Crotone Strega con Mandragora e avvelena il Benevento

24 settembre 2017, 16:25 Trasferta Libera

Cosa vuoi di più da una partita se non la perfetta coincidenza tra il tocco del vincitore e la sorte del perdente? Accade così che il Crotone con l'erba delle Streghe, portata a palla da Rolando Mandragora, avvelena e schianta l'evanescente e impacciato Benevento. Predaci Rossoblù staccano con ruvida precisione un esercito campano in rotta, più che mai frastornato dall'implacabile sequela di sconfitte che inchioda a terra, tutti i giallorossi, squadra, società e tecnico, a quota zero. All'insegna di uno schema alquanto primitivo e grossolano, un Crotone più che mai volenteroso di punti, si è fatto trasportare dal vento di un calcolato e freddo arrembaggio, rimediando con insistenti incursioni e batti e ribatti due fruttuose soluzioni, una sul finire della prima metà, l'altra ad avvio del secondo tempo. Poi il rigore sul finale che offriva una finestra di speranza ai giallorossi. Ma Viola sprecava sul palo e il Crotone a quel punto volava in jumbo-jet.



Vito Barresi | Trasferta Libera


In un grigio pomeriggio di primo clima autunnale, connotato da un evidente nervosismo che aleggiava sulle due panchine, ecco apparire al pubblico l'inatteso spettacolo di un bel calcio fisico, il gagliardo e robusto agonismo di un tempo, la maschia giocata di palla e di piede che si vedeva sui campetti marginali delle categorie dilettantesche del trascorso Novecento.

Accanto al campionato cosmico, quello con poche squadre che hanno issato una tensostruttura oligopolistica al vertice della rampa di lancio calcistica, vi è anche una sottospecie di classifica dove il football è ancora di cuoio. Un mondo più ruvido e problematico, magari anche più semplice e spartano, dove a volte riescono partite non solo affiacchite da interessi capitalistici ma improvvisamente rinvigorite di passioni agonistiche, ancora intrise di sano sudore sportivo degli atleti e dei tifosi.

Crotone-Benevento è stata la cronaca autentica di quell'ineffabile e ancora insondato girone parallelo, solo ingiustamente definibile inferiore, ma che offre ogni tanto partire epocali, indimenticabili, quelle in cui si siglano goal che restano nei ricordi delle tifoserie.

Non tanto il ritorno impossibile dell'antico calcio delle provinciali, quello che finiva in trattoria e talvolta in osteria con il pullman che portava in gita la carovana, bensì questo che racconta la mutazione antropo-tecnologica della cultura calcistica italiana, aperta agli influssi europei e mondiali, il pallone degli oriundi, dove ogni domenica si gioca il totocalcio del tutto per tutto, si attraversano le scommesse sul filo incerto dello spartiacque tra il dentro e il fuori, l'eterna minaccia sezionata al secondo di recupero, della retrocessione infernale o dell'ambito purgatorio in processione della permanenza in A, l'unico luogo senza erba sintetica dove poter godere ogni tanto delle visioni del Paradiso, vedere da vicino il tanto lontano campione, a casa propria i champion olimpionici, le stazze fisiche muscolari, i miti d'oggi dello sport attuale.

Novantaquattro minuti di agonismo tra lo stemma di Crotone e Benevento, per questa volta ne è valso il tagliando e il biglietto per chi ha visto dal vivo l'andatura.

Partita che ha rimesso in piedi la squadra di Nicola, rimasta a bordo classifica in attesa di prendere la strada dopo vari pit-stop. La macchina lascia i box e va a incollonarsi in una corsia meno convulsa e più pacata dell'autostrada campionato.

All'imbocco e allo svincolo oggi giganteggia il cartellino di un giovane talento che risponde al simpatico quanto, in tal caso 'machiavellico', nome di Rolando Mandragora. Partenopeo di nascita, senza alcun tocco d'erbe magiche, traccia un solco nell'area dei suoi compaesani campani, colpendo al cuore la rete avversaria.

Rolando il mancino fa il centrocampista con abilità da mediano e ragionata fantasia della mezzala. Preferisce posizionarsi nel cerchio centrale davanti alla difesa. E da lì prepara i suoi colpi migliori che stregano anche le più vigili difese avversarie.