“Ius Soli”: il futuro inter-etnico siede già tra i banchi della Calabria

25 settembre 2017, 08:18 Il Fatto

Il considerevole numero raggiunto da giovani stranieri di seconda generazione e, più in generale, dalle persone tuttora straniere, sebbene nate in Italia, continua a mantenere un acceso dibattito complesso nel nostro Paese sulla possibilità di riformare la legislazione e riconoscere a queste persone la cittadinanza in base al principio dello “ius soli”, cioè la cittadinanza dello Stato nel cui territorio sono nati.


di Guido Leone*

Attualmente, la proposta di riforma delle norme sulla cittadinanza è ferma al Senato, dopo essere stata approvata alla Camera dei Deputati nell'ottobre 2015. Il duro scontro in atto fra i partiti impedisce di riannodare quel filo di dialogo tra Parlamento e società civile di fatto interrotto da due anni.

Per fare ciò sarebbe forse utile spogliare il confronto sul tema dei diritti di cittadinanza dalle impostazioni ideologiche e guardare ai fatti: ai segnali che ci vengono da una società in rapido movimento, dalla realtà della crisi globale, nonché dai bisogni e dalle aspirazioni espresse dai nuovi come dai vecchi cittadini.

Ma anche i dati oggi parlano ancora più chiaro. I dati sugli studenti stranieri con cittadinanza non italiana e il loro progressivo aumento possono fornire un utile contributo alla comprensione di una delle questioni oggi maggiormente in discussione in tema di immigrazione: la riforma della normativa sull’acquisizione della cittadinanza.

Ma guardiamo più da vicino il fenomeno curiosando tra i dati, forniti dal Ministero della Pubblica Istruzione, che riferiscono anche della situazione in Calabria e nella provincia di Reggio Calabria in particolare.

La Lombardia è la regione italiana che ospita il maggior numero di alunni immigrati, 203.979, seguita da Emilia Romagna, Veneto e Lazio. Al 16° posto la Calabria.

Negli ultimi anni si può, dunque, rilevare come la crescita, da lenta e graduale, quale era stata per oltre un decennio, è stata velocissima, se non tumultuosa, anche per effetto dei provvedimenti di regolarizzazione. La scolarizzazione di stranieri tenderà a consolidarsi. Gli alunni non italiani ora alla scuola materna ed elementare - le nuove leve scolastiche - rappresentano quasi i due terzi del totale di alunni stranieri. Il futuro inter-etnico siede già sui banchi di scuola. Ed anche sui banchi delle scuole calabresi e reggine.

GLI ALUNNI NON ITALIANI IN CALABRIA

Nelle scuole di ogni ordine e grado della regione, secondo un anticipo parziale dei dati forniti dal Miur in questo mese di settembre, la presenza ammonta a 12.018 unità, di cui 1.668 nella scuola dell’infanzia, 3.691 nella primaria, 2.624 nella secondaria di I grado e 4.035 nella secondaria superiore. Si registra un calo di presenze di 341 studenti rispetto all'anno precedente.

Dall'ultimo Focus generale del Ministero la provincia di Reggio Calabria è tra le consorelle calabresi quella a maggior incidenza del fenomeno con 4.243 allievi, così distribuiti: 774 nelle scuole d’infanzia, 1.275 nella primaria, 814 nella media, 1.380 nelle superiori.

Segue Cosenza con un totale di 4.148, di cui: 683 infanzia, 1.336 primaria, 855 media e 1.274 superiori. Catanzaro con un totale di 2.223, di cui: 378 infanzia, 703 primaria, 436 media e 706 superiori. Crotone con un totale di 1.093, di cui 190 infanzia, 329 primaria, 234 media e 340 superiori. Infine, Vibo Valentia con un totale di 873, di cui: 153 infanzia, 285 primaria, 186 media e 249 superiori.

In Calabria è Reggio il comune più popolato scolasticamente da allievi stranieri che ammontano a 1.714, il 5% sul totale della popolazione scolastica.

In particolare nel Reggino, nell’anno scolastico 1998/99, gli alunni stranieri erano 377; nel 1999/2000 486; nel 2001/2002 642; nel 2002/2003 913; nel 2003/2004 1.057; nel 2004/2005 1.166; nel 2005/2006 1.385; nel 2007/2008 2.721; nel 2.009/2010 3459 e nel 2013/14 4.158. Dunque, come si può ben vedere, un costante incremento.

