“Se si costruisse la casa della felicità, la stanza più grande sarebbe la sala d’attesa” sosteneva Jules Renard. A Crotone si sta costruendo il futuro su qualcosa di antico, la città di Kroton; un’opera per la quale l’attesa è stata davvero lunga. La “prima” dell’evento è fissata fra soli due giorni, il prossimo mercoledì 13 dicembre, quando in città arriverà l’ospite d’onore, il governatore Mario Oliverio, accompagnato anche dalle due damigelle Antonella Rizzo e Dorina Bianchi.
di Sr* l’impertinente
Una presenza, quella delle due sempreverdi - ma soprattutto della Sottosegretaria di Stato - che in città fa levare un leggero brusio: impenitenti malalingua che sussurrano di un copione già visto; d'altronde in molti ricordano come fu proprio la Bianchi insieme a Silvio Berlusconi ad annunciare e per la prima volta una pioggia di fondi per lo stesso progetto.
Peccato, però, che gli originari 100 milioni, inizialmente stanziati, siano diventati subito dopo 65 per la “distrazione” della Giunta Scopelliti e quella - altrettanto grave - dei suoi diretti successori (che qui i denari non li fecero arrivare).
Per Friedrich Nietzsche “un mezzo sicuro per irritare la gente e metterle in testa pensieri cattivi è quello di farla aspettare a lungo. Ciò rende immorali”.
Crotone, in fondo, ha sempre vissuto di attese, quasi mai mantenute: ma dall’Antica Kroton alla bonifica e, ancora, agli oltre 60 milioni di euro che il tribunale civile di Milano ha condannato Eni a risarcirle per danno ambientale, in città sono ora destinati a fioccare una vera e propria pioggia di milioni.
Il problema - insistono ancora i soliti malalingua - è che finora si è trattato di meri pagherò che nessuno è stato in grado di passare all’incasso. Ora ci prova l’inedito poker (almeno per diversa origine politica) composto dal governatore della Calabria, dal sindaco Pugliese e dagli Sculco (padre e figlia) con il “Cantiere Crotone”.
“È molto strano che gli anni ci insegnino la pazienza. Tanto il nostro tempo è più breve, maggiore è la nostra capacità di attesa” affermata Elizabeth Taylor.
In riva allo Jonio il tempo sta davvero per scadere e tra malalingua e pessimisti il timore è sempre più che anche questo evento possa non avere il lieto fine annunciato e ad alimentare tale convinzione è proprio la presenza nel cast in scena di due comparse eccellenti: Dorina Bianchi e Antonella Rizzo.
I crotonesi, infatti, stentano ancora a trovare nella loro memoria ricadute positive per il territorio legate alle due rappresentanti istituzionali. Eppure, da anni siedono entrambi in postazioni importanti tanto nel Governo quanto in Regione. Del rispettivo operato non è che restino molte tracce, se non in qualche nota stampa, spesso contraddittoria, condita di annunci ed incompiute, come ad esempio sul fronte aeroporto per la prima e della bonifica per la seconda.
Per Søren Kierkegaard “l’attesa è una freccia che vola e che resta conficcata nel bersaglio. La realizzazione dell’attesa è una freccia che oltrepassa il bersaglio”. Frecce che nella città pitagorica, finora, hanno quasi sempre sbagliato bersaglio.
La sfiducia del popolo crotonese - sempre diffidente anche a causa delle fregature incassate nel tempo - è condita anche dal fatto che, come in questo caso, il progetto dell’Antica Kroton sia già stato abbondantemente presentato.
Era l’8 novembre del 2013 quando l’allora vicepresidente della Regione, Antonella Stasi, annunciò: “è un giorno fondamentale perché segna l’avvio dei lavori del progetto … e conferma gli impegni presi nei confronti di Crotone e dei crotonesi”.
Poi, in realtà, si scoprì che i lavori in questione si limitavano alla sola recinzione e delimitazione dell’area archeologica e l’annuncio, anche allora, venne dato con una pomposa manifestazione.
A marzo del 2014 ci fu, addirittura, la posa della prima pietra alla presenza di Peppe Scopelliti, della stessa Stasi, dell’allora assessore regionale all’urbanistica Alfonso Dattolo, del consigliere regionale Salvatore Pacenza, del presidente della Provincia Stano Zurlo e del primo cittadino pro-tempore Peppino Vallone.
Se è vero ciò che diceva Cesare Pavese e cioè che “aspettare è ancora un’occupazione. È non aspettare niente che è terribile” per tutte le volte che i crotonesi hanno atteso - che si trattasse del Godot di turno o di un’opera pubblica - la città dovrebbe essere ricchissima. E restando al teatro, l’importante è che quella che si attende con tanta trepidazione non si riveli in finale di partita solo un’Opera da tre soldi.
* Simbolo dello stronzio