Cari amici, buona domenica di Pasqua. Un'altra Naca è andata (vero momento identitario della città) e ancora una volta è stato un pomeriggio strano, divertente, ripetitivo, affollatissimo, e (come sempre) un pò freddino. È nella nostra tradizione. Meno tradizionale (ma curioso) è stato vedere tanti stranieri (più badanti che turisti) tra i presenti. Naturalmente c'è chi storce il naso, chi (còmplice la televisione) è scontento, e teme l'invasione, la promiscuità, la "contaminazione". Ma la contaminazione (che poi è cambiamento) può essere salvìfica. L'immutabilità è ossessione, tiritèra stantìa, smarrimento, come una parola che ripetuta più volte nella mente, e ripetuta ancòra, perde il suo significato, perde senso, si scolla da quello che vuol dire. E può essere salvata solo da un sinonimo, in soccorso, salvìfico appunto (ma diverso), omologo (ma diverso), analogo (ma diverso). Forse è per questo che, da giovani, in una euforìa dissipatrice, ci concediamo il lusso disperdente di rinviare l'incontro, il resoconto, con la nostra stessa identità. Per la consapevolezza inconscia che prima o poi qualcosa cambia, qualcosa interviene a determinare in noi una pur lieve deviazione, un cambiamento, che ci salverà dal ritrovarci ogni volta con un "me stesso" sempre uguale, immutabile, ripetitivo, e che ripetuto più volte (come le parole), perderebbe di senso, di forma, di significato. Da vecchi, invece, la contaminazione (il cambiamento) è cosa rara, improbabile, ed è forse per questo che la mente perde slancio, elasticità, vigore. E lentamente ci spegniamo. Io le patate, per la tijana, le faccio a parte. Hai voglia a dire che deve andare tutto insieme! Secondo me, se le metti con carciofi, piselli e carne insieme, si appàppano. Questo è un caso in cui la contaminazione non funziona. Preferisco (trasgredendo) contaminare la ricetta. Buon pranzo, e tanti auguri!