La sconfitta del Partito Devastato e l’avanzata immobile del Movimento 5 Stelle

Osserva puntualmente il sociologo bolognese Fausto Anderlini che per quanto ‘vi sembrerà strano ha ragione Grillo quando dice, gongolate, ma siamo la prima lista". Una conferma che emerge con chiarezza dalla lettura delle liste che, secondo l’esperto, altro non sarebbero che ‘un pulviscolo civico nel quale è sprofondato ciò che resta dei partiti. Sostanzialmente branchi di amici sodali parenti coinquilini e conoscenti vari col pallino del 'bene della città' e del 'servizio civico disinteressato'.


Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social

Al di sopra di tale formicaio elettorale, nel sottoscala municipalista della struttura politica nazionale, tra il brulichio di formiche che non sempre s’incazzano, “più branchi si coalizzano portando ognuno il suo pacchetto di random-preferenze”, puntellando ancora una volta, ma anche cinicamente illudendo, il ceto politico nobiliare e parlamentarista, la corporazione dei partiti ministeriali e di varie istituzioni centrali e statali, che lo scettro del potere è ancora, nonostante sia sempre più viscido e sudaticcio, monopolisticamente sotto il loro controllo.

Realmente, scrive ancora Anderlini, sembrando logico che M5S non avrebbe raggiunto la soglia dei ballottaggi, più di qualche commentatore di stampo filo governativo di fronte al dato sorprendente che M5S è risultato “in testa a tutti come voto di lista, con una performance da non sottovalutare: il 'non partito' armato di un 'non statuto' che si erge, da Mondovì a Nardò, come il primo partito”, ha cercato di manipolare e sviare l’attenzione su titoli fake del tipo ‘Flop di Grillo’ et similia.

Non starò a polemizzare con tale giornalismo molto discutibile perché a me pare importante dare atto che l’analisi di Anderlini come altre sue sfumature sia corretta e condivisibile, anche a fronte di quel mesto viaggio senza ritorno verso la scomparsa definitiva e la nullificazione politica del Partito Democratico, che definirò da qui in poi con l’immagine di Partito Devastato.

Prima di tutto il Pd, che fra tutti subisce la sorte di vero e proprio Partito Devastato.

Partito Devastato non solo dal renzismo, che sarebbe un orpello, quanto invece dalla mutazione sociale generata dalla crisi, dalla rapida trasformazione degli assetti e degli equilibri di potere geopolitico, sia a livello europeo che mondiale.

Cause ed effetti concatenati che si sono manifestati in forma sia di ‘discovery’ che di ‘show down’, prima negli Stati Uniti con l’avvento dell’era Trump, poi in Gran Bretagna con il terremoto ondulatorio e sussultorio della Brexit, dell'apparentemente impronosticabile successo di Corbyn e del suo ricaricato Labour.

Incrociare in un’analisi di tipo qualitativo, aspetti, idee, prassi, materiali, lavoro politico, militanza, generi, nuove soggettività e bisogni globali, economie emergenti, blocchi industriali, capitali, lavoro, banche e finanze, informazione e mezzi di comunicazione, sicurezza, guerre, terrorismo, immigrazioni, religioni e libertà, filosofie politiche e tendenze, quanto avvenuto in Italia con il Referendum e la sconfitta del renzismo, con la straordinaria rimonta di Corbyn e della sua campagna ‘aBrexit’, laddove pezzi del cattolicesimo sia anglicano che apostolico si sono ricongiunti in nome della difesa e della riconquista della Sacra e Profana Unione Europea, potrebbe ricondurci a rivedere in un'altra prospettiva il definitivo tramonto del progetto politico del Partito Devastato, in caduta libera nel sentimento degli elettori, dei territori, e dei nuovi abbozzi di classi sociali che vanno profilandosi oggi in Italia.

La disamina ‘aggregata’ della tendenza registrata in sede comunale potrebbe ancor di più confermare che quanto avvenuto, e cioè la simultanea solidità della rete di voto grillino, la sua omogeneità e orizzontalizzazione a livello geografico, assieme allo sbriciolamento della logica pluralista e al fallimento delle tecnologie ideologiche di assemblaggio elettorale del Partito Devastato, sia l’effetto non già del tradizionale radicamento centro-periferia, tipico della forma partito, confessionale e filosofica, ma di inediti automatismi e trascinamenti morali, molto concentrati e verticalizzati, che hanno rafforzato un’espansione territoriale cognitiva e omogenea del Movimento Cinque Stelle, espressione di un altro modello di democrazia partecipata e condivisa, essenzialmente basato su epicentri locali di difesa dei beni comuni e sulla attiva partecipazione al voto programmatico attraverso l'innovativa, duttile e velocissima consultazione online sulla piattaforma Rousseau.

In breve un’articolata metodologia, ancora non in grado di una cristallizzazione trasparente della forma organizzativa, elastica, facile, raccorciata non sui cicli secolari della politica ideologica ma sui cicli di breve medio-periodo, triennali, massimo quinquennali e di mandato, post ideologici.

Tutto ciò confermerebbe che parti più grandi e consistenti del corpo elettorale, il ‘cammello porco’ come lo descrive con allegoria alla Camporesi lo stesso Anderlini, si sono staccate dalle convenzionali logiche ricompositive e sommatorie delle democrazie europee.

Per cui, una lettura ordinaria, stucchevole e convenzionale, seguendo lo schemino vieto e ormai obsoleto di Renzi, Berlusconi e altri, non può dar conto di quel che realmente è avvenuto, con una visione aggregativa, in queste prime elezioni dopo il referendum.

Distinguere altro diventa necessario ma anche importante, sia sul piano della comprensione che dell’orientamento. E’ probabile che sia iniziato un processo molecolare di ricominciamento, un'era di ricostruzione della rappresentanza, che nelle elezioni del Parlamento potrebbe rilevarsi molto significativa ed eloquente, segnale che dovrebbe far ben riflettere sulla definitiva stesura della legge elettorale.

Di certo l’alternanza è un sistema di spinte ordinate, input eterogenei alla ricerca di un output massivo, non tanto interessato all’incoronazione di un soggetto, un sovrano che si autolegittima con la sola imposizione delle mani, con un offerta di rappresentanza, quanto invece a far scorre la democrazia, al panta rei della politica, all’idraulica dei vasi comunicanti, in sintesi, alla sintonia con il flusso maggioritario.