Nesci, Parentela, Dieni e Morra: un bilancio innocente? La disfatta dei grillini calabresi

Loro tacciono. Paolo Parentela, Dalila Nesci, Federica Dieni e Nicola Morra, rispettivamente i tre deputati e l’unico senatore calabresi del Movimento Cinque Stelle non rilasciano dichiarazioni in merito al catastrofico risultato elettorale delle recenti amministrative. Ne tanto meno hanno giustificato in qualche modo con un comunicato condiviso e partecipato l’opinione ufficiale su un’insuccesso così vistoso all’opinione pubblica quanto clamoroso per l’intera delegazione parlamentare. Al contrario di quanto, invece (anche se ciò si sussurra a bassa voce), tale debacle sia apparsa nettamente evidente ai piani alti del Movimento, dove sia Casaleggio che Grillo, pare siano rimasti basiti, negativamente impressionati e delusi dal clamoroso flop nella regione più a rischio d’Italia. I volti sono scuri e il dibattito interno in Calabria sempre di più plumbeo, composto da spaccature, rancori, feroci contrapposizioni. Tuttavia al centro della riflessione si staglia con sempre più irruenza la vera questione del dove va? il Movimento Cinque Stelle in Calabria, quale futuro per il rilancio e la rigenerazione qualitativa del primo partito politico d'Italia. Una forza di rinnovamento che se non si aprirà a nuovi apporti, esperienze e intelligenze, rischia di tramutarsi in un’ennesima lobby politica di potere tradizionalista, dominata da personaggi esterni e invisibili, fortemente condizionata da conflitti di intessi e subalternità, eterodiretta da gruppi che si annidano nello Stato apparato, filiazione ‘indiretta’ del solito Partito di Governo, sottomarca di una sinistra casta parlamentare più che mai ottusa e collusa nemica della modernità e del progresso sociale.


Santo Patanè | Cambio Quotidiano Social

La sconfitta al primo turno alle comunali di Catanzaro appare tra le altre quella più emblematica. Non fosse altro perché a Catanzaro l’on. Paolo Parentela, 32 anni, disoccupato, non avrebbe saputo costruire un rapporto di giusta comunicazione tra attivisti e portavoce, per cui da molti viene accusato di non aver dato quel dovuto e credibile sostegno in termini di autorevolezza, a una pattuglia di coraggiosi candidati, praticamente buttati allo sbaraglio proprio nella fossa dei leoni del voto clientelare calabrese.

La secca batosta al riccioluto deputato catanzarese è apparsa ancora più bruciante, a mente del fatto che proprio a Catanzaro, il Movimento doveva fare i conti con il suo disastroso passato, e cioè non solo con la bocciatura di Cono Cantelmi, candidato alla Regione, ma soprattutto con l’alter ego di Parentela, il collega ex cittadino deputato Sebastiano Barbanti, tra i primi italici disertori del credo pentastellato e traditore della causa, passato nelle file del Pd, fino a divenire il pupillo dell'attuale ministro Minniti e, oggi dicono, in pole position per diventare il prossimo leader regionale dei ‘democrat’.

Altamente simbolica, inoltre, e forse per questo coperta da un velo per evitare ogni forma di dissenso, la sconfitta di Pizzo Calabro. Qui la lista del Movimento Cinque Stelle, promossa e garantita dalla deputata di spicco del vecchio grillinismo calabrese, Dalila Nesci, ha subito un cocente smacco da parte del sindaco Gianluca Callipo, uomo di punta di Matteo Renzi.

La 'cittadina' Nesci, a suo tempo immortalata in una felice foto di cortesia con Beppe Grillo e poi eletta con un un briciolo di voti, sempre e onnipresente nelle dirette della Rai Calabria, dicono i ben informati fortemente legata al giornalista della sede regionale Pasqualino Pandullo, sostenitrice dello stesso dipendente Rai alla nomina a capo redattore di Cosenza, ha definito il flop del Movimento 5 Stelle una ‘suggestione della stampa’.

La stessa parlamentare senza dare atto dei numerosi errori politici rilevati da tanti attivisti (tipo subalternità ai temi del Pd, poca chiarezza nella lotta contro il commissariamento della Sanità, ecc. ) ha preferito buttarla sul lato antropologico, probabilmente caro a qualche suggeritore accademico, secondo cui ai 5 Stelle in Calabria toccherebbe affrontare un campa cavallo indefinito, “un percorso di emancipazione culturale e politica che stiamo portando avanti e che richiede tempi lunghi, costanza e visione di profondità, per rompere logiche di dominio e dipendenza dal potere, evidenti nella composizione delle liste a sostegno dei candidati dei partiti tradizionali.”

Infine il senatore Nicola Morra da mesi ormai sempre più surreale, distaccato, dicono alcuni che lo conoscono, colto da strani malesseri politico-esistenziali.

Accusato di voler sempre imporre i propri candidati del cuore, il senatore, un professore alla Vecchioni che nel corso della carriera parlamentare è stato istantaneamente mollato dal suo collega cosentino senatore Francesco Molinari, passato immediatamente ad altra sponda, commentando alla radio i risultati elettorali, ha preferito bypassare a volo planare la sconfitta rimediata in Calabria ad Amantea e Luzzi, riproponendo stantie riflessioni avulse e molto vaghe.

In qualche modo specchio del triste e cinico abbandono in cui sono stati lasciati interi meet up, militanti, attivisti, iscritti e tantissimi elettori calabresi che hanno votato e creduto in questi loro rappresentanti: “noi non abbiamo necessità di una classe dirigente separata dai cittadini, ma di un pieno coinvolgimento di chi nelle istituzioni lavora per tutti noi. E questo lo si può fare ragionando sui vitalizi e abbattendo tutti i privilegi della politica, in modo che noi politici ci sentiamo esattamente uguali a tutti gli altri cittadini. La salute di una democrazia sia tale quando c’è effettivamente partecipazione. Se invece alcuni sono contenti di vincere solo perché hanno preso un voto in più dell’altro, magari facendo alleanze con gli pare o camuffandosi con simboli farlocchi in 15 liste civiche, beh, facciano loro. Noi invece siamo orgogliosi della nostra identità”.

Ora che l’estate della politica si va dipanando tutti si chiedono che fare di fronte alla voragine elettorale che si è aperta sotto i piedi dei Cinque Stelle.

Ci sarà un’altra volta per quella che sempre più viene accusata di essere ‘la lobby politica dei Cinque Stelle calabresi’ ormai omologata ai vecchi metodi di regime e di opposizione della vecchia casta dei politicanti made in Calabria?

Per il resto niente. Salute Antonio e tutti all'Iper di Rende.