenti cerimoniali, ma che a conti fatti, con molte sue negligenze in proposito, ha ulteriormente sconnesso e sbilanciato gli assi che reggono la trabeante costruzione di un sempre più anonimo e farraginoso Mibac, munito di competente e deleghe nel settore del turismo. Basta guardare proprio quel che succede nel primo giorno di primavera, dunque, all’inizio ufficiale della bassa stagione turistica, quando uno dei settori trainanti della bilancia commerciale del Paese si ritrova letteralmente nel baratro della confusione, alle prese com’è con una colossale crisi strutturale della mobilità e dei vettori aerei. Tutte le principali mete turistiche nazionali, Roma, Milano, Firenze, Torino, Napoli sono da settimane sotto scacco matto dalla vertenza che contrappone Uber ai tassisti artigiani, nel mentre mai è stato così confuso il quadro dei vettori aerei come in questo momento in cui più acuto si manifesta il crollo e il collasso della nostra compagnia di bandiera, Alitalia, simbolo del Bel Paese, brand storico dell’immaginario turistico internazionale.
In realtà all’attuale governo Alfano Gentiloni manca un programma operativo per il turismo che punti al rilancio di un settore strategico per la ripresa dell’economia italiana.
Franceschini, fortemente assente e impreparato sul raccordo tra beni culturali, quindi fruizione di servizi ad alto valore aggiunto, l’inestimabile capitale simbolico del Paese, e industria dell’accoglienza, del piacere, del lusso e della vacanza di massa, si trova a disagio ed è nettamente in ritardo rispetto ad altri paesi concorrenti in Europa e nel Mediterraneo.
Il ministro di Ferrara prosegue sulla scia dell’immobilismo e della confusione.
Ciò di cui il Paese ha, invece, bisogno è un ‘Piano-Obiettivo’ molto chiaro, trasparente, non legato a interessi specifici, regionali e comunali, in grado di collegare organicamente le punte e le perle che spiccano turisticamente con ogni parte e territorio di un’Italia ricca di luoghi da scoprire e vivere positivamente.
Il mancato decollo di una vera e propria economia turistica a livello nazionale non è solo uno spreco di risorse e di energie, un’occasione mancata per incrementare impresa e lavoro, ma anche la perdita secca di una importante quota di mercato che darebbe certamente un contributo attivo alla crescita del PIL.
Quel che occorre è superare la frammentazione dell’offerta e dell’immagine turistica causata da un regionalismo clientelare e spesso al servizio del voto di scambio e della corruzione. L’attuale regionalismo che ha sprecato milioni e milioni di fondi europei, distruggendo capitali e investimenti, infrastrutture e promozione è il vero ostacolo da superare, la reale barriera architettonica da abbattere.
Per dare un volano nazionale, una dimensione sistemica e integrata al turismo italiano, bisognerà incidere profondamente nel sistema della ‘governance’, istituendo un nuovo Ministero del turismo e dell’accoglienza, tecnologicamente avanzato e proiettato nella comunicazione web, snello e innovativo, in costante raccordo con i mercati globali, con i programmi dell’Unione Europea, con le reti metropolitane, i distretti territoriali, le area a forte vocazione.
Per questa via bisogna interrompere e rimodulare la vecchia logica accademica e conservativa che ha accorpato il turismo, sminuendolo e marginalizzandolo, come ancella e cenerentola dei beni culturali e monumentali, per dare spinta alla stessa trasversalità del settore.
Il Turismo 4.0 deve essere un punto strategico di un programma di un prossimo e nuovo governo per il cambiamento del Paese. Esso è il nodo di una rete di ambiti e settori strettamente interconnessi, una grande piattaforma della bellezza, del vivere i luoghi, capace di coniugare il reale e il virtuale, utilizzando il pass partout della qualità e del ‘made in Italy’.
Dipinto di Roberto Lacentra, Bologna, Alitalia E175 su Erice