Due volti per un Paese nuovo? Ancor più di altri candidati Luigi di Maio e Matteo Salvini, rispettivamente un campano e un lombardo, dovranno essere in grado di farsi interpreti di una visione futura che all'Italia attuale adesso manca. Una 'mission' che ha bisogno di una 'vision' multidimensionale, almeno a tre livelli di interazione e integrazione, sia rispetto alla società e all'economia nazionale che al rapporto sempre più intenso e complicato con il mondo esterno, europeo e globale. Di Maio e Salvini potranno conquistare la scena pubblica di governo solo se riusciranno a rompere abitudini e logiche del passato, a strutturare la volontà sovrana del popolo alle urne in un consenso stabile, durato e di governo.
Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social
Per raggiungere tale risultato essi dovrebbero proporre un ragionamento politico coerente e non contraddittorio, una chiara innovazione nei linguaggi pubblici e parlamentari, l'organizzazione di regole utili e aperte per permettere la partecipazione dei cittadini nelle scelte prioritarie dello sviluppo nazionale.
Una prova estremamente difficile e impegnativa che dovrà essere in primo luogo convincente, dimostrando di saper reggere alla verifica comunicativa, alla razionalità sostenibile dei programmi, alla compatibilità con le regole comunitarie e globali.
A differenza degli altri concorrenti alla carica di primo ministro, il sudista Di Maio e il nordista Salvini, rappresentano le due forze politiche che sono uscite vittoriose dal referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, con cui la maggioranza degli elettori bocciò il testo di una riforma costituzionale voluta da Renzi e dal Pd.
Inaspettatamente, su un tema tanto delicato per gli equilibri istituzionali e per la qualità stessa della partecipazione democratica e la formazione della rappresentanza parlamentare, il 69% del corpo elettorale si recò alle urne, tributando quasi il 60% di sostegno ai fautori del No, ai partigiani della Costituzione originale della Repubblica.
La plateale sconfitta di Renzi e del Pd fu tanto più cocente, allorquando si constatava che le due forze accusate di 'populismo' (una di destra e l'altra erede di un'ampia parte di blocchi elettorali storicamente appartenenti a vari ceppi e famiglie partitiche tradizionali) erano state in un unico colpo sovrano definitivamente 'costituzionalizzate'.
Il Popolo stesso effettuava così materialmente una profonda revisione degli assetti costituzionali, razionalizzando la disposizione sistemica delle varie forze politiche, trasformando sia il Movimento Cinque Stelle da minaccia antisistema a pilastro maggioritario del nuovo sistema, traghettando la Lega di Salvini e Maroni dal progetto secessionista a quello di un partito italiano e nazionale a tutto tondo.
Di fatto, il voto referendario, ha prefigurato, il risultato possibile di un grande sondaggio d'opinione, i nuovi connotati del sistema politico italiano, che potrebbe rinascere e consolidarsi attorno a due poli, uno di maggioranza (M5S con altri piccoli drappelli parlamentari) e l'altro di opposizione rappresentato dalla Lega Nord.
In questo quadro si gioca il quinquennio futuro di un Paese in attesa non tanto di risposte ma di proposte capaci di orientare e illuminare il percorso oltre che della collettività anche dei singoli cittadini.
Essere convincenti, sostenibili e compatibili significa proporre strategie e progetti significativi per le nuove generazioni, per i giovani che restano ampiamente inattivi rispetto al cambiamento tanto atteso e a cui la stragrande parte dei ventenni, dei trentenni e dei quarantenni vorrebbe partecipare e sentirsi giustamente protagonista.
La società italiana è profondamente diversa da quella che continuiamo a immaginare immobile e tradizionalista. Gli schemi interpretativi del Censis non sono più adeguati, talvolta neanche utili a leggere tendenze e prospettive profondamente spiazzanti rispetto ai canoni convenzionali dell'economia, del diritto, della relazionalità, della morale condivisa e collettiva degli italiani.
Tra Di Maio e Salvini solo chi saprà leggere questa importante partita, chi sarà tra i due più capace di attivare la partecipazione delle nuove generazioni, di stimolare l'intervento di esperti e specialisti seri, insomma coinvolgere nelle proprie liste candidati informati e preparati, attraendo a sè l'esperienza senior e senza conflitti d'interesse, della parte demograficamente più consistente dell'elettorato, ossia gli over cinquanta/sessanta, potrà dire di essere stato prima convincente e poi vincente.