EDOARDO PAPA, il piccolo principe del Surf | Intervista di Patrizia Muzzi

Ci sono creature a proprio agio al confine tra terra e mare: una di queste è Edoardo Papa. Sedici Anni, pescarese, bello come una divinità greca è il futuro (ed anche il presente) del surf italiano. Dietro un grande talento si trovano talvolta genitori dotati di altrettanto talento o quantomeno con le idee chiare. Sembrerebbe questo il caso. Ho avuto il piacere di conoscere l’eterogenea quanto numerosa famiglia di Edoardo quando ancora lui non esisteva: scienziati, musicisti, sportivi. Li accomuna tutti la testardaggine e il senso del dovere. O le cose si fanno seriamente o non si prendono in considerazione. Così ha fatto ‘Edo’, al quale auguro di emulare la fama del concittadino poeta e scrittore. Suo padre Andrea, ex nazionale di pallanuoto, negli anni ’90 si appassiona al surf e fonda una scuola nell’amata Pescara creando così una nuova generazione di surfisti.

Patrizia Muzzi | Cambio Quotidiano Social


Andrea, quando hai intuito che Edoardo stava facendo sul serio?

Edoardo ha sempre dimostrato caparbietà nell’affrontare ogni situazione. Fin da piccolo ha sempre avuto voglia di primeggiare in ogni attività. Aveva 10 anni quando abbiamo deciso di intraprendere un cammino serio e strutturato nel surf.


In questa fase della carriera di Edoardo sei il suo coach personale. Funziona un po’ come nel tennis?

Si, diciamo che sono il suo coach personale ma anche, e spero, un padre che lo sprona ad affrontare la vita a testa alta e con molta grinta. Sinceramente in futuro cercherò di dargli sempre il mio apporto: fuori dalle onde il mondo è molto complicato e un atleta ha bisogno oltre al coach di una figura che gli tolga di torno i problemi e che gli permetta di concentrarsi sugli obiettivi sportivi. Spero in futuro possa avere un coach ed un padre che gli diano le giuste indicazioni per affrontare le onde, i successi, le sconfitte e il mondo che inevitabilmente avrà attorno.

Vedendo le foto e i video sui surfisti, tutti pensano che la vostra sia una vita da privilegiati. Immagina che una ragazza o un ragazzo stiano leggendo questa intervista e si appassionino al vostro sport. Quali sono le cose che devono mettere in conto fin dall’inizio se vogliono puntare a una carriera da surfer professionista?

Sicuramente il surf è da sempre un mondo che evoca una vita spensierata, sempre sotto il sole su spiagge idilliache. Non è proprio così: il surf è per Edoardo uno sport che lo sta facendo crescere e come tutti gli sport, se affrontatati con obiettivi a medio e lungo termine, richiede sacrifici e dedizione. Certamente, se l’ambiente è la natura incontaminata, i giorni passano meglio! Appassionarsi al surf è abbastanza frequente e vivere il surf è un bel modo di vivere nella natura, ma se si vuol intraprendere un cammino serio, come per tutti gli altri sport, allora ci sono sacrifici, rinunce e regole che, mischiate con il piacere di cavalcare le onde, diventano il tuo pane quotidiano.

Spiegheresti a noi profani come funziona una gara di surf? Chi vince?

La gara di surf è veramente un momento complicato in quanto, a differenza degli sport dove se ti alleni e fai dei tempi o delle prestazioni e le ripeti in gara, hai sempre la certezza di come andranno a finire le cose (pianificare a tavolino una performance), nel surf c’è una componente totalmente variabile che può cambiare l’esito della performance: l’onda! Infatti, puoi essere il miglior surfista del pianeta, ma se durante la gara non riesci a prendere l’onda giusta sulla quale esprimerti, alla fine non potrai dimostrare le tue qualità. La gara di surf è un insieme di tattica, potenza e stile. Un atleta completo è per me al tempo stesso un ballerino e un pugile, un nuotatore e un giocatore di scacchi ma soprattutto deve capire la Natura e le sue onde. Una gara funziona con delle heat: in 30 minuti devi surfare al meglio due onde che saranno valutate da una giuria con un punteggio da 1 a 10. Passano i primi due per heat fino ad arrivare in finale. Le gare durano da 2 a 6 giorni e gli atleti che vincono devono mantenere una concentrazione per più giorni e cercare di capire al meglio come sono le onde che dovranno surfare.

Nel libro “Open” (Einaudi, 504 pagine, 14 euro), André Agassi racconta di un rapporto conflittuale con il padre allenatore. Al contrario, sembrerebbe che tra voi si sia creata una simbiosi perfetta.

Sì, sembrerebbe che fino ad ora ci sia stata una certa simbiosi. Chiaramente ci sono momenti di scontro che sono inevitabili e, credo, importanti per ottenere sempre il meglio, d’altronde il carattere che abbiamo è per alcuni versi simile.

Chi sono i campioni da battere? Sono come gli All Blacks nel rugby o abbiamo delle speranze?

