Genoa che scopre la terra promessa depositando il suo uovo di Colombo in formato Ballardini nella porta di un Cordaz che si lascia battere facilmente da un lesto Rigoni in attacco. Davide contro Davide, con Nicola imbambolato, non vede il gioco, praticamente offuscato dalla disposizione tattica del suo concorrente che esordiva sulla panchina ligure. Crotone rimasto totalmente ai margini, se non fuori dal gioco, semplicemente perché fin dal primo minuto Ballardini ha usato il suo magico ovetto come un telecomando in mano, per spegnere tutti gli interruttori del gioco pitagorico, oscurando completamente i collegamenti tra Trotta e il resto della squadra.
Vito Barresi | Trasferta Libera
Sul tabellone, illuminato dal sole del sud, il voto dei tecnici segna il vantaggio di Ballardini su Nicola.
Concentrato, attento, una specie di commissario Montale nella Marsiglia di Jean-Claude Izzo, con Ray-Ban neri alla Alain Delon, ha scrutato l’orizzonte oltre il porto di Genova, per più di dieci giorni interi, scorgendo i limiti del naviglio crotoniate, deciso ad affondarlo nella sua primo e decisivo scontro navale.
Non per nulla il suo ammiraglio, il Presidente del Genoa, ha scrutinato la manovra come fosse una sorta di Battaglia di Lepanto.
Per questo il comandante della flotta genoana merita un 9 contro un modesto 4 di Nicola che, al contrario, ha boccheggiato per 90 minuti sulla tolda stretta di un barcone libico sorvegliato in rescue zone nelle acque dell’Autorità portuale di Gioia Tauro.
E’ bastato questo semplice switch off al Genoa per tenere a bada il Crotone fino al 75°, quando ormai le speranze di riprendere il filo del pareggio e ribaltare la situazione svanivano di secondo in secondo.
Tutto ciò per raccontare che il segreto di Ballardini si sintetizza nell’immediata conquista geografica del territorio avversario. Quasi una sorta di invasione di campo che ha impedito collegamenti, staccato le linee, spento i comandi, fino a inaridire la visione di gioco del Crotone.
E per far questo, la lezione è tutta qui, Ballardini ha semplicente messo sotto marcatura tutti i play maker del Crotone, Trotta, Simic, Mandragora, Martella, lasciando più liberi atleti come Budimir e Stojan, che hanno cercato di non naufragare nel braccio di porto più ampio aperto dai genoani.
Lo schema del Genoa è stato abbastanza lineare. Proprio come le tre file strette di uomini che sono state frapposte al Crotone fin dalla tre quarti.
Vere e proprie barriere tattiche disposte lungo il percorso, quasi come trincee invisibili che da un lato bloccavano gli attaccanti, impantanandoli sugli spazi strettissimi, e dall’altro servivano per scavalcarli improvvisamente con lanci lunghi e fendenti precisi in porta.
Primo tempo in mano ai genoani che mancano ben tre occasioni. Tre reti come si suol dire, tre goal quasi fatti.
Non era facile per Nicola effettuare i cambi nel secondo tempo inoltrato.
Ma dopo aver atteso i primi dieci minuti, visto l’andazzo, faceva entrare in campo lo svedese che va al mondiale di Mosca, Marcus Rohden, poi seguito da Simy. Evidentemente non era giornata.
Ottimo Perin, in porta con il Genoa che merita un 7. Scarso Cordaz che resta al palo con il suo solito 3 in pagella (o in padella?).