Il preparatore atletico di una squadra è il cuore di ogni calciatore impegnato in attività agonistica. A lui spetta il compito di curare e gestire la preparazione motoria fisica e mentale di una squadra ed è il professionista che al 90% viene scelto direttamente dall’allenatore: Davide Nicola, mister del Crotone, ha scelto Gabriele Stoppino. Una fiducia ben riposta considerata la condizione fisica e i pochissimi infortuni espressi dalla squadra nel difficile campionato scorso.
di Giuseppe Romano | Trasferta Libera
Energia, corsa, gestione dei tempi ed esserci sempre con la testa. Un compito complesso e carico di responsabilità. Abbiamo incontrato il prof. Stoppino durante una pausa, in Sila, sede di ritiro dell’Fc Crotone, al suo secondo campionato di serie A.
“Per come lavoriamo noi, difficilmente scindiamo il lavoro fisico, tecnico-tattico e di corsa. Ogni esercitazione e ogni tipo di lavoro che svolgiamo in campo cerchiamo di mettere insieme tutti questi tre punti, perché è quello che accade in campo: unire l’aspetto fisico, tecnico-tattico e soprattutto quello mentale, per come chiede il mister, per ogni tipo di esercitazione e per ogni tipo di partita”.
È questa la sintonia del binomio allenatore-preparatore atletico.
“Sicuramente! Ogni allenamento che da fuori può sembrare non fisico, è strutturato in tempi e spazi per far sì che una semplice esercitazione tecnico-tattica o solo una delle due comprenda anche l’aspetto fisico”.
Una lettura difficile nelle plurime articolazioni dell’aspetto scientifico e mentale, in un gruppo proiettato verso un unico obiettivo. Quanto vale uno e quanto l’altro nel lavoro di squadra?
“Valgono entrambi e tanto. Basta saperli gestire nel modo giusto. Moltissimi giocatori possono essere al top come qualità fisiche, di forza o di corsa, ma se non sono lucidi sotto l’aspetto mentale, le caratteristiche fisiche tendono a scemare. Ritengo importante sapere, non tutto, ma molte cose, anche extra campo, dei giocatori, in modo da capire come intervenire se vi sono altri problemi, che influiscono molto sul lavoro che si svolge in campo”.
Quanto è complessa questa larga conoscenza del calciatore in campo e fuori?
“Non è facile entrare in questo meccanismo. La mente umana non ha confini e, all’atto pratico, è impossibile gestire nonostante gli studi. Ci si prova cercando di instaurare un rapporto di lealtà e di fiducia, altrimenti diventa tutto troppo complesso. Quando vi è un gruppo coeso, come quello dello scorso campionato, molti problemi diventano più gestibili”.
Dare coesione al gruppo è la cosa più complessa. Quanto vale il lavoro del preparatore e dell’allenatore? Quanto aiuta l’uomo-spogliatoio?
“Al mister non piace sentir parare di leader nella squadra, se il gruppo è di venticinque elementi, tutti devono essere leader, perché la responsabilità di quello che succede non può essere di uno ma deve essere divisa per tutti. Ecco perché non ci piace parlare di una figura predominante sotto questo punto di vista. Infatti, in campo si va in undici più quelli che stanno fuori, ed ognuno ha la sua parte di responsabilità. Creare “gruppo” è difficile, ma bisogna farlo, di sicuro non basta andare a magiare una pizza insieme. Il principio è aiutarsi a vicenda quando si hanno problemi e remare tutti verso lo stesso senso, com’è accaduto lo scorso anno che, quando si veniva fuori dalle sconfitte, ci si continuava ad allenare con la stessa voglia, grinta e senso di responsabilità. Questo vuol dire essere squadra e credere in quello che si fa”.
Quest’anno, rispetto allo scorso campionato, si parte con un gruppo più folto, anche se la rosa non è al completo. Il lavoro di preparazione darà maggiori frutti?
“Stiamo aspettando ancora qualche innesto e, fortunatamente, quelli che ci hanno già raggiunto si sono presentati in buona forma, senza grossi intoppi. Non è mancato qualche problema di affaticamento, ma tutto procede per il meglio. Nessuna lamentela, questa è gente che parla in positivo e aggredisce le cose che non vanno, com’è accaduto nel sofferto campionato scorso”.
Sarà un inizio stagione alla pari con le altre, prima giornata all’Ezio Scida ed una preparazione atletica che ha trovato maggiori punti di riferimento.
“Dire come sarà l’avvio, ci vorrebbe un mago. Importante è tenere una prestazione costante possibilmente verso l’alto. Ad oggi è stato fatto un buon lavoro ed i giocatori stanno reggendo e reagendo bene soprattutto ai carichi, in base ai dati forniti dallo strumento che quantifica il carico di lavoro proposto ai giocatori (gps)”.
Quanto aiutano le macchine e i grafici?
“Aiutano per farsi un’idea di base ma ci sono altri mille fattori che intervengono. È importante averli ma dargli sempre il giusto peso”.
Allenatore-Preparatore tecnico, un binomio da proiettare nel tempo. Nicola-Stoppino al secondo anno con la stessa Società, quanto dipende pure dai giocatori a disposizione?
“Ogni annata è diversa dall’altra. Intanto dipende dai giocatori, un esempio lo possiamo prendere dal Trapani che l’anno prima era ad un passo dalla serie A, e l’anno successivo, senza rivoluzionare il gruppo, è retrocesso in serie C. In ogni campionato si creano delle alchimie e non si può mai sapere cosa succederà. Ma se ce la metti tutta e hai la coscienza a posto puoi andare avanti a testa alta. Il calcio è un gioco e non vi sono regole scientifiche a dire che se fai bene una cosa vinci e continuerai a vincere sempre. Ogni anno è diverso. Noi ripartiamo portando nel cuore un ricordo bellissimo, ma sappiamo benissimo che si ricomincia da zero e che dobbiamo ricostruire di nuovo tutto”.
Strategia, preparazione atletica, qual è il senso della misura di queste due dinamiche?
“Contano tutte e due. La preparazione atletica non può tralasciare il lavoro tecnico-tattico e la sola strategia, senza le gambe pronte ad attuarla, non funzionerebbe e si farebbe più fatica. Sono due componenti che non vanno in percentuali”.
Che senso ha dire che corre più la palla che il giocatore?
“Che se sei ben organizzato a gestire la palla con la velocità giusta, secondo gli schemi che si hanno, sicuramente si fa meno fatica, o meglio si fa meno fatica ad averla che a correrle dietro, anche mentalmente”.
Il Crotone in A come tutte le altre squadre, anche con le sei che possiamo definire di serie A europee, dove lo collochiamo.
“Sarebbe importante stare sopra le ultime tre squadre, il resto non si sa”.
Ci viene in mente Gasperini-Borrelli, un’Atalanta da Brividi.
“Sorpresa per chi non li conosce: uno è un grande allenatore, l’altro un grandissimo preparatore e insieme hanno dimostrato quanto valgono, facendo qualcosa di straordinario”.