La rivoluzione rossoblù di Walter Zenga inizia con un memorabile esordio in casa dove fa più cose in una partita sola. Ne elenco almeno tre, in ordine rigorosamente ragionato: 1) riporta il Crotone alla vittoria sul Chievo Verona, dopo una folata di sconfitte consecutive, spezzando una pericolosa catena negativa; 2) rimette in campo una squadra fatta di giocatori veri e non da schiavi numerati di moduli automatici, rimotivando gli atleti e facendo scattare in loro la più semplice molla dell’ambizione di tornare a giocare a football; 3) infine rimediando, suo malgrado e più o meno allo scadere del novantesimo minuto, un’espulsione con cartellino rosso sventolato sul suo muso dall’arbitro Pairetto, mette il suggello e il sigillo sull'uomo della giornata e dell'intero stadio. Con dinoccolato fare professionistico colpisce in pieno il bersaglio, raccoglie il bottino in classifica e rimette quatto quatto la sfera al centro del rettangolo.
Vito Barresi | Trasferta Libera
Parecchi sarebbero i dettagli che lasciano intuire quanto il nuovo trainer del Crotone abbia lavorato con grande attenzione e professionalità nei giorni precedenti il match con il Verona Chievo.
Non solo in partitella o nello spogliatoio, in aula davanti alla lavagna o sugli degli schemi in formato A4, ma anche nel chiuso del suo pensatoio, su un più riservato tavolino dove ha visto scorrere davanti le cartelle e i file, i profili schedulati dei suoi uomini, all'uopo setacciati con il suo sguardo tecnico-analitico.
S’intende subito che Zenga sia andato a tu per tu con la sua compagine, spacchettandola dall’insieme trascorso e riguardandola da un’altra angolatura, evidentemente già più allineata alla sua idea di squadra da rifare.
Il solo aver passato al 'crivo' le schede tecniche e caratteriali di calciatori che spesso subiscono lo stravolgimento delle loro specifiche carature, persino la negazione caotica dei propri peculiari talenti naturali, incomprensibilmente condannati in posizioni maldestre e non confacenti alle proprie doti, ha cambiato la quotazione della squadra, facendone diverso il tono del gioco e delle prestazioni, lo sprint delle azioni, lo spread del risultato.
Stojan pericoloso con un destro dal limite, Stojan su un lungo traversone di Sampirisi batte a rete col sinistro, Budimir sballa in alto un pallone servito di Rohden, Ajeti e Ceccherini spiccano finalmente anche in difesa, Stoian intacca la traversa, Ajeti ributta la pasta e palla nella pentola che bolle, Budimir con la gamba ad angolo fa goal.
Più o meno cose così si sono viste con Stojan a cui Zenga avrebbe comandato di ancorare il suo centro di gravità permanente sull’estrema fascia sinistra, facendolo cursore di mezzala corsara, con Budimir chiamato a fare il goleador che ha prima di tutto il compito di scombussolare le marcature avversarie, con Sampirisi e Rohden nel ruolo di difensori centrocampisti.
Secondo tempo arricchito di cronache. Scende in campo Hetemaj, il Chievo, vede il pari avvicinarsi al 35’ con Inglese di testa su Cordaz che respinge, sempre Inglese lifta a rete un tiro-cross di Radovanovic, segnatura screziata da fuorigioco, annullata con ricorso al Var che conferma e sanziona definitivamente il Chievo che torna battuto in Arena. Riassumento il tutto in tre punti netti, per una giornata con positivi riflessi in classifica.