Umberto Scida nel fantastico mondo dell’operetta con il trolley di Cin Cin La

Vito Barresi

Cambio Quotidiano Social


E’ domenica, non c’è più gente vestita di festa a Bologna. E non passano nemmeno più le convittrici in uniforme o le sordomute in fila che vanno e vengono da messa. Quando a un tratto come per incanto o per magia, incontri qualcuno che sguscia su una rotaia, uno skate che scivola lungo il vicolo che confina sotto casa. Siamo a uno strappo da Strada Maggiore, a due isolati dal supermarket di quartiere dove ci vai anche a far la spesa di sera in piena luce d’arte, oltre il guado a pantera delle enormi strisciolone rosse, segnaletica di un archeologico Giro d’Italia, tipo quello raccontato da Brera, scarabocchi su asfalto soltanto monitrici che l’incrocio è incredibilmente stretto. E’ qui già nel dì del domani c’è tanta certezza di gioia e allegria, solo perchè ci bazzicano le bambine di un tenero asilo di nostalgica coloritura ecclesiastica. Passo per l’edicola votiva di una Madonnina pop ed ecco, proprio qui mi sfila davanti, Umberto che sferraglia con il suo trolley, pronto al grande viaggio verso il sud, tuffo fantastico di applausi e successo, una valigia di emozionanti soddisfazioni, baci di critica e attenzione. Arriva a Palermo con tutto il suo gran magazzino di operette bolognesi. Tutto quel che desumi dal suo charme è non solo simpatia e semplicità. Ma anche grandissima passione, straordinaria competenza artistica, spigolosa attenzione al livello sempre più alto della professionalità in teatro.


Nata da una collaborazione con il Teatro Massimo di Palermo, come da copione, anche questa nuova Cin Ci Là di Scida, operetta di Carlo Lombardo, la classica operetta italiana degli anni ‘20, ci porta in Oriente, a Macao, per far conoscenza del Principe Ciclamino, sposo della morigerata Principessa Myosotis. Intanto da Parigi, ecco giungere l'attrice Cin Ci La, pronta a girare un film, e che il Mandarino Fon-Ki fa subito conoscere al Principino imberbe. Ma come in tutte le ‘pochade’, con la tecnica francese a porte aperte, per lasciare entrare tutti i personaggi più disparati, ecco arrivare nell’intricata città cinese l'eterno spasimante di Cin Ci La, Petit Gris. Stravolto dalla gelosia, brama la vendetta appuntando le sue mire su Myosotis. Colpi di scena e divertissiment portano Ciclamino e la sua bella sposa a dare alla Cina un futuro erede.

Lo spettacolo è esattamente quello che il titolo promette, una rivisitazione divertentissima, dove nessuno sbaglia i tempi perché in fondo sono sempre quelli giusti per far si che il buon umore si trasformi in un turbine di energia simpatica e contagiosa.

Umberto Scida, dall’originario e basico profilo artistico di musical performer, cantante, attore e ballerino, iscritto, prima alla prestigiosa “The Bernstein School of Musical Theater” di Bologna diretta dal M° Shawna Farrell, un’insegnante americana, e successivamente perfezionato alla “Musical Performing” presso l’esclusiva “Guildhall School of Music and Drama” di Londra con i migliori maestri del panorama britannico, ha maturato la sua nuova configurazione di regista con emotività stilistica contemporanea, trasfondendo metodologia, conoscenza e attorialità, per dare smalto e intelligenza a un repertorio abbastanza ammaccato e abbandonato dell’Operetta italiana, che pure non è assolutamente secondo ad altre espressioni del teatro di tradizione europeo.

Anzi intreccia armoniosamente, lettura colta e sensazione popolaresca tanto da meritarsi l'appellativo di nuovo talento del musical italiano, per la raffinata intensità, l'ineffabile cultura dell’allegoria e dell’allusione, insomma per la capacità di rinverdire e rivitalizzare un repertorio e registro di altissimo ed elegantissimo profilo.

Dai magici scatoloni dell’operetta d’antan ecco tornare vispa, erotica, travolgente e sincera, bella ed esotica, femminea vestita d’arte e musicalità, non una figurina ma l’attraente e vera potenza di una Cin Cin la, intagliata in scena da una regia che ne fa una commedia ben miscelata tra una diva di Hollywood e le sue fulminanti chiacchierate sul divanetto viennese di un curiosissimo dottor Freud.