Il Pd risuscitato dall’assalto alla diligenza di Oliverio mentre Pugliese fa rimpiangere Vallone

12 luglio 2017, 07:28 Sr l'impertinente

“Sono di sinistra, ma non le appartengo. Voglio avere la libertà di poter verificare sempre le mie scelte e quelle degli altri” sostiene il principe, Francesco De Gregori. Un concetto, questo, che può essere benissimo adattato alla città di Crotone. Crotone che, un tempo, era una sua roccaforte, la Stalingrado del Sud e che ora non appartiene più alla sinistra, considerato che il partito di maggiore rilevanza di questo schieramento, il Pd, ha inanellato una serie di sconfitte clamorose in ogni elezione a cui ha preso parte.


di Sr* l'impertinente

Anzi, delle elezioni, a voler essere sinceri, il Pd le ha vinte e precisamente le primarie, visto che si svolgono all'interno dello stesso partito; considerato, però, l'impegno che ci stanno mettendo per far passare la voglia di andare a votare, arriverà, e non tardi, il tempo in cui perderà anche queste.

La lunga serie di sconfitte è iniziata alle Provinciali, quando c’era ancora la Provincia, con Ubaldo Schifino che, nonostante l'appoggio di Enzo Sculco, finì per perdere il ballottaggio con Stano Zurlo, per le “bizze” di Sergio Iritale.

Il successo, l'emancipazione attraverso il lavoro, fanno parte essi stessi dei valori di sinistra” dice il trionfatore alle presidenziali francesi, Emmanuel Macron. Così la pensava, a Crotone, anche Peppino Vallone, l'unico del Pd ad aver vinto, e per due elezioni di seguito; tre se si considerano le penultime provinciali.

È forse e proprio perché le elezioni le vinceva che Peppino Vallone è stato (e lo è ancora per qualcuno) mal sopportato dai suoi stessi compagni di partito, invece di erigergli un monumento quantomeno e sen non altro per i suoi successi nelle urne, ormai un lontano ricordo.

In realtà, il buon Peppino, è stato dimenticato anche in Comune, considerato che, nonostante i suoi dieci anni di governo consecutivi, il suo ritratto è il solo che ancora manca tra quelli esposti nella galleria dei Sindaci all'entrata nel palazzo municipale.

A farlo ricordare dalla popolazione, però, ci ha pensato il nuovo inquilino di Piazza Resistenza che in appena un anno di governo è riuscito nell'impresa - considerata dai più assai ardua - di far rimpiangere proprio Peppino.

Nichi Vendola, diceva che “c'è a sinistra un'etica e un'estetica della sconfitta e della bella morte, ti infilzano ma con la bandiera rossa che ti cade addosso come un sublime sipario: che palle!”. Non poteva descrivere meglio lo stato attuale del Pd crotonese, e non solo.

Se c'è qualcosa per cui il Partito democratico pitagorico (ma anche quello regionale non scherza, in verità) sono soprattutto i litigi e su ogni cosa; a partire dalle poltrone (ormai solo partitiche), per passare alle candidature, sullo statuto e sulle regole e, financo, sul colore del cavallo bianco di Garibaldi.

E sono talmente impegnati a portare avanti questa vocazione, quelli del Pd, che in Consiglio comunale (dove sarebbero pur sempre il Gruppo più numeroso della minoranza) non c'è un benché minimo accenno di opposizione; infatti, per essere fedeli alla linea, nell'assise cittadina litigano solo tra di loro: per non perdere il vizio e l'abitudine.

E quando, per volontà divina o, più prosaicamente, per convenienza, decidono qualcosa all'unanimità, come ultimamente è successo per la volontà di celebrare subito il congresso cittadino, vengono frustrati dalle decisioni prese dai vertici regionali e nazionali, a dimostrazione del loro peso politico: non pervenuto.

“La politica è l’arte di cercare guai, di trovarli sempre e dovunque, di farne una diagnosi inesatta e di applicare i rimedi sbagliati”, diceva Groucho Marx; e come dargli torto considerato cosa è successo, specie negli ultimi anni a Crotone.

Il Pd pitagorico, dato per morto dopo ogni sconfitta, sempre più sonora e che avrebbe sfiancato chiunque ha, però, il pregio di rianimarsi, di risvegliarsi da una sorte di morte apparente. E lo fa quando, nell'aria, si sente l'odore di qualche prebenda o posto di potere da occupare.

Così è accaduto in questi ultimi giorni, dove è bastato un avviso di garanzia e le dimissioni di un assessore regionale e qualche sussurro di un possibile rimpasto alla corte di Mario Oliverio, per far venire fuori molti pretendenti al posto.

E sono ripartite, subito, le truppe cammellate, alcune schierate a difesa del fronte dell'assessore del Pd del territorio, Antonella Rizzo, altre per promuovere candidati ritenuti più meritevoli, rianimando la federazione di via Panella, altrimenti deserta.

Peccato, però, che l'osso (nel senso di posto) è uno solo e neanche così certo, ed i cani (con rispetto per i quattro zampe, s'intende!) a contenderselo sono tanti, talvolta perfino più degli stessi elettori superstiti del Pd.

* simbolo dello stronzio