Il Pd crotonese muto e masochista: maestro di sconfitte prima in casa e poi alle urne

8 marzo 2018, 12:18 Sr l'impertinente

“È terribile perdere. La sconfitta provoca profondo dolore. Ogni volta che la subisco io mi punisco mentalmente e penso nella mia mente all’intera partita. Dove ho sbagliato?” (Garry Kasparov)


di Sr* l'impertinente

Evidentemente a Crotone il Partito Democratico ed i suoi alleati “cespuglio” non conoscono l'arte degli scacchi e per qualcuno neanche il buonsenso viste le continue sconfitte che stanno inanellando nelle ultime consultazioni popolari.

Sconfitte che sono, ormai, talmente tante che il partito di Renzi pare si sia anche assuefatto non solo a perdere ma anche al dolore di cui si accennava nell'incipit, riducendosi ormai ai minimi termini.

Basti pensare che in quella che fu la Stalingrado della Calabria, terra di operai, di lotte, di fabbriche, il partito erede (assai lontano, comunque) di quello comunista, ha preso dei sonori ceffoni da tutti, attestandosi ad un misero 9%.


“Ricorda, quando

i tuoi piani falliscono,

che la sconfitta

temporanea

non è un fallimento

permanente.

Significa soltanto

che i tuoi piani

non erano validi.

Crea altri progetti.

Ricomincia

tutto da capo”.

(Napoleon Hill)


Invece, la ricetta messa in campo dal Pd pitagorico, dopo ogni elezione e da almeno una decina d'anni, è sempre la solita: litigare strenuamente per le poltrone, disinteressarsi di optional come programmi e proposte e presentarsi agli elettori.

Stessa ricetta corrisponde al medesimo esito, la sconfitta appunto, sempre più bruciante, servendo pasti - nel senso di candidati - sempre più indigesti per chiedersi, poi, il perché la gente non li abbia mangiati (votati).

È toccato, ad esempio, alla candidata Rosanna Barbieri alle Comunali di due anni fa, invisa a tanti; e si è ripetuto con il deputato uscente, Nicodemo Oliverio, mal accettato, che non ha certo brillato, a sentire i militanti, in termini di risultati conseguiti.


Nell’operazione

militare vittoriosa

prima ci si assicura

la vittoria e poi

si dà battaglia.

Nell’operazione

militare destinata

alla sconfitta

prima si dà battaglia

e poi si cerca

la vittoria.

(Sun Tzu)


In effetti, le battaglie (quelle vere) il Pd crotonese le conduce al suo interno per scegliere le persone che dovrebbero rappresentarle e poi, stremato, affronta quelle dell'agone elettorale.

Un partito, quello di Renzi, che nel territorio pitagorico si sta auto distruggendo, dilaniato da lotte intestine - anche su come accendere la luce nella federazione provinciale di via Panella - ma che tace sui grandi temi che eppur non mancano.

Un'altra caratteristica che lo contraddistingue è la mancata discussione per cercare cause e possibili soluzioni per le continue disfatte: invocata dalla minoranza di turno e negata dalla maggioranza pro tempore a colpi di rinvii.


“Forse un uomo buono

si riconosce dal fatto

che la sconfitta

non gli lascia in bocca

nient’altro che

una bella frase”.

(Norman Mailer)


Di questa tranvata presa dagli elettori nell’ultima tornata finora ha parlato solo lo sconfitto, Nicodemo Oliverio, che l'ha perfino lodevolmente ammessa: cosa inusuale in un'epoca in cui le elezioni alla fine pare le vincano tutti.

Per lui le colpe sono state di “una prova elettorale eccessivamente dura, caricata da una dose massiccia di antipolitica, di avversione verso il Pd e il suo gruppo dirigente, di una profonda aggressività che ha fortemente condizionato l’esito del voto”.

Sostiene poi Nicodemo che gli elettori non hanno recepito quanto di buono il Governo ha fatto in questi anni e se ne dispiace anche. Praticamente la stessa percezione che gli elettori hanno avuto, per coerenza, dei risultati dei suoi tre mandati parlamentari.


“I popoli imparano

più da una sconfitta, che

non i re dal trionfo”.

(Giuseppe Mazzini)


Il problema è che in riva allo ionio, ormai, il Pd sembra aver perso anche la parola dato che non una sola nota, neanche di quelle di circostanza, è stata emessa dai vertiti di via Panella.

Mai un'autocritica dei responsabili di questa sconfitta che, visti i numeri, non può che definirsi epocale, così come nessun accenno di analisi minimamente autocritica: solo silenzio.

È come se i dirigenti del partito, che ormai di tale ha solo il nome, continuassero a dire: "non siamo noi che sbagliamo le scelte ma sono i cittadini che continuano a sbagliare a non votarci".


“Da qualche parte nel mondo

c’è una sconfitta per ognuno.

Alcuni sono distrutti

dalla sconfitta,

altri diventano più piccoli

e meschini per una vittoria.

La grandezza è di chi

trionfa in egual modo

sulla sconfitta e la vittoria”.

(John Steinbeck)


La sconfitta concretizzatesi per il Pd crotonese il 5 marzo è apocalittica visto che il suo candidato, il buon Oliverio non le ha prese - elettoralmente parlando - dalla sola candidata dei 5 stelle Barbuto ma anche da un rappresentante della Lega.

L'avvocato Giancarlo Cerrelli, pur partendo con l'handicap di essere un rappresentante leghista, non certo un bel bigliettino da visita a queste latitudini, ma anche per le sue posizioni leggermente oltranziste sul fronte cattolico, lo ha letteralmente stracciato.

Per Cerrelli si è scomodato perfino il vice segretario nazionale del Carroccio, Giorgetti, che è stato in città; mentre per il Pd non si è visto uno straccio di dirigente, a testimonianza forse che fosse stata fiutata l'aria che tirava.


“È certo assai più difficile

perdere una guerra che vincerla.

A vincere una guerra

tutti son buoni,

non tutti son capaci di perderla”.

(Curzio Malaparte)


Mai nessuno come il Partito democratico pitagorico è diventato, vista la lunga esperienza in merito, un maestro di sconfitte: perché a vincerle le guerre elettorali sono buoni tutti... gli altri, tranne il Pd, naturalmente.

*Simbolo dello stronzio