Se la legge elettorale l’avessero fatta scrivere a quella “manica di incompetenti” dei 5Stelle forse oggi non ci troveremmo in questa situazione di stallo.
Il governo e il parlamento dei professionisti (da sinistra a destra e nessuno escluso), sommi statisti delle scienze politiche, cresciuti all’ombra di padri nobili, sono stati talmente abili nell’arte e nel mestiere da sfornarci un Rosatellum in salsa merengue che - inevitabilmente paragonato alle origini latino americane di quest’ultimo - ci ha piombati in una tale incertezza da farci ragionevolmente ritenere di somigliare ad una vera e propria Repubblica delle banane.
A scivolarci sulle bucce, però - e, vi prego!, senza fare gratuite allusioni sull’uso incongruo del sinuoso frutto asiatico - è stata proprio la forza di poca lotta e di molto governo che per esteso fa Partito Democratico, che in breve fa Pd, per gli amici fa “Dem” ma che da oggi fa “doppio zero”.
D’altronde le similitudini con la farina di grano non mancano: questa infatti è la più raffinata ottenuta “eliminando tutte le parti migliori” a livello nutrizionale per renderla oltre che più “bianca” anche più facilmente “lavorabile”.
Quello che ne resta, però, è l’amido (i carboidrati semplici) e poche proteine (il glutine). Dunque, un apporto nutrizionale per l’organismo molto basso, anzi: in qualche modo la farina 00 contribuirebbe all’aumento della glicemia.
E si sa: se dal sangue troppo zucchero arriva alla cervice poi so’ dolori!
Da queste consultazioni elettorali, tanto a livello nazionale quanto regionale il partito dei “renzini” ne esce con le ossa talmente rotte che hai voglia a contorsionismi, il dolore non si attenuerà né passerà di certo in fretta.
Nella nostra Calabria nemmeno un collegio uninominale vinto e percentuali praticamente in caduta libera: quasi dieci punti in meno rispetto alle Politiche del 2013; cose da far rimpiangere Bersani, il che è tutto dire.
Se non bastasse l’onta di essersi fatti superare da quell’orda di “cialtroni”, “incompetenti”, “populisti”, “inoccupati” - ma sì, mettiamoci pure “fancazzisti” e “cazzari” - del Movimento delle 5 Stelle ci si aggiunge anche l’umiliazione di vedersi surclassare dagli “ex compagni di merenda”.
Che barbari infedeli quelli del centrodestra! Ci fai insieme un governo, seppur “di scopo”; ci condividi una legge elettorale “ad inciucium” e alla prima botta di tramontana che fanno? Ti tradiscono asciugandoti i seggi con tanto di poltronari per affidarli, forse, alle mani ruvide di un leader felpista folgorato sulla via del Vangelo e benedetto con l’acqua santa di Pontida.
Mai così preveggente fu tempo addietro il governatore della Calabria, il non a caso “ragionier” Mario Oliverio, quando calcoli alla mano e in un impeto di lucidità mista a lungimiranza post comunista ebbe ad affermare come i compagni del Pd se non avessero cercato aperture e nuove alleanze all’esterno sarebbero stati destinati a divenire sempre meno, una sorta di oblio se non una completa estinzione.
E mai come ora il Partito Democratico si trova davanti ad un bivio decisivo per non restare fuori dai giochi e rischiare di sparire dall’agone politico.
L’aspirante inquilino di Palazzo Chigi, l’ex “inoccupato” Gigino Di Maio, l’ha detto chiaramente che le sue orecchie sono protese all’ascolto di quanti vorranno condividerne i programmi e al momento, strano a dirsi, ci sono più possibilità di un punto d’incontro con i Dem (ma “derenzizzati”) che con chicchessia.
C’è poco da stracciarsi le vesti: la scelta è tra consegnare l’Italia a quell’accozzaglia centro-destrorsa che avrà già iniziato la campagna acquisti sul mercato degli outsider (Brunetta ha già affermato che c’è la fila all’uscio) o incamminarsi, seppure col cappello in mano e l’orgoglio alle spalle, verso le Stelle. Prima che abbaglino qualcun altro.
Tra poco più di un anno, non ce lo dimentichiamo, si rivoterà anche in Calabria. Il centrodestra si sta già attrezzando e pare ben lanciato. Ma si sa: se si vuole azzardarli i “sorpassi” vanno fatti sempre da sinistra.