A distanza di circa tre mesi dalla sua scomparsa, il sarcasmo e la verve comica di Paolo Villaggio tornano a rivivere. È la sua passione per il calcio che rende immortale un mito, quello del tragicomico Fantozzi, riportandolo virtualmente tra di noi per parlare dall’aldilà ma anche dal bordo di un manto verde, quello dello storico stadio Marassi di Genova, regno della sua squadra del cuore, quella Sampdoria che sabato sarà impegnata contro i calabresi del Crotone, nona giornata del campionato di Serie A. Archiviata e ripescata dai cassetti chiusi, stagionata per quasi un quarto di lustro (ma ancora paradossalmente "attuale"), e ritirata fuori per un’occasione importante come l’incontro di questo sabato, un’intervista esclusiva in cui Villaggio racconta la sua passione per i blucerchiati: con il consueto accento beffardo ma colmo sempre di un profondo amore per la sua città, per la sua squadra del cuore e, soprattutto, per lo sport del calcio.
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Pronto, sono Vito Barresi, la chiamo perché vorremmo parlare con lei del suo amore per la Sampdoria, della cultura del calcio più appassionato, non con i soliti esperti, i tecnici del pallone ma con chi tifa ogni domenica ...
Si soltanto che io non sono un non esperto, io sono un commissario tecnico.
Beh, allora se mi permette cominciamo. Come accetta Gullit nella Sampdoria?
Accetto Gullit nella Sampdoria con molta gioia. Insomma, oddio, l'ideale sarebbe stato il ritorno di Vialli. La squadra ideale sarebbe stata, gliela dico subito il ritorno di Briegel giovane, il ritorno di Cerezo giovane e io forse non avrei dato via Mychajlycenko, ahimè, così precipitosamente e lo avrei sostituito con Scifo, metta, non si sa perché uno dei migliori giocatori che sono in circolazione al mondo in tutti i sensi viene sempre poi rispedito in campionati un po' più tranquilli
Il suo primo impatto con la storia calcistica della città e della Sampdoria, la prima volta che è andato allo stadio.
La prima volta Sampdoria Bari nel 1946, 6 a 1. Nel Bari giocava in porta Costagliola e nella Sampdoria giocavano Baldini, Bassetto, io la so a memoria quella formazione. Adriano Bassetto segnò tre goal, fu un sei a uno, una giornata di sole, il tifo tranquillo di allora, il Bari aveva la maglia tutta bianca bordata di rosso. È stato così folgorante quell'incontro che ne è nata naturalmente una scelta, una scelta che ho fatto io.
Abitualmente le scelte delle squadre te le fanno fare un padre tifoso per, oppure uno zio tifoso per, o un fratello maggiore per. Io non avevo né padri, né fratelli maggiori, né zii tifosi per, e quindi la scelta è stata assolutamente così personale, dovuta appunto a quel 6 a 1.
Bassetti è diventato un mio idolo, per quegli anni, che poi sono stati sei, sette anni che ha giocato nella Sampdoria. Questo il primo ricordo in assoluto. Poi ci sono altri momenti. Alcuni abbastanza tristi. Una domenica pomeriggio che dormicchiavo ho accesso la radio sul comodino e fu la prima volta che la Sampdoria andò in Serie B.
Per non parlare poi di Goteborg dove la squadra ha vinto 2 a 0 contro l'Anderlecht, le tre Coppa Italia, la partita con il Foggia a Marassi, la partita dello scudetto. Insomma quei momenti più felici, no?
Che cosa prova un tifoso come lei che ha amore, passione nei confronti della Sampdoria?
No, passione no. Insomma, un amore di quelli che durano una vita. Un amore monogamo. L'amore per la squadra del cuore è l'unico che è fedele per tutta la vita. Uno non tradisce mai la squadra. Può capitare di cambiare varie partner nella vita. Anche cambiare quattro mogli, sette fidanzate di vario tipo, alternare le mogli assieme alle fidanzate.
Però la squadra del cuore rimane sempre e comunque quella là che non si tradisce mai. E una cosa che, bah... Forse qualche trapiantato, qualche immigrato che viene dal profondissimo sud può avere scelto squadre forti. A Torino per esempio la Juventus o a Milano il Milan. Ma di fatto però rimane sempre forte la squadra della tua città. In Serie A, ecco, se uno ha una squadra fissa in Serie A, gli rimane quella grande, già, come dice Lei, forse passione.
