Alla Confraternita dell’Uva sono ancora aperte le Osterie di Fuori Porta...

10 dicembre 2017, 09:08 100inWeb | di Vito Barresi

E' difficile stabilire se poi alla fine il food experience avvenga su titoli storici di libri vintage quando si entra in un'immaginaria galleria di copertine, tra classici del gusto e della gastronomia italiana. Dove se non si inizia da Apicio o dal Corrado di certo si parte dai libri d'epoca che vanno dal classico di Pellegrino Artusi, ai più moderni del Veronelli. Persino alle indimenticabili cover alla matriciana, i succulenti piatti dell'agro romano firmati da Aldo Fabrizi, fino ai più sofisticati e novissimi testi della milanese Tommasi.


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Ma sta di fatto che all'insegna de 'La Confraternita dell'Uva', libreria,cafè,wine bar, la stagione del novello sembra non finire mai e durare fino a Natale sotto la neve a Bologna e a Capodanno, già tutto pronto a brindare secondo i dettami della gastronomia emiliana.

Sta di fatto che la mappa non si stanca mai di avvertirti che qui siamo in un luogo europeo, punto di congiunzione di Tre B (Barcellona Bologna Bruxelles), eccellenza del reticolo storiografico e umano dell'Italia contemporanea.

Una sera a cena laddove la confraternita sta aperta come una porta socchiusa, dopo che sono andate via tra i ricordi gucciniani le osterie di fuori le mura. Si entra in un antico convento per secoli rimasto tale in via Cartoleria, e qiui si può fantasticare, ritrovare in suggestione il confratello o la consorella che si affaccia dalle stanze di vita quotidiana raccontate nel nome della rosa.

E questo perchè come ha scritto Vincenzo Musumeci nel suo libro dedicato al recupero e restauro del complesso gesuitico Collegio del Beato Luigi, la Confraternità dell'Uva è situata proprio dentro ‘il comparto urbano delimitato dalle vie Castiglione-Cartoleria-De' Chiari interessato fin dal XVI secolo da continui insediamenti edilizi dei R.R.P.P. Gesuiti. La storia, l'epoca e le concezioni architettoniche spaziali del Collegio intitolato al Beato Luigi sono strettamente connesse alla ormai celebre ex Chiesa di Santa Lucia, ora Aula Magna dell'Università di Bologna."

Ci mancherebbe solo un papa ma non si sa mai. Anche se alla Confraternita dell'Uva più che fratacchioni a modello Jacovitti o austeri plenipotenziari della semiotica medievista, trovi altri echi di scale generazionali, gusti frammisti tra Terra di Lavoro e agro padano. E magari anche qualche attempato studente lavoratore, come un tempo andato, ormai cinquanta anni fa nel tumultuoso 'memondo', tempo memoire, dell'università felsinea.

Qualunque sia la domanda che sta all'inizio della comanda, va da se che nei piatti che ritornano, i tre giovani che gestiscono il bel locale, ordinato e pulitissimo, si avverte subito l'accento, si intravede la cornice di una grande abbuffata da film di Ferreri, sebbene austerizzata da quelle panche da antica osteria, con avventori non proprio alla Carracci che prendevano con mano il cibo dalle ciotole.

Se vuoi sentire il brivido di un viaggio nel tempo, una nostalgia del passato, sederti a mangiucchiare un tarallo, sorseggiare un bianco, spumeggiare birra artigiana, sbirciare la copertina di qualche libro d'annata, entra nella musica di un piccolo ritorno in via Cartoleria 20.

Area molto international group in quella stradina appena illuminata dalla luna e dal vino novello, china in un remoto mondo più appartato, lontano dai webcafè, francescanamente tra olive e grani, dove tra onirico pittorico e fantasy cinematografica non bisogna fare molto per capire che ti trovi nel mezzo di un interno, scena storica di famiglia, che era il sessantotto e siamo adesso nel 2018.

Stranieri in giro per Bologna, dopo che scendono dai Colli verso la città, fermarsi a bere bene e a gustare un cibo comporta passione ma anche ricerca, una sorta di rally per scansare i tantissimi non luoghi ormai estremamente omologati.

Alla Confraternita dell'Uva non ci sono ricette tolte ma messe in mezzo ai libri. Tipo un piatto di spaghetti condito con solo pomodoro foggiano e parmigiano reggiano, cioè sapori basici di eccezionale semplicità.

Tratturi Trattati Trattorie dove si scambiano libri di sensazioni, racconti di cuochi sull'aia, chiacchiere allegre e brindisi di brocche colme, ben adagiate sul bordo di luminosi latifondi, osterie emiliane con mescita di vini meridionali che intrigano nel fare giovane e internazionale il piccolo incavo di cultura post accademica e universitaria.

Ci trovi lettori olandesi e cultori di fiammingo, docenti di lingue europee e letterature afro-asiatiche, indo-americane, letterature post coloniali globali e comparate, che faranno pure una little Bologgia, a distanza ravvicinata tra Bologna e Foggia, ma all'insegna europea di sapori miscelati, gusti mixati, pelati-palati meticci su cibi basici, solo apparentemente semplici, ma che richiedono in purezza più essenziali coerenze antropologiche.

Confraternita dell'Uva cose buone che non sfigurano. A pochi passi dalla casa natale dell'indimenticabile vecchio Peppone Gino Cervi che con Fernadel grande don Camillo al solo ricordo creava un'atmosfera.