Più pareggi che vittorie per il Crotone marca Zenga. La squadra c'è, la società non manca, anzi la nuova dirigenza adesso vanta anche il merito di sviluppare strategie di crescita con consapevole decisionismo nelle scelte, il pubblico pagante è presente, allora chi manca? In attesa di avere una risposta da partite e classifica, sotto una pioggia che andava a strappi di vento e mulinelli si è svolta al vespro una modesta partitella di provincia che ha però il bel sapore di calcio antico.
Vito Barresi | Trasferta Libera
Si, possiamo arzigogolare quanto vogliamo su schemi e illusioni di pre partita, carichi di allenamento, cambi automatici come una vettura del futuro. Ma poi sono i fatti che restano, un montepremi di punti sprecati in casa a far pareggio. Quando, invece, si aspettava di starci non solo di cuore, che quello c'è già sugli spalti e in città, ma di testa e fino in fondo a tenere la barra più dritta sul livello della competizione. Che se non fosse per l'apparato paramilitare che movimenta il torneo di Serie A, sembrava davvero di giocare in un più domestico e familiare girone cadetto tra Crotone ed Atalanta.
Due squadre con diversa traiettoria che in campo hanno dato segno che c'erano, entrambe con le proprie logiche. L'una protesa a restare ma con cautela, l'altra lanciata ma con prudenza nella sfera più ampia del football europeo.
Ma è sul team che dovrebbe restare, e ne ha tutte le ragioni di gioco e di assetto morale, che bisogna affrettarsi a comprendere, per quale motivo è tanto in ritardo su quel salto di qualità cognitivo che pure Gasperini afferma in conferenza stampa, tra le gocce che appannavano la visuale, di intravedere.
Se ci sono problemi nella catena di comando, nella trasmissione delle informazioni e delle rettifiche d'impianto tra calciatori e cabina di regia, perchè non affrontarli, e domandarsi se Zenga riesca pienamente ad attivare un'efficace comunicazione fluida e costante a gioco in azione, in sostanza limitandosi a dirigere il flusso solo di rimessa?
Benali è un buon innesto ma troppo facilmente e molto rapidamente spegne le sue turbine. Dal Bologna al Crotone è passato in campo senza dimorare neanche un solo minuto inattivo in panchina. Semmai, più che altro fermo in ampi stralci degli incontri fin qui disputati.
Si poteva osare qualcosa di più oltre la tattica del surf, anche se non tutti in Calabria parlano francese, magari provando solo per un quarto d'ora a innestare un calciatore di taglio europeo, tra l'azzardo e la sorpresa, tipo Moussa Diaby, esterno offensivo, arrivato in prestito dal Paris Saint-Germain al Football Club Crotone a titolo temporaneo fino al 30 giugno 2018?
Fare racconto dei 90 minuti richiederebbe almeno qualche punta di pittoresco, poichè in mancanza di spunti sostanziosi, si vedono infine solo due lampi in un cielo in burrasca, miracolosamente saettati da Giove Pluvio, tra il settantanovesimo e l'ottantasettesimo minuto.
Due eque realizzazioni, una bella e meritata del Crotone firmata da Mandragora, un centrale di levatura che ha fiducia in se stesso e negli altri, capace di migliorare il proprio ranking ritrovandosi coerentemente nell'insieme, l'altra più frutto della preponderanza in campo, più agevolata dalle solite nebbie del portiere Cordaz, conclusa con un goal da pareggio siglato dall'atalantino Palomino.
Tutto in un quadro in cui la squadra di Gasperini si è ben distinta senza accelerare, smarcandosi in movimenti ad onda da un contesto che altrimenti con il bel tempo si sarebbe infiammato di tifo per la propria squadra beniamina.