“Domenica si giocherà alle 12,30, allo stadio Ezio Scida. Se fino ad oggi è stato agibile perché non deve esserlo domenica?”: è l’affermazione fatta dal dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Crotone, Gianfranco De Martino, con un sottile e tagliente sorriso, alla vigila di Crotone-Genoa, e così è stato.
di Giuseppe Romano | Trasferta Libera
È chiaro che l’intervento del prefetto, Cosima Di Stani, subentrata a Vincenzo De Vivo il 28 luglio scorso, non era stato del tutto metabolizzato. La prefettura aveva diffidato il sindaco ad assumersi la responsabilità per le partite interne del Crotone, ma il primo cittadino è dovuto intervenire per un tabellone luminoso non ancora in regola e rimosso in questi giorni.
“Un problema di sicurezza che era in fase di soluzione. L’FC Crotone aveva realizzato la glassa dopo aver avuto l’agibilità della tribuna senza la copertura. Ora è stato perfezionato questo punto, insieme ad altre minute prescrizioni nella Curva Sud e un migliore adeguamento dell’impianto antincendio, volute dalla Commissione Sicurezza, anche se andavano bene prima, e qualche ritocco ai vecchi spogliatoi, che non venivano usati”.
Così ha puntualizzato l’ingegnere De Martino, rigettando ogni successiva polemica e ricordando le tortuose vie burocratiche e di controllo da parte della Sovrintendenza ai beni culturali. Elementi frenanti che si sono succeduti nel percorso di ampliamento dello stadio, realizzato con strutture e tecnologie all’avanguardia, uniche in Calabria, solo appoggiate sul terreno, senza scavi.
“Certo, se la copertura fosse stata eseguita prima non avremmo dovuto fare un secondo collaudo. Comunque ci siamo arrivati in tempi utili al campionato. Stiamo parlando di una struttura di grande dimensione e autorevolezza. C’è voluto del tempo, ma in due campionati abbiamo rinunciato solo a quattro partite interne. Non siamo stati penalizzati più di altre società che hanno avuto gli stessi nostri problemi. Le polemiche lasciano il tempo che trovano. Abbiamo messo in condizione la società Crotone Calcio, con la collaborazione della presidenza, di fare un campionato di serie A che non ci saremmo mai immaginati: grazie alla società che ha dato a tutta la Calabria questa possibilità di vedere la serie A in casa a Crotone, e grazie all’amministrazione comunale che ha portato a termine il suo impegno nei lavori di ampliamento dello stadio, in modo dignitoso, con una copertura di avanzata ingegneria”.
Nella consapevolezza che lo stadio “Ezio Scida”, più volte ristrutturato e ampliato, non è la struttura che possa dare fine alle problematiche che emergono anno dopo anno e che il punto di soluzione è la realizzazione di un nuovo stadio.
“L’idea è questa. Le procedure sono relative all’inserimento al Piano Regolatore, oggi Piano Strutturale Comunale, che doveva essere adattato entro dicembre. Dopo di che si iniziano le procedure per i finanziamenti”.
Si è già identificata l’area e non dovrebbero sorgere particolari problemi per l’esproprio.
“Nessuna difficoltà per venire in possesso dell’area, che avviene in un secondo tempo. Il Psc ci consente di mettere il vincolo preordinato all’esproprio. Poi seguo lo studio di fattibilità economico-finanziario, attraverso il quale si individua il percorso per poter addivenire al progetto definitivo e poi l’appalto”.
La parte economica è tra privato e pubblico o solo del Comune
“Sarà lo studio di fattibilità e dirci quale è il percorso più agevole. Risorse pubbliche disponibili e le eventuali risorse dei privati interessati al progetto. Naturalmente, ciò non toglie che il primo interlocutore sarà la Società di Calcio, l’Fc Crotone”.
Se questi dovessero partecipare per mancanza di disponibilità economiche, che succede? Lo stadio si farà lo stesso o si rinuncerà al progetto?
“Si cercheranno al tre risorse, sempre esterne, ma è solo un’ipotesi perché la società ha espresso spesso l’intenzione di realizzare una nuova struttura”.
L’Ezio Scida che fine farebbe?
“La ristrutturazione dello Scida va inserita nel programma della ricerca archeologica, che interessa la zona. Perché è l’unica area vergine, essendoci lo stadio sopra che ha fatto da coperchio. La zona è intatta: unica preservata da eventuali tombaroli. Lo stadio non è una struttura intoccabile come l’ospedale, e non è una residenza, che possa inficiare un intervento futuro. Si tolgono le tribune e di sotto è intatto. Non vi sono stati scavi e struttura di fondazioni, secondo i vincoli imposti dalla soprintendenza ai beni culturali al momento dell’ampliamento e del livellamento della superficie d’appoggio”.
È chiaro che per fare questo bisogna che ci sia un progetto da parte della Soprintendenza, sempre lenta a interventi di scavo e recupero dei beni.
“C’è un programma dell’amministrazione comunale, sui fondi strutturali. È un progetto lungo perché quando si parla di archeologia i tempi si dilatano di molto: ricerche sulla carta, sulla tipologia dell’intervento da effettuare e sulla lentezza dei lavori. L’archeologia ha un tempo di 500mq all’anno. Segue un progetto di valorizzazione della parte archeologica che significa esplorare la zona adiacente al Giardino di Pitagora, quindi un’annessione al Parco Pignera”.
Lavori che per la loro natura richiederanno almeno dieci anni?
“Può darsi prima. Ma tutto dipende dallo stadio, dalla sua localizzazione. Ciò non toglie che nella parte adiacente allo stadio si possa già iniziare la ricerca archeologica. Parliamo di Parco Pignera e dove sostano le giostre. Non per forza bisogna iniziare dall’area sportiva. Che facciamo? Ci togliamo una struttura utile solo per il capriccio di qualche archeologo di ultima generazione? La città di Crotone è tutta zona archeologica, non è solo lo stadio la parte più importante. Riveste grande interesse anche lo spazio dove stazionano le giostre, area vergine e annesso fisicamente al parco Pitagora. Quindi si inizierà da quel sito”.
Trovando subito le risorse economiche i tempi per realizzare il novo stadio a Passovecchio quali potrebbero essere?
“Se si ha la disponibilità dell’area e dei fondi, in due anni uno stadio si realizza. Bisogna scegliere una zona priva di vincoli archeologici, ambientali di qualsiasi natura, e l’area identifica ha questi requisiti. Intanto si continua allo Scida”.
La domanda che in molti si pongono è: perché il nuovo stadio non si realizza nell’area delle dismesse industrie, Montedison e Pertusola, a spese dell’Eni?