Davide infrange i totem del passato e Stoian s’emoziona dalla finestra dell’Ospedale

14 maggio 2017, 16:53 Trasferta Libera

Indimenticabile finestra Rossoblù. Stoian tifa dall’Ospedale e lo Stadio lo saluta con affetto. Sarà uno di quei momenti che difficilmente si dimenticano lungo il corso di questa vera e propria rimonta del Crotone per raggiungere l'Empoli ormai a un punto. Una vittoria con l'Udinese che sta tutta nei nervi più che nelle gambe, arti inferiori comunque in palla che non hanno ceduto un solo istante sotto le vampate di calore che indurivano il micro circolo dei calciatori.


di Vito Barresi | Trasferta Libera

Il Crotone gioca bene, mette a vantaggio l'insieme maturato, utilizzando come carburante per il rush finale le Tre E dell'Esperienza, dell'Entusiasmo e dell'Ergonomia calcistica, tecnica, moduli, progetto e interazione umana per raggiungere il risultato utile della salvezza.

Un obiettivo che dopo il passaggio con l'Udinese diventa oltremodo raggiungibile, sostenibile da un pubblico ora più vasto e articolato, non solo tifoso e locale ma anche sportivo e nazionale.

Questo Crotone è di fatto, lo confermano i numeri, la squadra rivelazione del campionato per la continuità delle prestazioni, il quoziente di successi, la straordinaria tenuta del fair play sia sugli spalti che sul terreno di gioco.

Tanto che tutti nell'ambiente del calcio italiano hanno avvertito la positiva energia irradiata da una squadra che ha apportato un plus di emozione e simpatia a un torneo altrimenti spento e meccanico, involuto su stesso, chiuso nella sua ormai ordinaria ed esasperata ricerca di protagonismo, eclatanza mediale, al limite del titanismo circense e della fenomenologia scandalistica.

In questo senso la cenerentola, la squadra che viene dal sud, ha saputo dare una lezione di grande eleganza e autorevolezza morale, nel senso stesso che la partecipazione al gran galà calcistico dei potenti club del Nord, è avvenuta senza nulla pretendere, senza nulla chiedere se non quanto gli spettasse come conquista nel confronto e nella competizione.

Per cui agli elementi di valutazione meramente gestionali e aziendali si aggiungeranno anche gli aspetti emotivamente più semplici, gratuiti, donativi di partecipazione a significato coesivo, non solo territoriale ma nazionale, che alla fine di ogni gara sono suggellati nel cerimoniale di commiato dal pubblico, in qualche modo unico e originale, un rito conclusivo dell'arrivederci e del saluto, in cui si stemperano e si sciolgono le tensioni accumulate, le ansie di un cimento, la sana stanchezza della prova affrontata.

Un rito conclusivo e riconciliativo, mai scaramantico, che si svolge puntualmente attorno al coach, con al centro Davide Nicola, che a ogni fine partita sintetizza e ringrazia con una battuta, una frase, raccogliendo i frutti dell'impegno di ciascuno e di tutti, un buon compagno, un amico in versione family, che saggiamente e senza spocchia propone il riassunto dei sentimenti, rabbia, grinta, speranza e felicità, rimotivando immediatamente l'intero gruppo attorno a lui.

È questo il film, l'attimo fuggente in cui il jamboree del calcio pitagorico si fa davvero cultura condivisa, sintesi dello sport che lega pubblico e campioni, rappresentazione ellenica e olimpica, di quel non mai banale importante è partecipare, ringraziamento della comunità calcistica al suo pubblico per aver onorato con fedeltà i valori del football contemporaneo.

Il Crotone, per tutto questo intreccio, in qualche modo commuove, perché capace di un gesto ribelle, iconoclasta, cioè la demolizione dei totem della prestazione 'cache', del calcio statua della vacca sacra e del vitello grasso, ragnatela del gioco vile e mercenario, delle scommesse e dei raggiri che pure pare coinvolgano in questa stagione molte altre compagini della Serie A.

Ciò che in questi mesi ho potuto osservare è stato soprattutto la sofferta ma anche intensa inculturazione di Davide Nicola che ha veicolato una forte etica della responsabilità sportiva, motivando costantemente l'insieme, i reparti, le singole storie e umanità dei calciatori a sua disposizione, senza distinzione tra riserve e titolari, facendo ritrovare identità ad atleti e calciatori che ora credono nei propri colori, nella maglia, nello stemma e nelle tradizioni di questo club.

La rappresentazione di questo clima si sostanzia nella conclusiva cerimonia che si svolge in campo davanti ai tifosi, allorquando il collettivo si riunisce insieme per festeggiare la vittoria e rafforzare i legami primari di solidarietà e di lealtà sportiva dell’intero team.

Il messaggio che il più modesto e 'povero' Crotone manda al calcio italiano in crisi sta tutto in questi riti di passaggio non casuali che comunicano al proprio pubblico il calore dell’unità, un immagine che non è foto ingiallita ma palpitante cronaca sportiva e d'attualità di grande attaccamento alla propria squadra e ai valori dello sport.