Le Sneakers di Rino Gaetano e l’Ukelele perduto a Sanremo

Ferma, ferma la musica...e se mettiamo caso l'ukelele di Rino tornasse a Sanremo? All'Ariston, dove Rino Gaetano era andato con una canzone fortissima arrivò terzo. Ma fu comunque il primo in tutta la storia del Festival ad aver cantato con gli sneakers, le scarpe da tennis fighissime, originali, insomma una citazione da Funk and Wagnall’s Standard Dictionary. Proprio lui che quando veniva a Crotone lo vedevi scendere con fascino popular e sorriso misterioso lungo via Libertà. Strada incerta che lambiva la bella borgata di case vecchio regime e antica ferrovia, con la sua olimpica sontuosità beatnik, in desert boot Clark di intellettualistica tomaia. L'ukelele e il cilindro, uomo in frack alla Modugno con canottiera da marinaio, attraversò memorabile l'edizione del 1974 con una carovana reggae, rock pop, un tir, un automotrice e rimorchio di novità e belle gambe. Modelle, ballerine, pin up tutte al servizio di un vile maschio del sud, la city band guidata dall'inimitabile personaggio de Roma, Rino 'u calavrisi buono come un vino di 'scanzonato spirito anarchico'.


Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social

Gianna fu un testo diverso che voleva dire qualcosa mentre i critici chiosavano che forse non voleva dir niente. La decostruzione del testo? La lezione di Majakosvkij, Ionesco, Beckett, niente? Se volete lasciamo tutto sull'ambito del tartufo che fa rima con Ufo. Anche se poi in verità vi dico che Gianna era una ragazza, una quindicenne che si poneva un grave problema. Cioè diceva, che faccio? Che faccio, mi politicizzo subito, oppure aspetto di diventare prima donna e poi lo faccio? Una dura lotta che alla fine non si risolve assolutamente, fa tutte e due le cose insieme come spesso si fa.

Sfottere il prossimo? Non proprio. Semmai fare catalogo delle cose storte, ironizzando anche su quelle un poco dolorose e tristi per il Paese, facendolo con una certa dose di sensibilità profonda e di dolcezza innata, una grazia artistica vera e propria, che catturava persino la simpatia dei più austeri critici letterari del tempo.

Anni settanta dopo il gran fracasso, quando secondo lui l'Italia era ancora uno dei posti più divertenti del mondo. Perchè li vedevi in televisione in bianco e nero che erano tutti divertenti. Tutti quanti coi righini, tutti quanti coi lustrini, i papillon. Vi ricordate quel 18 aprile con il farfallino di Orefice, con tutti i pallini, cioè erano tutti quanti eleganti.

E oggi che ne direste se uno va in tv, davanti a Gianni Morandi che fa l'enterteiner, confessasse di conoscere il profumo personale di ogni ministro...?

Rino sapeva bene di non rischiare mai davanti alla stupida accusa che gli rivolgevano da sinistra di essere un qualunquista. Per lui era un falso rischio. Reale solo se si attribuisce a una canzone l'effetto di un comizio politico. Del tutto inesistente “quando uno pensa di scrivere una canzone così divertissiment, una canzone da ore liete, una canzone evasiva, non si deve preoccupare. Perchè se io scrivo una canzone in cui dico, non lo so, amo Maria e amo Rosina, posso scrivere una canzone così, c'è il conflitto d'amore tra queste due donne, di cui una è bruna e l'altra e bionda, non ho fatto altro, prendiamola come una questione d'amore e vedi che non ci trovi il qualunquismo. Diventa assolutamente qualunquista qualora questo discorso lo facesse Pannella. Dal momento che lo faccio io non è qualunquista, perchè io sono uno che sta nel bar e sente le voci che girano attorno. Io non faccio commenti politici. Li faccio quando sono un maschietto che va a votare, oppure che s'interessa di politica, che frequenta un'associazione politica, queste cose qui. Quando canto... quando canto voglio cercare proprio di fare l'evasivo in tutti i modi di scrivere una canzone, questa è una canzone d'amore per la nostra società.”

Con il ritmo inimitabile di chi ha fatto teatro, di uno che molto prima degli animalisti andava in tv con un bel cocker pronto a dire all'intervistatore ti do la possibilità di intervistare due cani invece che uno, visto che il discorso in fondo era sui poveri cani che siamo tutti quanti noi, abbastanza, abbastanza avulsi proprio dall'incontro umano e, abbastanza, abbastanza soli, cioè praticamente abbastanza messi da parte, emarginati, esclusi, soli come un cane, un pò l'uno con l'altro.

E se cantava le canzoni che sentiva sempre a lu mare... poi come le scriveva? A partire da un'idea che poteva essere di testo, di musica oppure più semplicemente presa da un pacco di giornali, dividendo le notizie politiche da quelle sportive, le notizie di cronaca da quelle di attualità. Poi a caso ricopiava i titoli, quelli abbastanza scandalistici, storie in esclusiva, e ci scriveva le canzoni.

Rino, decoratissimo ma senza mai distintivi. Ebbene sì, sotto quelle scarpe c'era un'anima sensibile, vera, profonda. De Gregori fu con lui nel contro canto di Fabbricando Casa...

Aida le sue battaglie, i compromessi, la povertà... Aida come eri bella... Spendi, Spandi, Effendi. Ma tu lo sai chi è veramente l'Effendi? L'Effendi è quel signore lì che consuma una tazza di petrolio alle cinque del pomeriggio, davanti al piccolo golfo di Crotone... tra Capocolonna, Farina e Tufolo... vedi un santo vestito d'amianto, mentre Berta filava e filava l'amianto del vestito del santo...