La tragicomica “commedia” dell’aeroporto di Crotone: AAA capro espiatorio cercasi

7 gennaio 2018, 13:19 Sr l'impertinente

“Non c’è niente di più della commedia e dei commedianti che rappresenti dal vivo e con maggiore immediatezza quelli che siamo e che dovremmo essere”. Lo scriveva Miguel de Cervantes e se qualcuno volesse prendere spunto dai recenti eventi che hanno caratterizzato l’aeroporto di Crotone, il copione che si potrebbe ricavare avrebbe, come più volte anticipato, un finale già scontato.


di Sr* l’impertinente

Bisogna cominciare col dire che in questa sempre più tragicomica vicenda, nessuno, ribadiamo, proprio nessuno, è innocente. A cominciare da chi continua a dare la colpa sempre agli altri.

D’altro canto, quella di Crotone e dell’intero territorio provinciale è una realtà sempre incline all’autoassoluzione e lo sport più praticato, perfino ancor più del calcio, è il sempre in voga scarica barile.


Per Oscar Wilde “la vita è tremendamente deficiente nella forma. Le sue catastrofi avvengono nel modo sbagliato e alle persone sbagliate. V’è un orrore grottesco nelle sue commedie, e le sue tragedie sembrano culminare nella farsa. Si è sempre feriti quando ci avviciniamo alla vita. Le cose durano troppo, o troppo poco”.


La chiusura dello scalo S. Anna prima e del mancato riavvio dei voli - annunciati per lo scorso 8 gennaio e poi miseramente naufragati - per il territorio è stata una vera tragedia.

Non solo per il fatto che l’intera provincia continua ad essere isolata - condizione alla quale, ormai, la popolazione sta cominciando drammaticamente ad abituarsi - ma per un altro aspetto forse ancor più grave.

L’aspetto più drammatico della vicenda, infatti, è che con le continue retromarce che si sono registrate su questo evento, sta venendo meno quel poco di credibilità che le istituzioni locali, e non solo, ancora conservavano.


“Tutta la vita umana non è se non una commedia, in cui ognuno recita con una maschera diversa, e continua nella parte, finché il gran direttore di scena gli fa lasciare il palcoscenico”


La citazione è di Erasmo da Rotterdam, uno che, come si sa, se ne intendeva di follia tanto da arrivare anche ad elogiarla, e in certi frangenti la storia dell’aeroporto Pitagora ha spesso rasentato la follia, con atteggiamenti quanto meno schizofrenici.

Ad esempio: le istituzioni che hanno prima fatto una scelta, affidandosi alla semi sconosciuta società Flyservus per la riattivazione dei voli; e quando la stampa ha avanzato qualche legittimo dubbio, se tutto è andato storto alla fine la colpa è ricaduta sui giornalisti.

Subito dopo, però, i rappresentanti delle stesse istituzioni che avevano optato per la “compagnia” si sono detti, all’unanimità, sdegnate per la decisione della stessa di non attivare i voli per l’8 gennaio, rimandando il tutto, forse, a fine marzo.


Carlo Verdone raccontava che “una volta Alberto Sordi mi disse che l’arte della commedia era sempre più in crisi. Secondo lui il motivo era che tra la gente era sparito il senso del ridicolo. Nessuno si stupiva più per nulla. Aveva perfettamente ragione”.


Il senso del ridicolo a queste latitudini non è mai passato di moda ed anzi sembra sempre più di moda; altrimenti non si spiegherebbero alcune dichiarazioni da parte degli Oliverio, Bianchi, Pugliese e compagnia cantando.

È ricominciata, intanto, la caccia ad una compagnia aerea disposta a subentrare, in corsa, o meglio in volo, per riprendere l’attività aerea, possibilmente, in tempi assai rapidi.

Sullo sfondo, infatti, c’è una scadenza, quella del 4 marzo, data delle elezioni Politiche; proprio sulla ripresa dei voli, in molti, avevano puntato per passare all’incasso dei voti ma si è rivelato un clamoroso boomerang.


Aldo Busi affermava che “gratta appena un po’ sulla commedia e viene fuori il dramma, e viceversa. Tutto starebbe nel sapersi fermare in tempo”.


Così appare, in fondo, anche per questa vicenda che se non fosse tragica farebbe veramente ridere.

Un’ultima considerazione è che per trovare un finale degno di una vera commedia dell’arte adesso ci vorrebbe il classico capro espiatorio a cui addossare tutte le colpe o, meglio, toglierle a tutti gli altri.

Visto il tenore delle ultime dichiarazioni dalle parti interessate, al di là della difesa d’ufficio di Oliverio, in prima fila per interpretare questo ruolo è il presidente della Sacal, Arturo de Felice.

Per John Boynton Priestley “la commedia, potremmo dire, è la società che protegge se stessa con un sorriso”. Peccato che, in questa commedia, di risate ne volano davvero poche, molte meno degli aerei.

*Simbolo dello Stronzio