La Lepre Abramo e la Tartaruga Ciconte. La disfatta del Partito Devastato

La lepre Abramo corre senza paura di vincere al secondo turno. La tartaruga Ciconte si ferma e riflette come riattaccare i pezzi di una sinistra sbriciolata, un centro spappolato, un Partito Democratico, ormai di fatto e con i risultati in vista tramutato in un'ombra del passato, la metamorfosi delle sue tradizioni cittadine, la fine di un ceto politico ex comunista, ex democristiano, ex socialista, quasi secolare. Il Partito democratico è sprofondato aritmeticamente nella voragine della sconfitta, passando dai 5.661 voti del 2012, allora pari al 10,35% dell’elettorato catanzarese agli attuali 2.573, pari al 5,11%, senza raggiungere alcun seggio.


Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social

Vi scrivo e vi parlo, dall’orlo di questo buco nero, dal deserto di una stella morta dove giace la carcassa della sinistra storica catanzarese, nella città dove il riformismo è sempre stato elogio di un riformismo mite, il capoluogo del ceto burocratico regionale il cui ruolo politicamente è stato quello di spezzare ogni conflitto sociale, assorbire lo scontro di classe feroce, spegnere il fuoco che infiamma e divampa nella Calabria intera, Catanzaro e politica pompiere.

Catanzaro è politica che ammorbidisce, media, pastorizza, ammansisce, più che come Francesco e il lupo, come un fachiro indiano che incanta i più velenosi serpenti del male, dal degrado del Ponte Morandi che guarda alla valle, più non si vedono gli ex comunisti, la sinistra, i liberal democratici e i cattolici riformisti, le forze radicali e i movimenti. Solo facce disfatte senza lifting, truppe in rotta senza più bandiere, sindacati vuoti, sedi di partito abbandonate, sezioni liquidate, circoli pronti a trasformarsi in sale di burraco per vecchi pensionati e gentilissime signore con un vita d’ufficio tra le rughe d’espressione.

Da qui riparte la rimonta di Ciconte. E sarebbe pure non difficile immaginare a quale quota della salita darà forfait, abbandonerà la corsa come un pilota rally della Coppa Sila. La prima faccia che è scomparsa è quella del ‘regionere’ della politica, il governatore della cosa, Mario Oliverio. Poi in dissolvenza quella di Minniti, Magorno, Bova, Bruno, Puccio, ecc.

Dicono adesso al Circolo Lauria del Pd di Catanzaro che purtroppo avevano ragione. E che il risultato elettorale è di per sé molto eloquente, anche senza aspettare l’esito dei ballottaggi. Perché per loro la politica è ancora un fatto semplice, lineare, un meccanismo di causa ed effetto. Ma so' antichi e si sbagliano… continuando ancora a credere per fede e per miracolo ideologico che il risultato dovrebbe essere solo frutto di un impegno, negli anni in cui la militanza politica è soltanto una bestemmia, la fregnaccia pronunciata da qualche illuso a cinque stelle.

Qui tra i ‘cicontisti’ dell’ultima elezione, di militanza nemmeno a parlarne, si finisce sempre dentro il gorgo che strozza dei soliti gruppi di potere, i potenti borghesi e notabili catanzaresi del voto di cambio, che si sono accaparrati il monopolio della sinistra e del centro nella città post democristiano e popolare nel capoluogo di regione.

Il voto delle amministrative a Catanzaro, avverte sempre il compagno/a di base, che così continuano a chiamarsi, conferma che il Pd ha perso di brutto, perché gli mancherebbe soltanto una sola cosa, la politica. Ma poi qual’è la politica per la sinistra di una provincia distrutta e svuotata dal predominio clientelare ed elettoralistico dei vecchi ceppi di comando democristiani e comunisti catanzaresi?

Non più quella dei ricordi e della memoria del movimento dei lavoratori, degli operai, dei contadini, del ceto impiegatizio spicciolo e sempre in paura di riproletarizzarsi. No, quella no, è cosa da museo del risorgimento, da cimelio dell’epopea del folk communism, la storia del PCI raccontata in mille libri di cronache locali. Ma nemmeno quella ‘fatta di passione e azioni quotidiane, di ascolto dei bisogni e di risposte alle aspettative. La politica – ancora – come altruismo, rigore, generosità, capacità di immaginare il futuro.’

Sognavano con serietà e impegno a occhi aperti quelli del circolo Lauria. Volevano un confronto sul destino del partito nella nuova sede che affaccia su corso Mazzini. Bella, moderna, funzionale, pulita, senza le ragnatele del passato. In questi giorni il Pd catanzarese è giallorosso ma di bile. Porta rigorosamente closed, se bussi nessuno ti apre. Le segreterie, le ambascerie sono altrove.

La pacchia di sinistra 'left chic', stile ‘open space’, è finita. Il Quarto Stato degli iscritti della sinistra catanzarese scende in silente processione verso il porto di Casciolino. E cantano, quasi sottovoce, una malinconica canzone: “ne abbiamo avute di occasioni perdendole, non rimpiangerle, non rimpiangerle mai, ancora un altro entusiasmo ti farà pulsare il cuore, nuove possibilità per conoscersi, e gli orizzonti perduti non ritornano mai…”