Ordine pubblico tra insicurezza percepita e Stato Trolley potrebbe essere non solo il titolo di un docu film d'inchiesta ma un vero e proprio Report da sottoporre all'immediata attenzione dei cittadini. Quando? Giusto appunto in questi ultimi giorni di un'estate che sta per finire e che sul versante dell'ordine e della sicurezza pubblica è stata fortemente segnata da fatti ed episodi che hanno infittito i caldi mattinali di stagione, le pagine di una sempre aperta agenda quotidiana di cronaca nera in una piccola e vivace città del Sud. La delinquenza e il crimine in questi mesi di bella stagione non si sono fatti mancare niente. Lo si capisce ed evince non solo dai resoconti a mezzo stampa del programma Focus, per altro attivo nelle varie questure d'Italia, ma soprattutto dagli echi di bombe e saracinesche divelte nella notte, scoppiate proprio in mezzo a strade centrali e sotto popolosi condomini, dal numero nero delle estorsioni e delle finte elemosine, dalle intimidazioni sempre più frequenti, dalle mazzette esatte in barba alla legge, dai ripetuti accoltellamenti, dal diffondersi plateale di liti e maltrattamenti in famiglia, dalla piaga degli incendi dolosi, e da quant'altro fa parte del consueto catalogo della devianza, della malavita e della criminalità di questo luogo chiamato Calabria.
Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social
L'ultimo omicidio avvenuto in città, l'uccisione con un coltello di una persona ex tossicodipendente in fase di trattamento, avvenuta davanti al Servizio per le Tossicodipendenze (Sert), che ha sede nella centrale via Parini, nei locali dell'ASP, cioè nell'area di un presidio ospedaliero e sanitario che dovrebbe essere diuturnamente sotto normale sorveglianza da parte delle forze dell'ordine, anche per lo svolgimento lascia attoniti e sgomenti.
Per restare agli stringati fatti tratteggiati dai cronisti, alla vista di un uomo a terra che perdeva copiosamente sangue sono immediatamente accorsi un medico e un operatore Sert che hanno tentato di fermare l'emorragia. Ciononostante la vittima moriva prima dell'arrivo del 118 e poi di una volante della squadra mobile.
In una realtà quale è Crotone, avamposto di malavita e 'ndrangheta, di sbarchi clandestini e mercato della droga, una città che in termini di sicurezza oggettiva è stata sempre a rischio, più che parlare di sicurezza, cioè di tutto quell'apparato necessario di prevenzione e repressione visto dalla parte dello Stato, sarebbe forse il caso di cominciare a mettere in giusta evidenza anche la paura, l'ansia, le difficoltà affrontate dai cittadini, costretti a subire da sempre e ancor di più oggi uno 'stato' permanente, storicizzato e stabilizzato, di diffusa e percepita 'insicurezza' pubblica e civile.
Quello che la stragrande maggioranza dei crotonesi percepisce non è la sicurezza ma l'insicurezza endemica che serpeggia in ogni aspetto della vita collettiva.
La droga, come in parte quest'omicidio riconferma e segnala, sembra essere un problema scomparso dall'orizzonte della prevenzione e della repressione.
Una vera e propria emergenza di fatto relegata nell'ambito di un mercato privato e paralello che non riguarderebbe tutti in termini di minaccia e allarme ma solo i viziosi e patologici consumatori delle sostanze proibite.
Il mercato della droga a Crotone e nel Crotonese è scaduto d'interesse, divenendo un settore di controllo e prevenzione sacrificato sull'altare di altri ambiti più eclatanti e mediaticamente più vistosi, contesti emergenti come quello politicamente più attuale del terrorismo?
Incredibilmente, come si può agevolmente constatare, si punterebbe piuttosto all'effetto notizia, a scoprire le piantagioni agricole di canapa indiana che non a filtrare e bonificare adeguatamente intere aree urbane, a monitorare ampie fasce sociali di consumatori, non più abituali ma cronici, magari tralasciando di ricostruire minuziosamente la rete di nuovi spacciatori anonimi, territoriali, comunitari ed extra, nazionali e stranieri, che ha preso il sopravvento nella geografia locale del mercato della droga.
Richiedere che le amministrazioni locali si facciano carico di questa spesso insopportabile condizione di incertezza e di insicurezza pubblica sarebbe parlare se non in arabo comunque in cinese.
Cosa necessaria sarebbe, inoltre, apprendere magari da 'un sedicente sindaco facente funzioni di sindaco', se e dove funziona il sistema di videosorveglianza dopo che, con finanze Pon Programma Sicurezza, erano state installate le telecamere in vari angoli della città, cosī come sarebbe necessario fare il punto sullo stato di efficienza degli apparati tecnologici di controllo, collocati in punti strategicamente sensibili della struttura urbana, sollecitando la Prefettura a farsi carico di opportuna richiesta in sede di governo, per un progetto di revisione e di efficentamento tecnologico, investendo in sicurezza sulle varie infrastrutture, non solo civili ma anche industriali e produttive, ecc. ecc.
Se l'indice di insicurezza percepita dai crotonesi si manifesta tanto alto, ciò è anche frutto di un'ormai inveterata e decennale immagine di uno Stato Trolley, sempre in punto di arrivare e partire, lasciando in solitudine il territorio.
Uno Stato Trolley che è esattamente identico al lunghissimo elenco dei tanti funzionari, magistrati, prefetti, questori, commissari, ecc. che sbarcano temporaneamente in città, per effettuare un passaggio interno alla propria carriera.
Tutto ciò è nelle cose, normale. Anche se lo sguardo degli uomini dello Stato Trolley, ovviamente, è rivolto al proprio futuro. Statisticamente, sempre altrove.