All'esperto chiedo, la Sampdoria in questi anni è stata un miracolo nell'epoca della dittatura del Milan...
Ma il miracolo è stato Mantovani però …
Me ne vuole parlare?
Beh, certo. Io Mantovani lo conosco da ragazzo. Mantovani è un immigrato. Mantovani è un ex tifoso laziale che, trapiantato a Genova tantissimi anni fa, quasi quaranta anni fa, dove ha fatto una grande fortuna, lì ha fatto una scelta, uno di quei casi che le dicevo, è diventato tifoso della Sampdoria.
È un presidente atipico. Mantovani non è un politico. Mantovani non ha mai usato e sfruttato il grande amore che la città ha per lui, quella di fede sampdoriana. È un presidente poco esibizionista. È un presidente che non attraversa il campo per prendere l'applauso della curva. È un presidente che alle volte non va neppure in trasferta perché ha dei problemi di cuore.
È un presidente che è molto prudente. È un presidente che poi negli ultimi tre anni, in clima di austerity, è stato il primo che ha inaugurato l'austerity. Infatti la Sampdoria negli ultimi due anni è uscita con un attivo notevole. Con i conguagli naturalmente.
Questo presidente, che è un gentiluomo, che ha un po’ il sapore come tutti i genovesi, che poi sono dei provinciali curiosi, ha un comportamento un po’ anglosassone, basato soprattutto sull'ottima educazione. Un presidente che punisce i tifosi, quelli un pochettino maleducati, snaturati, e li minaccia ogni volta: guardate che se voi non vi comportate bene, io mollo la cosa eh... È l'unico modo con una certa violenza ricattatoria, che è però a fin di bene, per placarli.
I tifosi della Sampdoria, tranne in quell'episodio in cui sono stati aggrediti forse dai tifosi del Milan a Pontecurone, sono dei tifosi molto calmi. Appunto perché hanno un presidente che li educa ed è molto severo proprio con loro. Lui ha solo parole contro i tifosi. La squadra. Il miracolo Mantovani è stato che lui non ha mai venduto Vialli e Mancini, lui non ha mai venduto Lombardo, lui non ha mai venduto Pagliuca, lui non ha mai venduto Vierchowod.
Un bel momento si è trovato nella necessità di vendere Vialli e poi di vendere Lanna. La differenza è notevole. Lanna è un buon giocatore, Vialli è un simbolo assoluto, una bandiera della Sampdoria. Quindi, ritornando a quello che le dicevo all'inizio, il ritorno di Vialli sarebbe fantastico per la squadra. Lei capisce Gullit è un grandissimo personaggio, un'immagine popolare, una persona molto amabile, molto furbo, ma insomma non è Vialli, per intenderci.
E questa sofferenza nella Juve di Vialli come la interpreta? Una bandiera sampdoriana in terra torinese
Mah, Vialli si è un po’ sacrificato per la squadra. Perché senza vendere Vialli, Mantovani non poteva fare delle rapine in banca, per intenderci, per mantenere una squadra. E quindi su Vialli lui ha comperato una decina di giocatori. Ma lì a mio avviso c'è stato un contrasto. Lui poi non interviene mai, lascia grande libertà agli allenatori. Allora gli hanno fatto comprare Corini e Buso e poi li ha dati via subito. Non gli piacciono, ecco, quel gruppo di nuovi talenti. Bertarelli non lo ha mai fatto giocare, Serena non lo ha mai fatto giocare, o lo fa giocare a singhiozzo, Corini lo ha dovuto dar via subito, Buso non lo ha mai fatto giocare.
Sembrava che si dovesse costruire una squadra su questo nucleo di giovani. Invece Eriksson, che è un allenatore a mio avvisto un pochettino pericoloso, perché lui costruisce le squadre su Eriksson, e i meriti sono solo di Eriksson, e quindi Vialli forse avrebbe sofferto il gioco a zona. A mio avviso soffre di più a Torino. Primo perché aveva una casa a Nervi fantastica, dove ha passato l'infanzia. E poi aveva un grande nucleo di amici, era un dio. E poi soprattutto giocava al fianco di uno che tocca la palla di prima e gliela passava. Adesso gioca al fianco di un grande talento.
