Una poltrona per due: Nicodemo brama, Flora freme. Vacilla la politica del familismo?

1 novembre 2017, 18:44 Sr l'impertinente

“Chiamatelo clan, chiamatela rete sociale, chiamatela tribù, chiamatela famiglia. Comunque la chiamiate, chiunque siate, ne avete bisogno”. È quanto ha scritto Jane Howard e a Crotone, come si è visto, la famiglia è davvero importante. Così, quando il Comune deve scegliere un dirigente di fiducia, nell'area amministrativa, dopo un iter davvero complesso, la scelta è caduta proprio su Maria Teresa Timpano.


di Sr* l'impertinente

In questa città di diffidenti, qualcuno ha messo della malizia nel sottolineare quella che, invece, è stata una pura coincidenza, cioè che la dirigente in questione, proveniente dalla Provincia di Crotone, sia anche la moglie del presidente del Consiglio comunale, Serafino Mauro.

Così come c'è pure chi maligna sul fatto che questo nome circolasse già da mesi, prima ancora che la Commissione di valutazione si insediasse e già ai tempi in cui i dirigenti erano stati messi in ferie forzate: tutti, contemporaneamente.

Così, per la coppia Timpano-Mauro, come dire?, il Comune è diventato letteralmente una questione di casa e bottega. E per un ente che sta cercando di uscire, a malapena, da una situazione di conflitto d’interesse, ci vuole del coraggio.

“La famiglia: quella cara piovra dai cui tentacoli non riusciamo mai a liberarci del tutto, né, sotto sotto, lo desideriamo”: così descriveva questa agenzia primaria di socializzazione Dodie Smith e considerato che quando si parla di famiglia, a Crotone, da anni si pensa a quella degli Sculco, si tratta di una descrizione pienamente calzante, vista anche la loro longeva permanenza nella stanza dei bottoni.

Non c'è, infatti, settore della società in cui il “Grande Blek” non riesca ad infilare questi tentacoli, intesi - lo precisiamo - solo come la capacità di influire sulle scelte decisionali, dunque da non confondere con altri retro pensieri.

Un'altra grande famiglia è quella della Provincia in cui lo stesso Sculco ha sempre operato; e proprio da qui arriva anche il nuovo dirigente comunale, quello all'urbanistica: Giuseppe Germinara.

“Non sono contro la famiglia, ma contro l'istinto gregale dell'obbedienza, tramandato per eredità. Sono contro la costruzione di una coscienza morale per opera delle famiglie, contro questo imporre la loro vita sui figli, quasi un bisogno di dilatare se stessi investendoli” vergava la scrittrice “cannibaleIsabella Santacroce.

Tornando alle parentele: spesso vengono usate in politica, specialmente quanto il parentado che si ha a disposizione è molto ampio, e si tramutano in voti sonanti negli appuntamenti elettorali.

Non a caso quando c’è stato da dare un segnale ai sei consiglieri dissidenti nella maggioranza, i soli tre chiamati a ricoprire il ruolo del figliol prodigo consentendogli di tornare a casa, sono stati quelli che hanno più peso in termini di consensi.

Ma quello dei sei, poi divenuti tre, è solo il primo caso ditradimento” che il grande capo deve rintuzzare. All’orizzonte, infatti, se ne profila un altro e che sarebbe per lui ben più deleterio.

“È impossibile vincere le grandi scommesse della vita senza correre dei rischi, e le più grandi scommesse sono quelle relative alla casa e alla famiglia” affermava Teddy Roosevelt.

Questa volta il rischio per Sculco - e per quello che sarebbe il suo obiettivo principale, ovvero portare Flora a Roma, -potrebbe arrivare non dall’esterno ma proprio da uno dei suoi uomini di fiducia: Nicodemo Parrilla, sindaco di Cirò Marina.

Va bene rispettare la famiglia ma per conquistare il posto in Paradiso, come raccontano le vicende del Paradiso originario, non si guarda in faccia nessuno, neanche alla parentela. O alla lealtà.

Così, voci sempre più insistenti sussurrano che allo scranno in Parlamento che papà Enzo vorrebbe riservato - e con tanta cura - alla sua pargoletta, miri lo stesso Parrilla, che si sta attrezzando per l’occorrenza.

Per Christian Bobin: “passato un certo periodo di tempo, il figlio non può che allontanarsi dalla famiglia: gli è diventato impossibile farsi capire - perché lo si conosce troppo e perché non lo si riconosce più”.

E così, probabilmente, è accaduto per Parrilla a cui la famiglia degli “sculchiani”, ormai, sembra andare stretta, specie da quando ha varcato i confini di Cirò Marina per arrivare nel capoluogo al vertice della Provincia. E pare averci preso gusto.

Ma se, da qui a breve, il suo piano dovesse manifestarsi ufficialmente, non potrebbe sottrarsi all’ira funesta del “grande Blek”, visto che ne scombussolerebbe, e di non poco, i piani a cui sta lavorando ormai da anni.

Qualche indizio, in questo senso, è arrivato con la nuova composizione della giunta a Cirò Marina, dove al posto di diversi “sculchiani” provetti, è stato inserito qualche esponente dichiaratamente di centro destra; forse per allargare la sua base elettorale.

“La famiglia è un nucleo di repressione delle simpatie, di obblighi ad amare, di colpe, di proteste, carezze false e veri schiaffi” affermava Lidia Ravera.

E se Parrilla dovesse lanciare questo guanto in segno di sfida, allora alle prossime elezioni ci sarebbe proprio da divertirsi. Per i giornalisti sicuramente, per gli elettori un po’ meno.