Il giudizio politico negativo sulla ‘neoguerra’ di Libia in cui il governo Gentiloni sta infilando l’Italia, è netto. E ora, dopo che Medici Senza Frontiere e altre organizzazioni umanitarie hanno rifiutato di firmare un accordo, a loro giudizio apparso unilaterale, con il Ministro degli Interni Marco Minniti, queste decisioni di ‘bloccare’ la pirateria dei profughi in acque libiche, apparentemente del solo Minniti, appaiono vieppiù significanti e vistosamente allarmanti, trattandosi non di un utilizzo di forze di salvataggio in mare ma di una più ampia e ancora poco chiara manovra in aperto Mediterraneo. Manovra che esporrebbe e vedrebbe in assetto operativo i mezzi militari italiani, di cui è responsabile non un qualsiasi alto burocrate ministeriale, ma il capo supremo delle Forze Armate, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social
Da parte di Medici senza Frontiere, la decisione del blocco navale nel Golfo della Sirte, con il contorno di un Codice di Condotta imposto a tutti i contraenti che agiscono in quell’area, è lo specchio di una pericolosa involuzione che cambia nel profondo la tradizionale politica estera del nostro Paese.
Osservano con acuta puntigliosità quelli di MSF che “le strategie messe in atto dalle autorità italiane ed europee per contenere migranti e rifugiati in Libia attraverso il supporto alla Guardia Costiera Libica sono, nelle circostanze attuali, estremamente preoccupanti. La situazione in Libia è drammatica. Le persone di cui ci prendiamo cura nei centri di detenzione intorno a Tripoli e quelle che soccorriamo in mare condividono le stesse vicende di violenza e trattamenti disumani. La Libia non è un posto sicuro dove riportare le persone in fuga. Una volta intercettate, saranno condotte in centri di detenzione dove sono a rischio permanente di essere detenute in modo arbitrario e indefinito, trattenute in condizioni disumane e/o sottoposte a estorsioni o torture, comprese violenze sessuali. Contenere l’ultima e unica via di fuga dallo sfruttamento e dalla violenza non è dal nostro punto di vista accettabile. Il recente annuncio dell’operazione militare italiana nelle acque libiche proposta nel momento in cui il Codice di Condotta è stato introdotto costituisce un elemento di ulteriore preoccupazione che ci ha confermato la necessità di marcare l’assoluta indipendenza delle nostre attività di soccorso in mare dagli obiettivi militari e di sicurezza.”
Parole che rimarcano eloquentemente la frattura profonda tra le organizzazioni internazionali che agiscono in nome della solidarietà e della deterrenza umanitaria e il Governo italiano, praticamente entrato in un tunnel di efficientismo e difesa degli interessi nazionali che lascia quanto mai perplessi per gli esiti destabilizzanti che potrebbero derivare da questa inattesa ‘linea della fermezza’.
Per cui è da questo lemma di forte inquietudine, espressa dalla meritoria e nota organizzazione umanitaria, che bisogna partire per comprendere la straordinaria mutazione genetica, l’involuzione neocolonialista, che la questione migranti sta dando all’assetto stesso del sistema politico italiano.
Sempre più propenso a generare strutture di supporto al consenso elettorale a un blocco di potere che imprime alla propria identità una svolta di chiara connotazione sicuritaria e regressiva, un pieno e integrale revisionismo dei programmi e dei valori politici che furono del centrosinistra storico, di solidarietà e sostegno alle fasce più deboli della cittadinanza e del sociale.
Siamo in presenza di un'altra versione, forse la più avanzata e discutibile, il 4.0 del centro sinistra di stato, di marca Mattarella Gentiloni Minniti, una sorta di ibrido tra un logoro blaiarismo di ritorno e un moderno macronismo alla francese, che travolge culture e sensibilità, che pure avevano trovato albergo e ascolto nell’impianto primigenio del partito di maggioranza, in quel che resta del vecchio PD di Prodi, Letta, D’Alema, Bersani, Veltroni e Franceschini.
Marco Minniti, politico proveniente dalla Calabria, è considerato l’astro nascente di questo nuovo gruppo di potere. E’ lui il teorico e il propugnatore, il falco di una svolta reazionaria e di destra del Governo Gentiloni, ‘ideologo’ del triumvirato che comanda a Roma, colui che spingerebbe sull’acceleratore di una campagna interventista, protesa a coprire il vuoto di potere post renziano, a inibire le mire maggioritarie del M5S e della Lega Nord, imbellettare il declino inesorabile del Partito Democratico e dare un volano bellicista a una sinistra ormai antropologicamente mutata rispetto alla storia e alla memoria antica del trascorso Novecento.
In contrasto con lo stesso dettato costituzionale, Minniti intenderebbe così costruire le sue fortune politiche, aspirando anche alle più alte cariche dello stato, agitando misure emergenziali sul tema chiave dell’assetto euro-mediterraneo, che non riguarda solo il nostro Paese ma l’intero contesto internazionale, l’asse turco-arabo-israeliano-nord africano-angloamericano, investendo in primo luogo la Nato, e cioè l’arsenale bellico americano, che Trump vorrebbe liquidare al più presto.
E lo sta facendo, frapponendo alle scelte sovrane del Parlamento in tema di pace, guerra e politica internazionale, una logica domestica di sicurezza dello stato. incuneate in un campo completamente diverso, quale quello della collocazione mediterranea, euro-asiatica e africana dell’Italia.
Per questo non si sta parlando di risoluzioni né tanto meno del ruolo del Parlamento, ma al più di discesa della gradazione giuridica al gradino più affievolito e aleatorio di un Codice di Condotta, che coinvolge unilateralmente un solo Stato, l’Italia con le Ong internazionali.
Un farraginoso ‘escamotage’ immediatamente smontato dalle obiezioni di merito avanzate da Medici Senza Frontiere che hanno deciso di negare la firma al documento di Minniti perchè “non riafferma con sufficiente chiarezza la priorità del salvataggio in mare, non riconosce il ruolo di supplenza svolto dalle organizzazioni umanitarie e soprattutto non si propone di introdurre misure specifiche orientate in primo luogo a rafforzare il sistema di ricerca e soccorso; poiché le limitazioni al trasbordo su altre navi riducono l’efficienza e la capacità di salvare vite in mare; in quanto il codice non fa alcun riferimento ai principi umanitari e alla necessità di mantenere la più assoluta distinzione tra le attività di polizia e repressione delle organizzazioni criminali e l’azione umanitaria, che non può essere che autonoma e indipendente. Il rigoroso rispetto dei principi umanitari riconosciuti a livello internazionale è per noi un presupposto irrinunciabile.”
Per Minniti, una dura risposta al suo modulo sempre più discutibile non solo in Europa ma anche in Asia e Stati Uniti.