Un pareggio ci sta tutto nel conto in cerca di punti del Crotone che ha affrontato coraggiosamente un Milan ben piazzato più che in campo nell’ottima panchina del suo giovane trainer Montella. Un tecnico che non solo per via di volitiva quanto pronunciata mascella, persino nel taglio dei capelli, look total black molto Armani sfoggiato in Calabria, ricorda con calorosa simpatia, guarda caso l’indimenticabile Nereo Rocco. Lo aveva annunciato lo stesso Vincenzino che non sarebbe stata una partita facile per i suoi rossoneri. E così è stato fin da subito, quando si sono trovati sotto di un goal, entro i primi dieci minuti, al 9°in svantaggio grazie a un'impetuosa segnatura di Trotta, poi ancora trafitti dallo stesso centravanti rossoblù, ma graziati dalla svista, chiamiamola tale, dell’arbitro Luca Banti che, oltre a segnalare un fuorigioco inesistente, ha rifinito la sua insufficiente direzione di gara, falcidiando il Crotone con le ammonizioni turnover, niente meno che di Ceccherini, Crisetig e Falcinelli, che salteranno l’incontro con il Pescara.
Vito Barresi | Trasferta Libera
Di Nereo Rocco, Montella ha fatto citazione e remake di quella che è rimasta nella storia calcistica come la sua universale invenzione, il catenaccio. E’ stato questo il Milan che Nicola si è trovato contro, un team che sapeva consapevolmente di non doversi mettere in gioco davanti a un campo apparentemente simile agli altri della Serie A, dove si gioca vedendo il pubblico e i tifosi con il cannocchiale, mentre qui se allunghi il braccio puoi stringergli la mano. Il catenaccio di Montella non è stato esclusivamente sparagnino ma anche, diciamolo pure, particolarmente culuto.
Atteso che nei primi cinque minuti del secondo tempo, i cinesi di San Siro hanno raggiunto un pareggio in parapiglia, siglato per loro da un attimo di smarrimento e da un numero di maglia non meglio identificato, quello di un Zapata, rimasto per tutto il corso della gara, sonnecchioso e negletto come un messicano alle prese di una siesta.
Tuttavia, sul palcoscenico dell’Ezio Scida c’era una maestosa orchestra scaligera in trasferta. Una squadra che non cerca nulla più al campionato se non di chiudere in bellezza senza troppe ammaccature, cercando di trovare una nuova identità dopo la fine dell’epoca d’oro di berlusconiana memoria.
Milanisti col fiato fratto, comunque voluminosi, con atleti che cercano di mettere in vista la propria esistenza per salvare il cartellino e il contratto, portano in scena un’abborracciata opera lirica del football, senza né baritoni né tenori della pedata. Così rimediando un voto scarso, esatto riflesso di quel che scriveva Pier Paolo Pasolini, citando Brera, a proposito del catenaccio, su per giù “un calcio di prosa basato sulla sintassi, ossia sul gioco collettivo e organizzato, cioè sull’esecuzione ragionata del codice”.
Partita complessa per Nicola che il suo collega ha promesso di votare “come allenatore dell’anno a prescindere da come andrà a finire”. Il tecnico pitagorico ancora una volta ha azzeccato l’incipit, puntando a un ’uno-due’ che avrebbe certamente cambiato le carte e i movimenti, ma si è trovato costretto lui a cambiare schema in azione senza questa volta riuscirci. Recriminare è sacrosanto, specie alla fine di una domenica in cui perdono le dirette e virtuali rivali dei sognati play-off, cioè Empoli battuto dal Sassuolo e Genoa sconfitto al Dall’Ara dal Bologna.
La ‘road map’ attizza più di qualche sensore, rimodula aspettative crescenti, suscita persino tiepidi entusiasmi anticipanti. Si ricomincia a Pescara, poi si aspetta l’Udinese, si riparte per Torino, e infine il tour del Crotone in Serie A si conclude con la Lazio in casa.
Non diciamo la maglia gialla ma almeno quella degli scalatori, a pois, bianca a palle rosse. Tanto per lanciare la volata a Nicola il grimpeur in bicicletta… e vedere di nascosto l’effetto che fa…