Prima di ogni firma da sottoscrivere su un accordo tra le parti, Eni e Comune di Crotone, non sarebbe giusto attuare integralmente la Bonifica industriale? E se questa non è stata consapevolmente e colpevolmente effettuata a danno delle popolazioni non sarebbe il caso di invocare un giudice ‘naturale’ che sappia come attivare immediatamente le procedure di Esproprio per motivi di pubblica sicurezza di quella vasta area che ha pregiudicato, limitando e delimitando, il futuro non di una ma di più generazioni di giovani? Sorprende e lascia perplessi la fretta a dir poco sospetta da parte dell’attuale Sindaco e della sua coalizione politica con cui si vorrebbe assolvere e condonare Eni, Jonica Gas e Syndial rispetto a quanto devono ai crotonesi e al territorio di uno splendido lembo del sud, devastato dall’industrializzazione fallita, da impianti chimici e metallurgici spettralmente obsoleti e inquinanti, impoverito e violentato nella propria la terra, nel suo mare non più pulito, nella sua agricoltura contaminata, nell’acque ‘sporcate’, nelle campagne e nelle colline trasformate in discariche inquietanti, intaccato nella propria identità ecologica da trivellazioni e piattaforme che ne hanno sottratto immense ricchezze, provocando danni profondi e irreparabili, firmando una nuova convenzione che condizionerebbe il progresso urbano e la crescita economica e sociale per i prossimi e decisi decenni?
Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social
Quali sono, se è lecito conoscere, le linee guida che orientano il Sindaco di Crotone nella trattativa con l’Eni su vari temi che riguardano la presenza e le attività di una delle più grandi imprese mondiali del settore petro-metanifere? Quali sono i criteri di base a cui la delegazione composta a tal proposito si dovrà attenere e quando e in che modo avremo un resoconto fedele dei punti posti all’ordine del giorno e scalettati secondo le priorità al tavolo che si è costituito in questi mesi tra la Giunta comunale e il colosso multinazionale?
Vi sono molte attese su questi incontri tra ente locale e multinazionale. Come pure e anche molte preoccupazioni, forti dubbi che il tutto, ancora una volta, come sempre è accaduto nel passato, si concluda con un ennesimo accordo a detrimento dei diritti delle popolazioni a ottenere adeguate ricadute in termini di sviluppo economico e di lavoro ai giovani, a svantaggio del territorio che si vedrebbe ancor più recintato e depauperato, soccombendo alle mire egemoniche e oligopolistiche dell’Eni che punta a intensificare lo sfruttamento del ricco sottosuolo della città e di una parte determinate dell’area marina jonica.
Su questo noi vorremmo che il Sindaco tenesse informata costantemente la cittadinanza. La stessa popolazione che da decenni sta pagando il conto ingiusto e ingiustificato di manomissioni ambientali impressionanti, quasi un secolo di veleni sparsi nell’atmosfera, nel mare, nei terreni agricoli, nell’acqua che beviamo, ecc. ecc.
Black Remediation? Probabilmente vero, con tutto il teatro di un macabro balletto sul sarcofago della bonifica. Chi ha pagato per lo sfruttamento metanifero e per l’industrializzazione miseramente fallita e tragicamente chiusa sono stati soltanto i crotonesi. E con loro la classe operaia, le maestranze delle fabbriche chiuse, centinaia di famiglie mandate in cassa integrazione e mobilità, rimaste senza alcun indennizzo per le tanti morti causate dall’inquinamento industriale e dalla polluzione urbane che ne è seguita.
Il giardino del silenzio della bonifica e dell’industrializzazione assassina è al Cimitero di viale Gramsci, laddove si può leggere tutta la vera storia della classe operaia sterminata dal voto di scambio, dal tradimento dei politici, dalla cupidigia di industriali colpevoli e funzionari dello Stato corrotti.
Prima o poi qualcuno dovrà anche ricostruire la storia di questo vero e proprio genocidio, la vicenda di migliaia di lavoratori sterminati dall'inquinamento e dai gas tossici, dalla malaria industriale che ha portato in ogni famiglia lutto e dolore.
Ancora oggi, a causa dell’Eni che ha mano libera nello sfruttamento dei pozzi a Capocolonna in zona agricola, turistica e archeologica, in mezzo alla Riserva Marina, che altro non è che un latifondo d’acqua per gli idrocarburi, fortemente inquinata dai detriti chimici sversato in vari fondali, si vive nella paura e nella precarietà di una salubrità dei luoghi pesantemente minacciata da scorie e bonifiche fallite e mai effettuate.
Proprio su questo sollecitiamo il Sindaco a fare la parte che gli spetta di difensore dei cittadini e di Crotone. Vale a dire di segnalare nel corso della trattativa tutto il pessimismo che affligge i crotonesi, frutto delle gravissime responsabilità dei vertici Eni, delle passate amministrazioni comunali, della Regione Calabria, dello Stato che non c’è mai, del Ministero dell’Ambiente, le cui direzioni generali preposte, non hanno saputo affrontare con serietà e capacità risolutiva e risarcitoria il problema dell’emergenza e della bonifica ambientale.
Eni è responsabile prima di tutto dello spaventoso crollo occupazionale e della disoccupazione giovanile che affligge Crotone da dopo la fine delle industrie, della fuga di migliaia e migliaia di giovani costretti a fuggire da un città inquinata, da un territorio pericoloso e avvelenato.
Eni è responsabile principale della mancata rinascita di una città costretta a subire il degrado determinato da un’ampia zona industriale che ha frenato l’espansione urbanistica a nord, ha danneggiato l’immagine turistica, ha generato la diffusione e l'espansione di malattie sociali in quanto fonte di paurose contaminazioni, ha affondato il porto trasformandolo in una pozzanghera di melma chimica, ha deturpato il mare e l'area archeologica trasformandola in una landa manifatturiera sommersa da una selva di cartellonistica, divieti, servitù di passaggio, reti, tubazioni e centrali di pompaggio e stoccaggio del metano.