Una città, Crotone, in declino. Una città, nella quale, quasi settimanalmente, sono costrette a chiudere delle attività commerciali. Nei giorni scorsi, una storica, forse centenaria, gioielleria ha chiuso i battenti sul nostro corso principale. Sorge spontaneo chiedersi: “perché”?
Riteniamo siano due le motivazioni principali di una simile emorragia: la comparsa di decine di negozi gestiti da cinesi, con qualsiasi oggetto necessario, proveniente dall’oriente a prezzi ridottissimi e la scomparsa, da due decenni, di tutte le industrie e, per conseguenza, delle attività lavorative esistenti in città.
È veramente angoscioso notare che, in qualsiasi parte del centro e della periferia, le basse pareti dei palazzi siano contraddistinte dalle saracinesche chiuse.
Anche numerose nuove attività, aperte da alcuni anni, sono state costrette a chiudere i battenti. Forse, in questi specifici casi, per delle scelte sbagliate, avendo copiato negozi di natura merceologica identica a tante altre già esistenti.
Ma anche per la scarsa preparazione - pochissimi casi per fortuna! - dei titolari dei negozi. A noi è capitato che la proprietaria non abbia risposto al saluto, entrando, perché intenta a parlare al telefono. Discussione continuata per alcuni minuti. Naturalmente, siamo andati via, senza attendere la fine delle sue “necessità”.
A tal punto, nasce spontaneo domandarsi: “Possibile che Crotone non possa aspirare ad un futuro migliore”?
È una domanda che dovrebbero porsi i politici locali, regionali e nazionali, dando delle risposte ai giovani che sono costretti a varcare i confini regionali, e spesso quelli nazionali, alla ricerca affannosa di lavoro.
Anche una risposta doverosa da offrire ai meno giovani - quarantenni e cinquantenni - che hanno perso il lavoro oppure non l’hanno mai avuto.
La speranza, che è sempre l’ultima a morire, suggerisce un tale forte impegno alla vecchia ed alla nuova prossima classe politica della nostra Crotone e della nostra Calabria.
Rodolfo Bava