La Crotone dei mille problemi stritolata dal silenzio dell’indifferenza

14 luglio 2017, 12:54 Sr l'impertinente
Foto: www.aldopenna.it

“Avete taciuto abbastanza. È ora di finirla di stare zitti! Gridate con centomila lingue. Io vedo che a forza di silenzio il mondo è marcito”. A pronunciare queste parole non è, come potrebbe apparire, un rivoluzionario, ma Santa Caterina da Siena. Un'invocazione, questa, che si adatta perfettamente ad una città, ben strana, come Crotone, dove da tempo immemore, vige un silenzio tombale, su ogni problema che affligge la comunità: e non sono certo pochi.


di Sr* l'impertinente

Silenzio che si manifesta, soprattutto, nelle assenze di chi, per responsabilità di ruolo o di voto o di nomina o per semplice senso etico, dovrebbe difendere il bene comune ed invece è troppo impegnato a salvaguardare la rendita di posizione conquistata.

Con un territorio isolato completamente e con una mobilità pari a zero - per mare, per terra ed anche per aria - tutti stanno zitti, come se fosse calata una cappa di rassegnazione che è ben più pericolosa dell'isolamento stesso.

“Grida e tutti ti sentono. Sussurra e solo chi ti è vicino capisce quello che dici. Taci e solo il tuo amico migliore sa ciò che vuoi dire” sosteneva Linda MacFarlane. Il problema è che, a Crotone, ormai, non grida più nessuno e tutti tacciono, qualsiasi cosa accada.

È come nel libro di Amelie Nothombe, “Acido Solforico”, dove in un reality show televisivo chiamato “Concentramento”, i partecipanti sono scelti a caso tra la popolazione, rapiti in raid e rinchiusi, appunto, in un campo di prigionia.

Qui le condizioni di vita sono deplorevoli: i prigionieri, mal nutriti, vengono insultati e picchiati quotidianamente dai kapò”. È come se, ogni volta, qualcuno alzasse un po' alla volta l'asticella sempre più in alto, per vedere fino a dove arriva la sopportazione.

Così: nessuno partecipa più alle manifestazioni, fatta eccezione per casi sporadici, nessuno più si indigna per come è ridotta la città e per come sono trattati i cittadini, che non hanno nessuna colpa se non quella di aver scelto la loro classe dirigente.

Per Wolfgang Amadeus Mozartparlare bene ed eloquentemente è una gran bella arte, ma è parimenti grande quella di conoscere il momento giusto in cui smettere”. E qui, di parole, a vuoto, sui mille problemi, non ne son mancate. Il silenzio, invece, è sulle soluzioni.

In altre realtà, con un aeroporto chiuso dal 1° novembre scorso e senza neanche una minima prospettiva di riapertura, ci sarebbe dovuta essere una mobilitazione generale. A Crotone, invece, tutto ciò ha scaturito solo un proliferare di comitati e manifestazioni con poche persone.

È ben strana Crotone, anche perché viene messo in gran risalto l'aver sventato un furto di una bicicletta, con tanto di nota alla stampa e, poi, qualche giorno dopo, un'esplosione distrugge una pizzeria, poco dopo l'una e mezza di notte, in una zona trafficata, nel silenzio.

In altre città, la protesta dei tre dipendenti dell'ex Akros che sono saliti su una gru, fino a 70 metri d'altezza, avrebbe visto la solidarietà unanime per chi difende un posto di lavoro. Qui, invece, i tre sono stati attaccati perfino da ex colleghi.

Una realtà ben strana quella pitagorica, dove il vero nemico da affrontare non sono i problemi, ma chi ha l'ardire, come i giornalisti o altre persone che non si omologano al pensiero unico che sta imperversando, di metterli in evidenza.

È preferibile, infatti, metterli o, meglio, nasconderli sotto il tappeto, come la polvere, magari d'amianto o di ferriti, che col tempo diventano così ingombranti, da diventare vere e proprie colline: di veleni, naturalmente.

“Il silenzio mi salva dall’essere nel torto (e dall’essere stupido), ma mi priva anche della possibilità di avere ragione” sosteneva Ígor Fiódorovich Stravinskij. A Crotone il silenzio è talmente assordante, su tutto, che nessuno può mettersi al riparo dall'essere colpevole.

* simbolo dello stronzio