Però quando ha la palla va in porta con la palla, non gliela passa. Ha dovuto fare un altro tipo di gioco. Io credo che giocare a fianco di Mancini sia un privilegio assoluto e quindi Vialli deve moltissimo, nessuno di noi lo aveva capito, della sua popolarità. E' il goal quello che poi determina l'amore della curva.
E Vialli segnava i goal ma ne sbagliava anche parecchi sia ben chiaro, perché aveva soprattutto vicino Mancini. Con questo voglio dire che Vialli è molto carino, molto intelligente, grande leader ed affianco di Mancini era veramente un grosso, grosso campione.
Con Mancini era un tandem perfetto...
Sì un tandem perfetto. Lì il tandem non esiste più perché quel Moller è un corridore di fascia. Bobi Baggio va in porta con la palla. Vialli deve andare a prendere la palla e ogni tanto fa delle partite spettacolose ma però è una fatica immane. Non è giocare sottoporta, lì devi tornare indietro ogni volta.
Dopo la vittoria dello scudetto che cosa è andato in ordine nella sua biblioteca calcistica?
Una grande gioia, sa. Uno scudetto uno lo può vincere a sei anni, a dieci anni. Invece io l'ho vinto a quasi cinquantasei anni, per intenderci, cinquantasette. Quindi da vecchio. Vincere lo scudetto a quell'età lì è una grande gioia. Io ero sicuro che mai avrei vinto uno scudetto nella mia vita. Invece la Sampdoria mi ha dato questa grande gioia.
Ma adesso come tutti i genovesi che fate? Solo tesoro di questo campionato o state già costruendo il prossimo?
Si ma qui non si può costruire, in un clima di austerity, uno scudetto con Platt e Gullit. Platt sappiamo chi è. Platt è un discreto giocatore inglese che ha avuto nella sua vita la fortuna immane di fare quel goal in mezza rovesciata, se lo ricorda no?, che è quello che lo ha reso famoso in Italia. Ha già cambiato due squadre, poi Platt. Gullit è stata una bandiera del Milan. Poi quelle muscolature lì, di questi neri del Suriname, hanno un bel momento, ma non durano oltre i trentadue, trentatre anni.
Questo me lo diceva Baresi, una volta, in una serata che abbiamo passato assieme in attesa di prendere il TeleGatto da Berlusconi. Mi ha detto che Rijkaard non aveva più voglia. Nel senso che Rijkaard è stato uno dei più grandi stranieri che sono venuti in Italia, soprattutto per il calcio moderno. Però non ha più voglia di giocare a quei livelli ossessivi. Altrimenti quante squadre avrebbero pagato fior d'ingaggi per Rijkaard. Tutte. Ma anche lo stesso Milan.
È stata una perdita enorme. Infatti il Milan, partito Rijkaard più che Van Basten, è stato declassato a squadra di seconda fila. Il che è indicativo. Magari il Milan quest'anno farà un campionato sorprendente, perché se guarda i nomi vede che è una formazione formidabile. Dipende anche dal recupero di Van Basten. Ma insomma voglio dire che il Milan senza olandesi non è il Milan di Barcellona 4 a 0, quello che ho visto io in quegli anni.
Non le chiedo un pronostico però...
È molto difficile. Milan e Inter sono decisamente in prima posizione. Mi sa che quest'anno, come dicon tutti e come penso anche me, se gioca questo Bergkamp e Jonk l'inter è fortissimo. Mentre il Milan nel girone di ritorno è stato di una fragilità molto preoccupante. Dalla partita persa in casa con il Parma per intenderci.
Per quel che riguarda il pronostico vedo che l'Inter è favorita, che il Milan è un gradino più sotto, che poi c'è il Parma che è formidabile. Il Parma si può confrontare un po' a quella Sampdoria che ha vinto lo scudetto. Poi ovviamente la Juve anche se tutto considerato la Juve manca di gioco e che la forza del Parma è il gioco. La Juve non ha un gioco. Ha dei grandi giocatori ma mancando di un gioco, ha un gioco molto antiquato. Poi, sai, puoi fare una partita sì ma anche una partita no.
Infine, un suo giudizio sul Genoa...
Il Genoa è la squadra della mia città, quindi, io non ho mai capito e non capirò mai, ma pensi dopo sessanta anni che mi occupo di calcio, i famosi cori ‘chi non salta rossonero è’, cioè l'odio mortale...