L’INCIDENZA DEI NATI IN ITALIA TRA GLI ALUNNI STRANIERI.

Anche il segmento degli alunni con cittadinanza non italiana nati nel nostro paese registra un progressivo aumento. Questa tipologia di alunni è portatrice di storie e bisogni educativi diversi da coloro che sono appena arrivati in Italia. Sono “studenti in attesa” della legge sulla cittadinanza che, come si diceva, al momento è ferma al Senato. Una legge, frutto di molte mediazioni che coniuga le proposte dello ius soli con quelle dello ius culturae.

Bene, se dovesse andare in porto la riforma ci sarebbero in Italia poco più di 479 mila ragazzi e ragazze che avrebbero in poco tempo i requisiti per diventare cittadini italiani.

Nell’ultimo anno, questi studenti sono cresciuti di 28.093 unità (+6,2%). Sul totale degli studenti rappresentano il 5,4% mentre su quelli con cittadinanza non italiana il 58,7%.

Nell’anno scolastico 2007/2008 gli iscritti nelle scuole calabresi di ogni ordine e grado erano 1.319. Il rapporto ministeriale riferisce ora di 3.476 unità, di cui 1.404 nelle scuole dell’infanzia, 1.471 nella primaria, 363 nelle medie e 238 nelle superiori.

Nel Reggino si registra la presenza maggiore di minori stranieri nati in Italia: 1.256, seguono Cosenza con 951, Catanzaro con 708, Crotone con 322 e Vibo con 239.

UNA LEGGE FUORI DAL TEMPO

Dobbiamo considerare che riforme così importanti, come quella sulla cittadinanza, riguardano le regole di civile convivenza della società presente e futura. È sperabile, dunque, che non vengano approvate di forza da una maggioranza parlamentare risicata, anche perché correrebbero il rischio di essere cancellate da un futuro cambio di governo. Su un tema tanto fondamentale come il contratto sociale, meglio sarà trovare una larga maggioranza, anche se su contenuti mediati, piuttosto che rimanere fermi al 1992.

Una cosa è certa: l’attuale legge che prevede il diritto di acquisire a 18 anni la cittadinanza solo per i figli di genitori stranieri che siano nati qui e che dimostrino di aver risieduto in Italia tutta la vita senza interruzioni, non funziona. È barocca e impraticabile: per le famiglie immigrate dimostrare la residenza ininterrotta è molto difficile, soprattutto perché le varie sanatorie che l’Italia ha adottato hanno creato periodi di vuoto nelle iscrizioni in anagrafe, anche nei casi di effettiva residenza in Italia.

Soprattutto, è una legge fuori dal tempo, che non fa i conti con la realtà dell’immigrazione in Italia: forse accettabile ieri quando il fenomeno era una novità, non certo oggi quando nelle grandi città un nato su tre ha genitori stranieri. Quando venne varata, gli stranieri diciottenni nati in Italia erano poche decine.

Nel 2012 circa 8000 stranieri nati in Italia sono diventati maggiorenni. Sappiamo - perché sono già nati e risiedono in Italia - che il numero dei diciottenni stranieri salirà a 33.000 nel 2020, e a 72.000 nel 2026. Perché mai costringere tutti questi giovani nati e cresciuti in Italia a percorsi di esercizio di un loro diritto lunghi (al compimento dei 18 anni, le pratiche possono prolungarsi anche per tre anni), inutilmente tortuosi e soprattutto incerti?

Siamo delusi per questo atteggiamento del governo e delle istituzioni, perché quella che non appare ai politici una priorità invece lo è, e riguarda un milione di cittadini. È urgente, pertanto, riformare la legge ma anche farlo bene secondo criteri il più possibile inclusivi. Intanto la scuola si mobilita per sollecitare l'approvazione della legge.

Il paradosso è che gli 840mila bambini e ragazzi che stanno nelle nostre scuole quotidianamente vengono educati alla cittadinanza e alla costituzione, seguendo in ciò le leggi dello Stato, sapendo bene, però, che molti di loro non avranno né cittadinanza né diritto di voto. E questo è davvero intollerabile, se è vero come è vero, che la scuola negli ultimi 150 anni ha svolto la missione di “fare gli italiani”.

* già Dirigente tecnico Usr Calabria