Piscina Coni, Praticò: le deficienze di una classe dirigente senza idee e progettualità

12 luglio 2017, 20:44 Trasferta Libera
Marcello Praticò e la Piscina Coni

L’area adiacente alla piscina Coni, di proprietà del Comune di Crotone verrà bonificata e valorizzata: pulizia e messa in sicurezza gli interventi immediati. L’intera struttura, ormai in assoluto degrado, era diventata una discarica a cielo aperto, nel luogo più frequentato dai crotonesi e dai turisti che arrivano via mare.


di Giuseppe Romano

L’estate calda porta a discutere questo problema anche sotto gli ombrelloni. “Crotone che va, Crotone che non va”, è questo il tormentone, alla luce di molte cose che non trovano soluzioni definitive. Qualcuno ha suggerito di dividere la vasca in quattro e farci la differenziata”; è chiaro che si tratta di gente esasperata. La chiave è cambiare, subito e radicalmente.

Ne abbiamo parlato col prof. Marcello Praticò - ex atleta e dirigente della storica società di nuoto, la Rari Nantes Auditore, gloria degli anni ruggenti dei nuotatori e pallanuotisti pitagorici - in questa irriconoscibile piscina.

Questa la formazione del settebello crotonese che conquistò la serie B nel campionato del 1975: Raffaele Apa, Alfanso Amatruda, Emilio Apa, Franco Carcea, Paolo Cerrelli, Vincenzo Foglia, Francesco Giuga, Paolo Primerano, Corradino Amatruda, Elio Corigliano, Giovanni Gemelli, Lucio Giglio, Nicola Moraca e Daniele Paonessa.

Un gruppo fantastico allenato da Mario Casabona, capace di trascinare la città tra spettacolo e sogno.

“Sono stati, gli anni più belli per il nuoto crotonese. Ha segnato il periodo in cui cominciavano a sorgere altre società e tutte si facevano apprezzare nel panorama natatorio nazionale. È opportuno ricordare che la Rari Nantes Auditore è stata campione d’Italia per tre anni (1963, 1968 e 1969), tra le società senza piscina coperta, che ha espresso campioni, andati poi alle olimpiadi. Anche le altre società di spessore hanno dato il loro contributo all’esposizione di questo sport, culminato con la promozione della squadra di pallanuoto in serie B”.

Anche le calottine rosa trovarono il loro debutto in questa Vasca-solare, con gli spalti gremiti di gente. Ora, è una struttura senza futuro, pugno nello stomaco dell’intero territorio.

“Sembra il destino di tutte le attività di questa città. C’è, in fondo, una carenza di base che è la mancanza di una dirigenza adeguata. Crotone ha un passato di città operaia e contadina, bello per quanto si voglia però non ha ancora espresso la classe dirigente che hanno generato altre città ed è un retaggio che ci portiamo dietro e che dovremo scontare per tanti altri anni ancora”.

Incapacità, un fatto di cultura o indolenza?

“Forse, è connaturato nell’animo di quanti tendono ad adagiarsi sui pochi aspetti positivi di alcune questioni, senza mai tendere a migliorare e cercare soluzioni in prospettiva, in una città dalle grandi risorse naturali”.

Riguardiamo insieme alcune foto di questa struttura in assoluto stato di degrado, e alcune degli atleti che hanno segnato i momenti di gloria e di alta competizione con città meglio attrezzate.

Qualità tecniche, agonistiche e dirigenziali, accompagnate da un grande amore e senso di appartenenza da parte di tutti i cittadini anche verso la struttura. Un bel ricordo!

Oggi discarica a cielo aperto, vergogna di tutta Crotone. Si parla, si dice, si vuole rimediare, ma non si trova un rimedio, manca un progetto condiviso.

“L’amministrazione dovrebbe prendere una decisione. Le amministrazioni devono decidere non inseguire le opinioni dei cittadini. Detto questo, è legittimo che si costituiscano dei comitati, ma l’Ente gestore deve esprimere la sua idea, tradurla in progetto e portarlo a compimento con determinazione”.

Da quello che emerge mancano progettualità e idee chiare.

“Si! Manca la progettualità e la capacità decisionale, soprattutto. È indizio di debolezza ascoltare troppo senza decidere e operare secondo i programmi stabiliti.”

Qual è il pensiero e lo stato d’animo suo da ex atleta, dirigente e da crotonese, che vive questa squallida situazione, e quale suggerimento su una razionale bonifica?

“C’è un tormento interiore. Il cuore dice una cosa, la ragione un’altra. Seguendo il sentimento ed il cuore, orgoglioso del passato, vorrei che la piscina tornasse alla sua destinazione d’origine, perché non va dimenticato che, al di là delle glorie crotonesi, sono passate quelle nazionali. Ricordo una serata straordinaria in occasione delle Olimpiadi del ‘60, quando c’è stata la Nazionale Italiana di Nuoto con tutti i campioni Paola Saini, Massimo Rosi e tanti altri, tutti straordinari.

Però i tempi cambiano e si procede spediti in proiezioni meno sentimentali. La ragione dice altre cose: siamo sul lungo mare che dovrebbe essere il salotto bello della nostra città, e tutte le opere vanno programmate nella direzione del miglioramento. La razionalità dice che andrebbero abbattute tutte costruzioni che gravano sulla spiaggia, compresi gli stabilimenti balneari, per aprire il lungomare alla fruibilità totale e ad una vista mare che sarebbe da mozzafiato”.

Un progetto irrealizzabile, utopistico, considerando che è già difficile fare le cose semplici.

“Ci sono stabilimenti di proprietà privata ed è difficilissimo intervenire, ma la piscina è una struttura comunale e, volendo, lì si potrebbe trasformare tutto in una grande piazza o ristrutturarla e renderla fruibile soprattutto nel periodo estivo, con sistemi diversi.

Si se si potesse fare una piscina a raso, senza impedire la visibilità del mare in uno scenario con lo sfondo e con l’orizzonte azzurro … sarebbe meraviglioso, straordinario. Se si riuscisse a contemperare le due esigenze, aprirsi allo spazio e mantenere la destinazione d’uso, sarebbe salvare capra e cavoli, una soluzione alla crotonese”.