Calabria al Rogo al Rogo, l’unico fuoco spento è quello degli ambientalisti?

Alla fine dell'estate 2017, una delle più estese e grandi foreste del Mediterraneo, boschi e radure incantevoli, paesaggi mozzafiato, scorci di stampo svizzero, dislocati sull'orizzonte di un mare azzurrissimo, abbagliante, risulterà drammaticamente danneggiata dai tanti roghi dolosi, misteriosi, e quasi sempre impuniti che sono stati criminosamente appiccati ai danni del fragile, meraviglioso equilibrio bionaturale della Sila calabrese. La Calabria non è una regione qualunque sia nella geografia dei boschi italiani sia in quella degli incendi dolosi che ogni anno là si verificano. Anzi è una regione che ha il 40,6% della propria superficie regionale ricoperta di boschi, 613 mila ettari di foreste sono già bruciati tra giugno e luglio di quest'anno, insieme a 5.826 ettari di aree a verde. Poi si aggiungono gli incendi di agosto, quelli che sono già avvenuti, quelli in corso, quelli che verranno che costano alle casse pubbliche migliaia e migliaia di euri, sprecati in bombe d'acqua lanciate dai caccia bombardieri antifiamma Canadair e quindi risorse finanziarie sottratte agli investimenti per programmi di prevenzione, pulizia e manutenzione del bosco.


Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social


Ma in quali parti della Calabria avvengono prevalentemente questi incendi distruttivi e odiosi? Una buona parte nel territorio di una dei parchi più affascinante e antichi della biodiversità europea, il Parco Nazionale della Sila.

La Calabria continua a restare anche in questo uno scandalo nazionale a cui nessuno sa porre alcun rimedio. Un mistero politico italiano che neanche mille inchieste di magistrati solerti e scrupolosi sono riusciti a 'sgarbugliare', a contribuire a che la vita sociale, civile, economica, politica e ambientale tornasse ad una sua accettabile normalità. Eppure questa Regione devastata dai roghi ha nel suo interno non uno ma ben tre parchi nazionali, la Sila, il Pollino e l'Aspromonte.

Questi tre parchi sono nelle mani della politica, direttamente da chi governo a Roma presso il Ministero Ambiente e, in sede locale, dalla Regione Calabria che ne nomina i consigli di amministrazione, insieme ai relativi comuni.

La gestione del bosco e della forestazione in Calabria è stata sempre intrisa di affari loschi e intrecci con la malavita, costellata da arresti e attentati ad assessori al ramo, a dirigenti, funzionari pubblici che hanno strutturato ambito e settore come un vero groviglio di conflitti d'interesse.

Sono stati i politici sbagliati, i dirigenti spesso occasionali e impreparati, i funzionari corrotti di tutta la filiera del bosco, che viene intensamente sfruttata da pochi soggetti economici nelle zone interne della regione, il vero nemico dei calabresi, dell'equilibrio ambientale e della sicurezza pubblica.

Ci sono i nomi, ci sono state le inchieste della magistratura. Altro che piromani della domenica affetti da mania distruttiva, altro che fantomatica mafia dei boschi! Spesso questi non sono altro che capri espiatori, solo un pretesto, un fumogeno, per nascondere e coprire ben altre verità sospette e responsabilità specifiche.

Infine occorrerebbe fare immediata chiarezza sul ruolo fin qui svolto dalle tante associazioni che si dicono di protezione ambientalista. Ci sarebbero anche per loro conflitti d'interesse, evidenti contraddizioni tra il dire e il fare? Che cosa ha fatto e che cosa fa nel frattempo l'ambientalismo ufficiale in Calabria?

Davanti ai fuochi quel che si vede è poco oppure niente tanto che i troppi roghi mettono anche sotto accusa la poca e scarsa incisività delle associazioni ambientaliste regionali. Queste sigle sono tutte Doc oppure a furia di dire subito e troppo disinvoltamente No sono uno strumento di specifiche strategie di parte e di più concreti interessi economici, a tal punto da diventare talvolta la quinta colonna di certi centri di potere politico e affaristico?

Non sarebbe il caso di ammettere errori, ritardi, omissioni, già per altro constatate quando tali associazioni ambientaliste, le grosse sigle nazionali e internazionali interessate alle ricadute nel territorio dei propri programmi nazionali, hanno avuto dalla loro parte assessori regionali all'ambiente, poi coinvolti in scandali giudiziari?

Al Rogo, al Rogo! Mentre la Calabria brucia l'unica cosa spenta sono forse le associazioni ambientaliste?