Roma prende 10 ma senza lode rispondendo a una sola domanda. In cattedra il professor Cordaz, chiamato appena in aula a stare dall'altra parte del rigore. Quesito posto a Perotti che sgombra l'area non solo dei marchingegni arbitrali ma segna un goal al rallenty che serve in tavola all'Olimpico, allungando il brodo di una partita fin troppo scontata. Logica di un'incontro che rispetta l'ambiente capitolino ma anche la suscettibilità degli ospiti rossoblù, senza mai eccedere in consumi ad alto tasso agonistico, in una giornata di campionato che a Roma era stata già sguaiata per le note polemiche sul Diario di Anna Frank.
Vito Barresi | Trasferta Libera
Per il Crotone la prova da sforzo è stata utile come saggio della tenuta di strada della sua difesa. Un check realizzato senza simulazione d'allenamento che ha dato pure qualche riscontro positivo, a tener conto che nel sacco di Cordaz, all'inizio e non alla fine, è passato più semplicemente un unico rigore.
Certo bisognerebbe analizzare con maggiore attenzione quanto abbia pesato sull'assetto della formazione l'assenza di Trotta, l'enfant du pays, che Davide Nicola ha tenuto fuori da questo incontro.
E valutare in comparazione quanto abbia inciso quantitativamente e qualitativamente la prestazione libera da ogni vincolo di Budimir, l'asso nella manica che ancora non cala in rete.
La media aritmetica in pagella per i giocatori del Crotone resta sulla linea della sufficienza. Anche se forse qualche sei è di troppo. Si è vero, la Roma è un concentrato di potenza calcistica che non ha parametro se non con le grandi.
Tuttavia si è visto un Crotone diverso, alquanto remissivo, in nessun momento né angolo della partita assertivo e capace di esprimere un azione incisiva. Tanto che verrebbe da pensare che il comando sia stato quello di evitare di tenere palla e far fare gioco ai padroni di casa. Se si sta alla statistica il pressing territoriale e muscolare della Roma è stato quasi completo.Che poi significa che il manovratore non è stato alquanto infastidito.
Non si spende più di tanto il tecnico della Roma Eusebio Di Francesco che ha chiesto ai suoi di evitare i fuochi d'artificio, fare risparmio delle energie necessarie, cadendo questo match in un intervallo del calendario che segna il passaggio di sforzo dall'avvio del torneo alla più complessa navigazione dell'intera flotta del campionato.
Per lui aveva già fatto tutto e quanto bastava un Perotti in gran forma che diventava, prima e dopo il calcio di rigore, l'uomo soluzione della partita, sgommando tra le file della difesa pitagorica, una sorta di Romolo che arava il pomerio, allargando il solco di un cimento improbabile tra due mondi calcistici tanto diversi.
Ecco, sulla visione dell'insieme, del paesaggio che si determina in gioco, Nicola ci sta pure. Non è miope, va velocemente in avanti con lo sguardo mentale, molto spesso è riuscito a rimodulare la mappa nel corso dello stesso svolgimento agonistico.
Un pò di meno sembra riuscire sui singoli ritratti, gli specifici protagonisti del momento. Talvolta sembra non vederli neanche, lasciandoli fuori, a debita distanza dal suo schema mentale, che straborda dall'integrale al totalitario. Non bada ai giocatori, alle pedine, agli alfieri, alle torri, ai cavalli ma esclusivamente allo scacchiere. E questo anche quando si sa che la partita si vince e si perde con una sola mossa, un solo colpo a guizzo.
Le armature romaniste brillavano di potenza e d'olimpiche virtù mentre la notte scendeva sul naviglio magno greco in mesta rotta verso il porto più sicuro di Capo Lacinio.