INCHIESTA. Magna Grecia Olimpic Stadium su Bonifica Syndial. Eni sponsorizza gli Azzurri e dimentica Crotone

31 ottobre 2017, 15:17 Trasferta Libera

Leggete pure, così è se vi pare, questo pezzo come fosse una domanda rivolta direttamente al Sindaco della città, come si chiama lui, che non fa le cose; al Presidente del Crotone che è persona seria e di spirito simpatico come quella canzone di Rino Gaetano, Mio Fratello è figlio Unico; al Presidente dell’Eni che aveva una fabbrica in mandamento di Cutro, le biomasse del Gruppo Marcegaglia, che sponsorizza la nazionale di Calcio; all'Ad dell'Eni che conosce più la Nigeria che il crotonese; al Presidente della Regione Calabria che veste Prada dopo aver mandato al Museo delle lotte contadine la sua preziosa cammissedra russa di primo ex comunista del mondo; ai vari Ministri del nuovo stato in attesa di riconoscimento, la monarchia subcoloniale dopo la liberazione dalla 'ndrangheta jiadista, formata da Libia e Calabria, sotto lo stemma del cane a sei zampe e la bandiere del MinnitiLand.


Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social

In breve, insomma, ciò che vi chiedo è questo: ma se si poteva costruire Europaradiso, se si possono aprire due mega HotSpot per i migranti, se si potevano far decollare gli F16 della Nato, perché voi non vi date da fare, voi non contribuite seriamente a dare una mano concreta e sincera per realizzare un sogno di tutti i crotonesi cioè quello di costruire sui terreni di questa landa desolata, ancora intrisa di veleni e imbrogli ecologici, di false bonifiche e assenze di Stato, al centro di un’immensa area composta a rettangoli, triangoli, cateti e ipotenuse di svariate decine di ettari, insieme a mano pubblica e parti private, di progettare, costruire, edificare, secondo la regola aurea dell’opportunità territoriale e dell’interesse collettivo delle popolazioni, il più moderno, avanzato, accogliente, funzionale e bello di sue originali e proprie linee architettoniche, il Magna Grecia Olimpic Stadium?

Posto in un incantevole baia marina, con sullo sfondo le colline verdi del Marchesato, sull’asta viaria principale della costra jonica, la Statale 106, sugli spalti del Magna Grecia Olimpic Stadium si respirà la brezza del Mediterraneo e il coro degli Ultras rossoblu si confonderà con il canto delle Sirene di Ulisse e il suono delle maree, ammirando in tale paesaggio abbacinante lo svolgersi del gioco del calcio, che va come le maree, si imposta su flussi e riflussi, mandando la palla in rete tra onde e risacche…

Che cosa dovrebbe avere in più Crotone (la città rimasta orfana di industrie, operai, investimenti, maestranze, tecnici e manager della chimica, della metallurgia e della cellulosa, di aeroporto, strade, provincia, ferrovia, porto e mare chiuso dalla Riserva Marina e via ad libitum…) rispetto ai grandi bacini turistici del Sud e della Calabria, per esempio Vibo, Pizzo Calabro, Tropea, ecc. che godono dei collegamenti turistici di prima classe quali aeroporto, autostrada e ferrovia?

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Magari una sfera? Una palla di Apelle, figlio di Apollo, della dea Eupalla, forse lasciata in eredità simbolica proprio da uno dei più grandi astronomi dell’antichità, quel Pitagora da Samo, vissuto tra i resti archeologici ancora sotterrati sotto quattro metri di argilla e cascate di alluvioni, in agro di bonifica industriale tra i bordi della Statale 106, chilometro 145 e a seguire, e la riva del Mar Jonio, proprio all’imbocco di due foci fluviali quella dell’Esaro e del Neto.

Una sfera magica, di cuoio, che vale oro quanto pesa, una specie di coppa Rimet, il mondo in tasca per capovolgere l’attuale posizione di città più povera e de industrializzata d’Italia. Tutto per dirvi quello che penso con un solo tiro, secco, affilato, decisivo: e se il futuro di Crotone sta proprio nel pallone, se fosse nella realizzazione di un grande attrattore turistico areale e regionale, capace di attivare mobilità e flussi, investimenti e ricadute più dello stesso progetto di Europaradiso?

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Il ritorno del mito olimpico, il monumento alla memoria di tante generazioni operaie appassionate del calcio rossoblu, quelli che andando al Campo sportivo ogni domenica, lottando corpo a corpo con la Massiminiana, l’Akragas, la Scafatese, la Reggina e il Catanzaro, gettarono le basi per il successo attuale che sta vivendo il Crotone, potrebbe finalmente divenire realtà.

La sollecitazione da parte mia è che coloro che contano in questo settore ad alto valore aggiunto e post industriale, si rimbocchino le maniche cominciando a dare prova di saperci fare davvero, qui è proprio il caso di averci le palle a stare dove sono, non per trucchi né per fortune, per costruire il futuro di questa città e rigenerarne il destino, sconfiggendo la rassegnazione morale e il declino socio economico.

Esempi da seguire in Europa e in Italia ce ne sono abbastanza. Ma qui, il pallone rossoblù più che andare in rete dovrebbe essere ripescato dal fondo di uno dei tanti pozzi metaniferi e prossimamente petroliferi aperti tutt’intorno il centro urbano.

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Ciò per evidenziare semplicemente che il Comune dovrebbe fare la sua parte, richiedendo in uso o proprietà i terreni di Eni Syndial altrimenti destinati a qualche speculazione tipo Europaradiso, la Regione rivedere i propri piani di programmazione (ancora troppo affaristicamente e clientelarmente sbilanciati su una parte del Tirreno e soprattutto su un eldorado di corruzione e di malaffare geopoliticamente dislocato nell’alto Jonio Cosentino, dove nel frattempo è già nata la concentrazione urbana di Corigliano Rossano, persino più grande dello stesso capoluogo di Cosenza), la società Crotone Calcio con la sua quota di partecipazione e soprattutto il colosso petrometanifero, una delle più grandi multinazionali dell’economia globale, Eni che sfrutta senza ricadute né vantaggi l’immenso giacimento di gas e altri minerali (petrolio, salgemma, ecc.) che ricadono nel distretto energetico pitagorico.

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Un dato è indiscutibile. Eni oggi rappresenta i colori azzurri fino ed oltre il prossimo mondiale di calcio; Eni carica la Nazionale con la nostra energia (specialmente d’inverno quando al nord fa freddo con il gas erogato dalle piattaforme di Crotone), Eni è #energiaperlanazionale (ma non per i crotonesi, pubblico, tifosi, giovani, donne anziani, molti dei quali costretti a pagare biglietti esosi e abbonamenti persino superiori a quelli di altri più blasonati club di campionato), Eni è Top Sponsor delle squadre nazionali della FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio) fino al 2018, firma un accordo per un triennio che include due eventi di massima rilevanza, i Campionati Europei 2016 in Francia e i Mondiali 2018 in Russia, ma lascia questa città in costante affanno per evitare tutte le innumerevoli retrocessioni economiche, sociali, culturali, sportive, marittime, ecologiche, ambientali, politiche, ecc. ecc.

Anche se poi da qui, in questa Calabria di mangioni e di ladroni, c’è sempre il rischio che il prodotto calcio finisca ingabbiato nella solita immagine di un pezzo di formaggio pecorino o in quello di una salsiccia di suino nero a timbro Fondi Europei.