L'Italia di fronte al pericolo di un attacco terroristico continua a essere il tema dominante nel pensiero e nelle preoccupazioni in testa all'opinione pubblica. Chi è veramente il nostro nemico:il migrante colpito dall'idrante in una via di Roma o il jiadista terrorista che uccide e stermina sulle più belle piazze d'Europa? Nel nuovo Parlamento che si eleggerà nei primi mesi del prossimo anno, a febbraio del 2018, l'argomento che tra i primi dovrà essere affrontato dai legislatori, sarà certamente quello di una specifica legge antiterrorismo, norme adeguate e attuali per un efficace contrasto alla radicalizzazione jiadista nel nostro Paese, per sconfiggere le fazioni e i gruppi che intendono usare la violenza come forma di pressione politica nell'Unione Europea e nel Mediterraneo.
Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social
Noi non siamo più sicuri dopo quello che è accaduto a Parigi, a Bruxelles, a Berlino, a Londra, a Barcellona. La filiera del terrorismo jiadista colpisce al cuore dell'Europa troppo facilmente, fin troppo impunemente. Cresce la paura, serpeggia l'ansia nella psicologia sociale, aumentano le contraddizioni di fronte al subdolo conflitto innescato dal terrore e dal sospetto.
Per fermare il dilagare della paura occorre saper comprendere il fenomeno terroristico attuale, conoscere il rischio che incombe su di noi ma sopratutto far capire subito al mondo islamico europeo, ai suoi molteplici contesti sociali, familiari, economici, culturali e religiosi che sono prima di tutto loro a correre il pericolo di essere tragicamente e amaramente sconfitti dalla logica omicida di questo inaccettabile conflitto si sangue,orrore e violenza.
Ma serve anche fra chiarezza tra noi, almeno su tre punti basilari per la vita democratica e istituzionale.
La società italiana è forte, il suo stato non si piega davanti alla violenza se al proprio interno ci sono, distribuiti per tutti, lavoro, reddito e cittadinanza.
Come si possa affermare che la questione dei migranti andrebbe affrontata con l'utilizzo dei beni confiscati alle mafie, non solo è tentativo maldestro di nascondere le fallimentari responsabilità dei governi che da Berlusconi giungono fino a quello attuale di Gentiloni;
non solo è autentico depistaggio di regime ai danni della verità e del popolo ignaro dei vari traccheggi dei politicanti sul tema dell'immigrazione, ma è anche un modo subdolo e sbagliato di mettere l'uno contro le altre le Ong, magari cercando di abbagliarle con lo specchietto per le allodole dei beni confiscati alla 'ndrangheta, nascondendo così opacità e quant'altro sulla cosiddetta macchina dei soccorsi e dell'accoglienza e dei soccorsi ai migranti.
Lavoro, reddito, cittadinanza. migrazioni, nuovo ruolo dell'Italia in Europa, nel Mediterraneo e nello scenario globale.
Sono questi i punti principali di un programma di governo che non potrà certo basarsi sugli annunci a sorpresa o sulle conferenza stampa ad effetto mediatico di qualche novello ministro di polizia.
Dove non c'è stato fino ad oggi lavoro ma solo disoccupazione ed emigrazione. come si sa bene, ha sempre prevalso la mafia, la camorra, la 'ndrangheta.
Dove non c'è reddito per i senza lavoro ha comunque dominato il malaffare, la corruzione di stato e il clientelismo.
Dove non c'è autentica cittadinanza comanda il voto di scambio, l'asservimento, la dipendenza e il servilismo.
Combattere il terrorismo, sconfiggere la paura, garantire la sicurezza dei cittadini significa avere idee chiare, programmi seri e condivisi per il bene e gli interessi comuni del Paese.
Altrimenti, non può certo significare difendere il potere di questa casta di politicanti, molto spesso, come scrivono nelle loro indagini tanti magistrati, prezzolati, corrotti, conniventi e talvolta collusi con la criminalità.
Affermare che il terrorismo si può battere convogliando appositamente una parte di migranti nei beni immobili confiscati alle mafie e alla 'ndrangheta, è pura e semplice demagogia.
Per combattere il radicalismo jiadista occorre una vera politica, entrare nelle moschee e formare gli imam al rispetto della democrazia e delle leggi civili italiane ed europee. Non altro.
Tutto il resto sarebbe solo l'ennesima conferma di non voler sloggiare dalle poltrone dell'attuale governo dopo aver fatto danno non indifferenti.
Per questo oggi è tempo di fare immediatamente strada all'alternanza.