I Poeti hanno sempre molto da fare. Wislawa Szymborska | Patrizia Muzzi

‘…l’ispirazione non è un privilegio esclusivo dei poeti o degli artisti in genere. C’è, c’è stato e sempre ci sarà un gruppo di individui visitati dall’ispirazione. Sono tutti quelli che coscientemente si scelgono un lavoro e lo svolgono con passione e fantasia. Ci sono medici siffatti, ci sono pedagoghi siffatti, ci sono giardinieri siffatti e ancora un centinaio di altre professioni. Il loro lavoro può costituire un’incessante avventura, se solo sanno scorgere in esso sfide sempre nuove. Malgrado le difficoltà e le sconfitte, la loro curiosità non viene meno. Da ogni nuovo problema risolto scaturisce per loro un profluvio di nuovi interrogativi. L’ispirazione, qualunque cosa sia, nasce da un incessante “non so”.’ (Lettura al Premio Nobel, traduzione Giovanni Nuscis)


Patrizia Muzzi | Cambio Quotidiano Social


Amore a prima vista. Vorrei averla avuta come amica o meglio ancora come nonna, per poterle stare accanto il più possibile e vedere il mondo con i suoi occhi. Ho scoperto Wislawa Szymborska, Premio Nobel per la Letteratura nel 1996, navigando tra i marosi del web. Tra cupe notizie sui cambiamenti climatici e tanto trash, a volte intercetti un bel personaggio. Non sapevo che fosse una poetessa. Mi aveva invece incuriosito un testo, Letture Facoltative (Adelphi, pagine 291, 22 euro) che ora non posso fare a meno di leggere e rileggere.

Fate mai il gioco: che faccia avrà? Prima leggo, poi immagino l’aspetto e poi cerco la foto. Nel caso di Wislawa Szymborska speravo fosse proprio così com’era: sorrisetto ironico, sguardo da furbetta, vivace, intelligente, curioso. Scopro che è morta da pochi anni (ma dove vivo?), e trovo le sue poesie sulla pagina Facebook a lei dedicata:

C'E' CHI

C’è chi meglio degli altri realizza la sua vita.
E’ tutto in ordine dentro e attorno a lui.
Per ogni cosa ha metodi e risposte.

E’ lesto a indovinare il chi il come il dove
e a quale scopo.

Appone il timbro a verità assolute,
getta i fatti superflui nel tritadocumenti,
e le persone ignote
dentro appositi schedari.

Pensa quel tanto che serve,
non un attimo in più,
perché dietro quell’attimo sta in agguato il dubbio.

E quando è licenziato dalla vita,
lascia la postazione
dalla porta prescritta.

A volte un po’ lo invidio
- per fortuna mi passa.

Penso che questa signora ed io dobbiamo assolutamente incontrarci, così prenoto in biblioteca Letture Facoltative, una raccolta di recensioni uscite tra il 1967 e il 1981 su diversi quotidiani e riviste polacche, dove la Szymborska recensisce libri di ogni genere solamente con il pretesto per abbandonarsi a ‘fuggevoli associazioni di idee’.

Mi colpisce il contrasto tra lo stile di noi mostriciattoli postmoderni che sentiamo subito l’impulso di usare superlativi per definire le cose più banali o di offendere chi dice ciò che è in contrasto con il nostro sentire. Ha un’ironia quasi british, ma ciò che la rende interessante è l’associazione di idee che fa dopo aver letto un manuale sui minerali, la biografia di un re, codici di comportamento per casalinghe disperate, insomma, è il suo punto di vista sul mondo che mi affascina. Che forse, per noi mostriciattoli postmoderni è quasi scontato, ma probabilmente non lo era nel periodo in cui lei scriveva.

E poi la sua cultura immensa, le citazioni che ti fan venir voglia di aprire mille finestre su altri libri e autori. Tutto senza fartelo pesare. Lei non è sopra di noi, poveri mortali: è con noi. Ci guida, senza giudicarci troppo, ci fa sorridere, ci fa riflettere su quanto siamo un nulla in un mondo che le crea stupore continuo. Ci trasmette il suo entusiasmo e a tratti anche la sua civetteria. Parlando dei tre tenori Pavarotti, Domingo e Carreras, che trova tutti ugualmente bravi, si lascia andare a una confidenza:

‘se Pavarotti mi colpisce un poco di più, è solo perché in frac sembra un grosso coleottero nero. E io sono particolarmente sensibile al fascino dei coleotteri.’

E di suo padre Enrico IV una dama scrisse che ‘puzzava come una carogna’. Osservando che:

‘nessun regista si è mai deciso a mostrare la sporcizia, gli eczemi, l’impetigine e la scabbia, le pustole infettate delle dita sporche del barbiere , e infine i pidocchi, che durante quelle belle cenette a lume di candela saranno pur finiti nella minestra di qualcuno. In effetti sarebbe un film inguardabile.’

Una donna che a quanto pare amava la Natura, ma che non era faziosa come noi mostriciattoli postmoderni, non era una catastrofista a priori. Analizzava i fatti e i dati: Legittimo bersaglio, pezzo ispirato dalla lettura de Il cervo, arriva come un pugno allo stomaco. Così come in Deprivati, amare considerazioni sulla fine dell’istinto. Ma, sempre a proposito di animali, era anche capace di tornare alla pura poesia con l’articolo In lode degli uccelli, ispirato dalla lettura di un libro di Jan Sokolowki Uccelli di Polonia.

Dopo la rilettura delle Fiabe di Andersen scrive così:

‘Andersen aveva il coraggio di scrivere favole con un finale triste. Riteneva che non si debba cercare di essere buoni per un tornaconto (proprio quello che i racconti moralistici di oggi si ostinano a divulgare, e che non sempre, in questo mondo, corrisponde a verità), ma perché la cattiveria è frutto di un limite intellettuale ed emotivo, l’unica forma di miseria da cui tenersi alla larga.’

Al termine della cerimonia per il Nobel concluderà:

‘Ma nella definizione “stupefacente” si cela una sorta di tranello logico. Dopotutto ci stupisce ciò che si discosta da una qualche norma nota e generalmente accettata, da una qualche ovvietà a cui siamo abituati. Ebbene, un simile mondo ovvio non esiste affatto. Il nostro stupore esiste per se stesso e non deriva da nessun paragone con alcunché. D’accordo, nel parlare comune, che non riflette su ogni parola, tutti usiamo i termini: “mondo normale”, vita normale normale corso delle cose… Tuttavia nel linguaggio della poesia, in cui ogni parola ha un peso, non c’è più nulla di ordinario e normale. Nessuna pietra e nessuna nuvola su di essa. Nessun giorno e nessuna notte che lo segue. E soprattutto nessuna esistenza di nessuno in questo mondo. A quanto pare i poeti avranno sempre molto da fare.’



https://www.nobelprize.org/nobel_prizes/literature/laureates/1996/szymborska-facts.html