Sicuramente le scuole Australiana e Hawaiana sono i simboli di questo sport. Il nostro cammino è molto più complesso di un ragazzino hawaiano abituato a vivere in luoghi ricchi di onde. Come ho detto prima: il surfista è un insieme di atleti che devono interpretare la natura, quindi andremo avanti per mettere insieme questo puzzle molto particolare.

Siete da poco ritornati dal Giappone per una gara importante, com’è andata?

Edoardo ha partecipato per la prima volta al mondiale Juniores per nazioni in Giappone, incontrando tutti i migliori ragazzi del globo. La federazione italiana inoltre ha voluto che lui partecipasse in due categorie sia U16 (di sua competenza) che U18 (con i più grandi). Alla fine è rientrato nei primi 30 su 160 partecipanti, risultando il migliore degli italiani. In definitiva, un’ottima esperienza che ha dimostrato che Edoardo può tranquillamente competere con i vertici (le famose scuole di cui parlavo prima: Hawaii e Australia). A detta di molti, ha dimostrato di essere in grado di poter arrivare nel surf di alto livello. Ha avuto ottimi commenti dagli speaker e addirittura nel vincere una delle 5 heat del campionato ha ricevuto i complimenti personali del coach delle Hawaii. Comunque un passo avanti importante.

Mi sembrate un gruppo affiatato o sbaglio?

Forse sì! Nel gruppo metterei tutta la famiglia, i nonni e alcuni amici che danno un supporto affinché Edoardo vada avanti nella scuola come nello sport. Ormai Edoardo ha attorno uno staff formato da famiglia, chi lo aiuta nello studio e chi lo allena atleticamente fuori dall’acqua (preparazione e yoga).

Il ragazzo sta crescendo. Quali saranno le prossime tappe importanti da affrontare nella sua carriera sportiva? So che nel 2020 il surf sarà disciplina olimpica…

Per il futuro il lavoro sarà centrato sulla tecnica in tutti i tipi di onde da piccole a grandi e lavoreremo per migliorare la tattica di gara e cercheremo di portare il suo surf a un livello ancora più alto. C’è tanto lavoro, ma ci siamo dentro e non ci tiriamo indietro. La novità del surf alle Olimpiadi ha sicuramente alimentato più interesse, comunque se si vuol puntare in alto bisogna lavorare per arrivare ad essere i migliori a prescindere dalle Olimpiadi.

Dove vi trovate ora: studio e riposo o vi state allenando per i prossimi appuntamenti?

Siamo in Portogallo, dove staremo per 15 giorni ad allenarci nella zona di Ericeira, posto favorevole in questo periodo per le swell (mareggiate oceaniche) frequenti.

Edoardo è un ragazzo senza confini mentali e geografici, parla ormai diverse lingue, i suoi amici arrivano da tutte le parti del mondo, segue il resto della vostra famiglia attraverso Skype. Abituato al sole, alla sabbia e agli schizzi di acqua salata negli occhi… come si affrontano la vita di città e la sua routine al rientro dai luoghi esotici che frequentate di solito? Scatta l’effetto “novembre umido e piovigginoso nell’animo’’ stile Moby Dick e dovete scappare per mare?

Sicuramente per Edoardo tornare a casa da un lato è piacevole perché ritrova la famiglia, ma dall’altro dopo poco inizia a scalpitare per la mancanza di onde. Al di là di ogni situazione Edoardo ama stare fra le onde per disegnare curve, fare arial, entrare nei tubi (quando l’onda chiude e ti permette di surfare all’interno sotto l’acqua che crea una caverna, ma quello è un momento unico che solo chi lo prova sa dire veramente quanto il surf entri nelle vene). Quindi ormai è abituato a questa vita ricca di emozioni e mai statica, comunque un’esperienza che lo ha reso più organizzato e pronto ai cambiamenti!

Vorrei giocare con voi al Questionario Proust.

Arrosticini o spiedini di pesce?

ANDREA: Spiedini di pesce

EDOARDO: Arrosticini

Il principale difetto di Andrea

A Orgoglioso

E Certe volte ‘se la crede’.

Il principale difetto di Edoardo

A Lentissimo a mettersi la muta per entrare in acqua a surfare.

E Perditempo

Quello che vorrei essere

A Quello che sono.

E Uno dei più forti surfisti al mondo.

Stato d’animo attuale

A Contento, con la giusta tensione per il futuro.

E Felice, con voglia di andare avanti al meglio.

Il Paese che preferisco

A Per ora isole Canarie

E Lanzarote

Il mio motto

A Step by step

E Make it possible

Film preferito

A Balla coi lupi

E La miglior offerta

Il mio eroe

A Ulisse

E Achille

Cantante preferito

A Frank Sinatra

E AC/DC

Il mio sogno di felicità

A Che ogni membro della famiglia realizzi i suoi sogni

E Diventare campione del Mondo

Libro preferito

A Le poesie di Pablo Neruda

E Il Piccolo Principe