Il Fragoroso Ritorno in Politica della Questione Meridionale | Vito Barresi

Vittorie e sconfitte elettorali vista sud. A tinte nette e colorate come un quadro di Umberto Boccioni da un balcone meridiano affacciato sul Mediterraneo adesso si può ricostruire il paesaggio devastato di un sistema politico meridionale dove crollano i vecchi piloni del potere partitocratico, in primo luogo la vecchia sinistra storica, che ha lucrato per oltre mezzo secolo sul patto scellerato tra il nord capitalista degli industriali e il sud assistenzialistico del posto pubblico statale, del voto di scambio tra centri di potere politico-istituzionale e criminalità organizzata, degli interventi finanziari a pioggia elargiti ai più loschi pseudo imprenditori di incredibili bidoni industriali. La davano per scomparsa, sorpassata, conclusa ma la sempre attuale per quanto antica Questione Meridionale torna ancora una volta con tutta la sua prorompente carica di contraddizioni e irrompe su una scena politica italiana geograficamente più che mai scissa e spezzata. Ma la domanda è semplice: quanto può valere in Europa quest'Italia ancora profondamente divisa tra Nord e Sud, spaccata a metà tra declino industriale delle regioni settentrionali e arretratezza, mafia e assistenzialismo che ancora imperano nel Meridione? Sottosviluppo del Sud, questione meridionale Araba Fenice nel nuovo Parlamento? Che vi sia, ciascun lo dice; Dove sia, nessun lo sa.Se tu sai dov'ha ricetto, Dove muore e torna in vita, Me l'addita e ti prometto Di serbar lá fedeltà...


Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social

Qualunque sarà il governo scelto per guidare il paese, il presidente del Consiglio in carica, avrà di fronte mai come in questa tornata storica un solo problema, un'unica questione, che da secoli ormai resta la vera sfida nazionale mai risolta, la questione meridionale.

Il fatto non è nuovo se si fa mente al passato e alla storia nazionale, al cammino che porto l'Italia all'unificazione politica e geografica, allo sviluppo del Paese mai purtroppo nella sua interezza, sempre segnato dal posizionamento subalterno del Mezzogiorno nelle alleanze istituzionali e di potere della monarchia unitaria prima, nella lunga parentesi dittatoriale del regime fascista, nel controversa ma anche epocale e straordinaria vicenda della Repubblica e della forma costituzionale e democratica dello Stato contemporaneo.

Altre volte nello scorso secolo si erano visti simili plebisciti di protesta come quello a cui abbiamo assistito oggi in diretta. Gli esiti sono conosciuti da tutti e si studiano sui banchi di scuola e nei corsi universitari.

Un fatto appare comunque certo, ossia che la 'questione meridionale', quella descritta dai grandi meridionalisti, da Nitti a Franchetti, da Salvemini a Gramsci, da Dorso a Zitara, da Rossi Doria a Saraceno, da Galasso a Villari, da Sturzo a De Cardona, da molti data per definitivamente scomparsa torna, nei momenti più importanti della vita italiana, a ripresentarsi nella sembianze della sua spesso violenta problematicità, talvolta apparente irresolubile soluzione.

La volontà politica manifestata in tutte le regioni del Mezzogiorno è certo l'espressione più evidente delle reali e concrete contraddizioni sociali ed economiche di un Paese che non ha mai avuto fin qui uno sviluppo integrale ed omogeneo ma strutturalmente diseguale e dualista. Il problema secolare di lunga durata resta quello di un programma per il superamento del divario Nord/Sud. A conti fatti,nello scenario europeo e globale non dovrebbe convenire più ad alcuno,nè al settentrione nè al meridione, lasciare inalterato questo stato di cose presente.

Chiunque si appresta a reggere il governo dovrà tener conto più che del voto delle cause che lo hanno determinato. Chiedersi perchè la concentrazione della protesta sia fortemente concentrata lungo le coste del Mezzogiorno in città come Ancona, Bari, Brindisi, Taranto, Crotone, Catania, Siracusa, Salerno, Napoli che sono i nuovi poli che rastrellano immigrazione e povertà.

Tutto questo nel mentre dovrebbero queste città, enormi agglomerati urbani spesso in preda alla malavita e all'abbandono dello stato, già essere i centri propulsori di un diverso modello di sviluppo euromediterraneo che guarda alla concreta interconnessione di mercati, comunicazioni, infrastruture, culture, democrazie intercontinentali tra Europa, Asia e Africa che si affacciano nel bacino del Mediterraneo.

Chi andrà al governo dovrà fare un'analisi molto rapida ma anche molto fredda sulle risorse esistenti e sugli investimenti non solo nazionali ma europei e mondiali a favore del rilancio del Mezzogiorno.

Ci sono potenzialmente straordinarie opportunità, alcune particolarmente significative e strategiche per la sicurezza dell'Unione Europea e per il suo ruolo futuro nello scacchiere mondiale.

Anche se la situazione resta,nonostante o forse proprio a conferma della protesta elettorale, particolarmente difficile e sconfortante.