Il 10 marzo, nella conferenza stampa prima della difficilissima trasferta a Napoli, Davide Nicola disse: “Abbiamo la consapevolezza di dover interpretare questa partita come se fossimo soli contro tutto e tutti, come dei gladiatori all’interno di un arena!”. Da allora è diventato il tormentone di una squadra, di una città, dei media, perché questo gruppo di giovani ne ha fatto un punto di forza, rendendo straordinario un finale di campionato, a detta di molti, già terminato a gennaio.
di Cinzia Romano | Trasferta Libera
Nelle ultime sette giornate il Crotone ha totalizzato 14 punti, con una media di 2 punti a partita, seconda difesa del campionato con solo 6 gol subiti, tanti quanti il Napoli e due in più della Juventus, realizzando nelle 4 trasferte 3 vittorie, un pareggio e 6 dei 9 gol fatti.
Ma se in tanti si stanno accorgendo soltanto adesso dell’ottimo lavoro compiuto fin qui, bisogna sottolineare che nelle ultime 12 partite il Crotone era già la quarta miglior difesa del campionato dopo Juve, Roma e Napoli (meglio di Lazio e Atalanta) a dispetto di una partenza a dir poco zoppicante con un solo punto dopo 9 giornate, con 7 gol fatti e 20 subiti.
Numeri che hanno fatto dimenticare persino i tanti ostacoli e le numerose problematiche incontrate a inizio campionato. Risultati utili consecutivi frutto di tanto impegno e serietà, un connubio tra preparazione atletica a livello fisico e lavoro tecnico-tattico, allenamenti mirati a sviluppare il potenziale neuromuscolare dei calciatori uniti a quelli più specifici di potenziamento in situazioni di gioco.
Se, oggi, la squadra corre più e meglio di prima, nonostante la fine del campionato e il caldo primaverile, è senza dubbio merito anche di Gabriele Stoppino che in questi mesi ha studiato e migliorato questi atleti, tra palestra, campo e la spiaggia di Steccato di Cutro.
Qualcuno sostiene che i pitagorici si siano svegliati oramai troppo tardi, in realtà il Crotone non ha mai dormito, ha solo dovuto trovare nel tempo un’identità di gioco che si adattasse alle qualità e alle caratteristiche di giocatori inesperti e per la prima volta insieme.
Ha saputo sopperire in maniera strategica, alla poca qualità nel gestire palla, con movimenti coordinati delle ali e degli attaccanti, con giocate di difficile esecuzione, facendo dell’imprevedibilità l’arma migliore di una squadra in partenza poco competitiva.
Non si dimentichi che nelle prime nove giornate di campionato si giocava con un 3-4-3 ereditato dal campionato precedente e nella rosa figuravano nomi come quelli di Salzano, De Giorgio, Di Roberto, Fazzi, ceduti nel mercato di gennaio in categorie inferiori.
E non si trascuri nemmeno il fatto che a gennaio un elemento come Raffaele Palladino, reputato fondamentale per questa squadra, ha detto addio alla città di Crotone per rivestire la casacca genoana. Come non si sottovaluti la coincidenza di aver conquistato i tre punti grazie a gol arrivati inaspettatamente da giocatori subentrati come quello di Simy contro Torino e Sampdoria o di Tonev a Pescara alla sua prima rete in serie A.
Impossibile individuare il segreto dei frutti raccolti negli ultimi due mesi, perché tante sono state le componenti essenziali nel cammino di questa squadra accompagnata dal suo allenatore, che ha saputo compattare un gruppo e mantenerlo unito sia nei momenti delle sconfitte che in quello delle vittorie.
Ha portato per mano i suoi ragazzi con la passione del sognatore, con la fermezza nelle decisioni, con la convinzione delle sue idee, con la provocazione delle sfide e l’abilità di un prestigiatore. Nessuno di loro ha mai perso di vista l’obiettivo finale della salvezza, che ancora continuano a inseguire nonostante bisogna recuperare 4 punti in 3 giornate affrontando Udinese, Juventus e Lazio.
Di certo ciò che hanno insegnato a tutta Italia è che non sempre vince chi sulla carta è più forte, non sempre resta in piedi chi ha maggiori qualità, non sempre vincono coloro che sono reputati migliori. Vince chi non si arrende, chi ha temperamento, chi ha più fame, chi insegue obiettivi che altri non vedono, chi ha la capacità di affrontare la realtà estraniandosi dalla fatica, dalle sofferenze e dalle difficoltà. Vince sempre chi ha l'umiltà di riconoscere i propri limiti, ma proprio su quelli costruisce il proprio cammino.