Solitamente la propria squadra di calcio, specie quando calca grandi palcoscenici nazionali, è l'espressione della città di appartenenza. E così accade anche per l'Fc Crotone che rappresenta una delle realtà migliori della città pitagorica. Ieri la formazione rossoblù è ripartita nel campionato di Serie A, contro il colosso Milan, e ciò che si è visto sul terreno di gioco dello stadio Ezio Scida, è stata la plastica dimostrazione di ciò che squadra e città devono aspettarsi per l'autunno e oltre.
di Sr* l'impertinente
Sul campo la sproporzione dei valori è stata netta, come il risultato finale, a testimonianza del fatto che spesso non basta la buona volontà o una nuova copertura della tribuna per eliminare le barriere, ottenere punti e non essere ultimi in classifica.
“La vita non è facile per nessuno di noi. E allora? Noi dobbiamo perseverare e soprattutto avere confidenza in noi stessi. Dobbiamo credere che siamo dotati per qualcosa e che questa cosa deve essere raggiunta”, sosteneva Marie Curie.
Nel primo anno di massima serie, i rossoblù hanno centrato quelli che sono stati due sogni realizzati: la conquista del campionato e la sua permanenza; la città, di contro, non è stata altrettanto capace privando, per esempio, la squadra di un aeroporto per facilitare l'arrivo delle altre squadre.
Una partenza con handicap, dunque, anche quest'anno, sebbene questa volta si sia potuto contare su uno stadio, fin dall'inizio. Una partenza con handicap come quella della partita con il Milan, con un rigore contro ed l’espulsione di un difensore nei primi tre minuti di gioco.
D'altro canto Crotone è ormai da decenni abituata ad essere in inferiorità numerica, cioè nel non poter contare su chi dovrebbe difenderla, nel caso in questione la classe sua politica e dirigente, impegnata a pensare a tutt'altro.
Per Oliver Goldsmith: “la più grande cosa dell’universo, dice un certo filosofo, è un brav’uomo che lotta contro l’avversità; e tuttavia ce n’è una ancora più grande, ed è il brav’uomo che viene in suo soccorso”.
Qui in riva allo Jonio, però, e nonostante negli anni siano stati in molti a spacciarsi come possibili salvatori della Patria, non si è mai avuto nessuno che veramente le abbia dato una mano, qualcuno capace di evitare la spoliazione di strutture ed infrastrutture.
Come ha dimostrato la gara col Milan, per competere e non finire - come succede quasi sempre - nel fondo della classifica, in ogni settore, bisogna essere attrezzati e non bastano solo entusiasmo e buona volontà.
Così come accaduto anche ieri, con il suo comportamento, l'incitamento continuo nelle difficoltà, il popolo crotonese merita qualcosa di meglio, almeno la prospettiva di non dover fare solo da comparsa in ogni palcoscenico che la città calca.
“Non vi è miglior insegnante delle difficoltà. Ogni sconfitta, ogni batticuore, ogni perdita, contengono il loro proprio seme, la loro propria lezione su come migliorare le vostre prestazioni la volta successiva” scriveva Og Mandino.
E nessuno come i crotonesi, in questi decenni, è stato così abituato alla sconfitta, spesso provocata da rappresentanti istituzionali (e non solo) non all'altezza del compito che si sono accollati; che non hanno, di fatto, mai governato.
Spesso, come anche nell'ultimo anno e nell'ultima partita di calcio, si è vista una squadra (in campo ieri come nell’esecutivo cittadino di tutti i giorni) in balìa dell'avversario di turno, che gira a vuoto e non riesce ad opporsi, neanche minimamente, al destino segnato.
Le favole sono belle, riescono perfino a ripetersi, talvolta, ma non tutte, poi, hanno il classico lieto fine. Sicché, continuando il parallelismo tra Amministrazione comunale e squadra di calcio, bisogna darsi una svegliata per calarsi nella realtà.
Per Apuleio “alla divinità all’uomo non è stato concesso niente di tanto prospero, che non sia tuttavia unito a qualche difficoltà, con un accoppiamento di miele e fiele”. Per Crotone, naturalmente, c'è sempre stata la preponderanza del secondo.
E per non avvelenarsi, cioè, retrocedere, sul campo e fuori, quest'anno ci sarà davvero da lottare, più degli altri anni; ci sarà da impegnarsi fino allo spasimo perché l'autunno, così come gli altri mesi che attendono squadra e città, saranno davvero assai difficili.
Partendo dal presupposto di Henri Frederic Amiel, che sosteneva che “fare facilmente ciò che gli altri trovano difficile è talento; fare ciò che è impossibile al talento è genio”, purtroppo, vista la situazione in campo e nelle postazioni governative, Crotone non ha molta gente talentuosa né tanto meno geni.
* Simbolo dello Stronzio