La Calabria sarà letteralmente devastata dalle ondate migratorie. E mentre sulla distanza incontrollabile di ben 780 chilometri di costa avvengono regolarmente sbarchi clandestini nottetempo, ritrovamenti di cadaveri e carcasse di carrette del mare, nella Regione si continua a restare fermi tra l’assoluta mancanza di una politica di contenimento e accoglienza, fin qui data in appalto al patto scellerato tra Stato Chiesa e ‘ndrangheta. Chiusa in questo cerchio di interessi, voto di scambio, oscuri traffici tra politica e ‘ndrangheta la Calabria è sempre più prigioniera e schiava di una sinistra calabrese di governo (parlamentari, ministri, viceministri, apparati di partito, giornalisti di servizio, magistrati ermellini di guardia, e sistemi di controllo elettorale) che si sta mostruosamente arricchendo alle spalle del solito popolo ignaro, per loro soltanto cafone e ignorante. Incapaci di leggere il cambiamento e prendere coscienza di questo enorme rischio, i due ‘bronzi’ della politica della vecchia sinistra, Mimmo Lucano e Marco Minniti, vorrebbero definitivamente imporre ai calabresi la fuorviante contrapposizione tra l'ipocrita esaltazione di una sedicente politica dell'accoglienza 'modello Riace' (che è una vera e propria falsa ideologia da fiction alla Fiorello) e la folle politica di scambio neocolonialista dell'attuale Ministro degli Interni. Entrambe assegnano a questa regione il ruolo di più grande discarica europea dell'immigrazione africana e asiatica.
Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social
Proprio perché il fenomeno in espansione dell’ondata migratoria ha ormai assunto in Italia la portata di una vera e propria rivoluzione, trasformando i connotati, il volto, i caratteri un tempo originali di un Paese occidentale ed europeo, basato su forti tradizioni autoctone, di luogo, ceti, classi sociali, città e culture locali, la facile ricetta di Mimmo Lucano, cioè trasformare gli immigrati, i profughi e i migranti in locatari di interi paesi spopolati e abbandonati dai calabresi, è sbagliata, illusoria, debole oltre che fuorviante. Come avrebbe detto Marx si tratta di una pillola d'ideologia reazionaria, che serve a far calmare momentaneamente il mal di testa, mentre per altri versi essa ripropone schemi economistici e welfariani retrogradi, alquanto e molto naif, con balli tribali, preghiere del muhezin e tarantelle folkloristiche, buone per le fiction Rai, dalla vernice stinta di un pasolinismo delle ‘casette a pan di zucchero’, richiamate nella poesia dedicata ad Alì dagli occhi azzurri.
Che cosa dovrebbe fare questo nuovo ‘lumpenproletariat’ in piccoli paesi deturpati dalla speculazione edilizia e dall’abusivismo di necessità, dove è spirata la civiltà contadina, soppianta dall’agricoltura agiata e sovvenzionata delle protezioni di stato, in territori ancora ampiamente controllati dalla ‘ndrangheta? Nessuno osa dire niente, magari in vista delle ormai imminenti carriere parlamentari e regionali di tante new entry della solita politica.
Le mistificazioni ideologiche che sorreggono il progetto di scambio neocolonialistico di Marco Minniti sono oltremodo pericolose. Non solo per la Calabria e il Meridione tutto, ma come si sta constantando sempre di più per l'intero Paese.
Minniti fa parte di quella generazione di politici calabresi che ha la diretta responsabilità istituzionale del disastro in cui si trova oggi una regione come la Calabria, al 222°posto tra le regioni d’Europa a causa del suo indice di sottosviluppo.
Minniti, esponente dei suoi vari partiti che vanno dal Pci, al Pds, ai DS, e infine al PD, poco o nulla ha fatto per alleviare questo degrado del Sud, ponendo sempre in avanti quanto meno opinabili interessi nazionali, sempre in contrasto con la tutela dei territori e delle società del Meridione.
Le sue scelte parlamentari e governative hanno sempre incentivato e promosso l’esodo dei giovani, la subalternità delle donne escluse dal lavoro attivo e dalla decisionalità democratica, dismesso e abbandonato industrie e infrastrutture, puntando soltanto alla scalata del potere centrale, a controllare e accaparrarsi le principali fonti di finanziamento pubblico e di scambio elettorale con la piccola e media impresa, i sindacati, gli agrari, i notabili, i colletti bianchi, i burocratici di stato in divisa, e le mezze maniche di governo in magistratura.
Migranti, invasione, blocco navale europeo, verso una grande devastazione del Sud?
Sarà una catastrofe, una vera e propria grande trasformazione, con accenti epocali, biblici, persiani, babilonesi, quella in cui sta entrando inesorabilmente in queste prime settimane d’estate 2017 l’intero Mezzogiorno d’Italia?
Armate di un esercito imponente, soldati stranieri di ogni etnia e religione, stanno per sbarcare sulle coste del Sud, dove non esiste nessuna torre di guardia né tanto meno alcuna linea di difesa, dopo le pesanti dichiarazioni diplomatiche di Spagna e Francia che hanno minacciato di attuare il blocco navale dei loro porti per impedire l’attracco di navi battente bandiera umanitaria impegnate a trasbordare dall’Africa e dall’Asia migliaia di profughi e migranti.
A cosa porterà il blocco navale europeo contro i migranti nessuno lo dice ma tutti lo dovrebbero sapere: al solo, unico, prevedibile risultato, della totale devastazione di Sud, il definitivo degrado del Mezzogiorno d’Italia.
Sarà ancora la parte più svantaggiata del Paese, la geografia del divario e del sottosviluppo a essere nuovamente penalizzata da una ondata post coloniale, una sorta di ritorno all’indietro che non riguarda più gli altri continenti ma esclusivamente, l’Italia e con essa pesantemente il Meridione. Nessuno osa più parlare della questione meridionale, tornata prepotentemente alla ribalta e al centro della scena politica europea nell'era del più imponente spostamento di popolazioni avvenuto nella storia umana.