Vito Barresi | Trasferta Libera
Qualcosa di più una semplice prova di buona volontà questa vittoria tanto attesa del Crotone in trasferta a Verona contro il Chievo Pandoro. Prima partita conquistata in trasferta dopo le caotiche giornate d’avvio che tanto pesano sulla devastante classifica in cui si trova la garbata compagine di Davide Nicola. E’ stata la prima domenica del dopo ‘don Raffaè’, che per le sue nuove scelte aziendali ha lasciato le cose del calcio tra i piedi del fratello Gianni. I rossoblù si presentano al pubblico veneto cognitivamente rigenerati, mettendo in mostra una matura consapevolezza dei propri mezzi atletici e tattici. Quasi una sorpresa, non cadono nelle solite fragilità, non si sperdono tra le ingenuità e gli infantilismi a cui ci avevano purtroppo abituati. E per questo fanno simpatia, tanto che si alza più gentile e sentimentale il grido di Forza Crotone, ce la puoi fare. Gioco asciutto, arioso, essenziale, senza più alcuna sudditanza alla rassegnazione, palla lunga e a testa alta, l’undici di Nicola mette a segno due goal, Ferrari e poi il piccolo capolavoro di Falcinelli che esce poco dopo lievemente infortunato in barella. Così sono state sistematicamente smontate, fascia per fascia e minuto per minuto, le velleità del Chievo che, a parte il pareggio, non è riuscito a dire niente di nuovo sul piano del gioco e dell’interpretazione della partita alla sua sempre attenta e puntigliosa tifoseria locale. Con un ritmo apparentemente rallentato, semplicemente più controllato, la squadra di Nicola ha saputo ragionare con maggiore competenza e lucidità sull’arco lungo dei novanta minuti, conquistando tre punti importanti in classifica. Una prova di buona qualità e di buonissima volontà quella del Crotone a bassa soglia che a Verona ha ridato smalto alle speranze e alla chance da giocare nell’ultimo tornante del suo primo campionato di Serie A. Partita molto segnata dal guardingo tatticismo di due squadre che hanno sicuramente degli impegni da onorare con le proprie tifoserie. Come pure molte cose da rimettere a posto prima che si chiudano le danze calcistiche nazionali.
Finalmente libero dal sortilegio del proprio ‘familismo calcistico’ autoctono, almeno in apparenza, affrancata, come l’uomo moderno dal medioevo, dagli atavici condizionamenti del passato, la società Crotone Calcio sembra volere dare un segnale di serio cambiamento, archiviando il quadretto poco elegante del doppio allenatore in panchina.
Passando di mano da Vrenna a Vrenna, non si può che leggere tale taglio con cesoia, come l’auspicabile profondo cambiamento di mentalità e di cultura calcistica, un rinnovamento di metodo e impostazione che finalmente separerebbe nettamente, la proprietà economica dalla gestione sportiva, atletica e calcistica della squadra.
A ben credere si tratterebbe di un vero salto di qualità, quello che il nuovo Presidente Gianni Vrenna avrebbe subito apportato alla direzione del club.
Una trasformazione a dir poco epocale dopo che innumerevoli allenatori, una lunga lista che passa per Morrone, Cuccureddu, Silipo, Drago, Cabrini, Papadopulos, Gasperini e Juric, ecc., solo per citarne alcuni, avevano comunque e spesso a denti stretti dovuto sopportare la costante, intrusiva e non sempre ‘leggera’ ombra paternalistica di chi certamente resta meritorio della gloriosa ascesa del club pitagorico, l’ormai mitico padre padrone, Raffaele Vrenna.
Almeno apparentemente Don Raffaele, che con un colpo di teatro abbondantemente annunciato in cartellone, sembra essere uscito di scena, da parte sua avrebbe abbandonato in bellezza e in tempo debito quel grande e fascinoso palcoscenico che è il calcio giocato. Ci saranno novità nelle prossime settimane a tal proposito?
Per questo qui pare obiettivamente doveroso salutare il debutto in ufficio e non in panchina del nuovo Presidente Gianni Vrenna.
Che già così entrerebbe nella storia del sodalizio inaugurando la 'new age' della decolonizzazione dei panchinari, affrancando la cabina di regia in campo dalla sorveglianza dei grandi fratelli, rimodulando una squadra non più solo di famiglia ma del sociale, dell’impresa e del pubblico pagante, che per ambire a nuovi traguardi, aveva più che mai bisogno urgente di respirare un’aria nuova e più ampia.
Lasciando in soffitta i retro mugugni in conferenza stampa, la buca del suggeritore e i soliti solforosi coretti degli abbondanti passaparola.