Trenitalia. Quando è meglio investire in Grecia che nella Magna Grecia | Vito Barresi

Non si può che essere orgogliosi nel rileggere comunicati e fonti d'agenzia che ormai da molti mesi rimarcano la bella storia di successo delle FS, le Ferrovie Italiane, diventate protagoniste di primo piano del cambiamento infrastrutturale della Grecia. Ma che ci fanno in Grecia le Ferrovie Italiane dopo aver abbandonato quelle italiane della Magna Grecia, costa jonica calabrese, siciliana, lucana e pugliese? Domanda impertinente, ma che te frega, c'è il nuovo governo che verrà, ci dovranno pensare i nuovissimi Lor Signori a Cinque Stelle oppure i già consolidati carroccisti di Pontida. Lode e alloro ai vertici del brand locomotive nazionale e al suo management di alto profilo, con in testa l'amministratore delegato. Dirigenti che ben conoscono il mercato mondiale e quello in forte espansione orientale e balcanico delle linee ferrate, una nuova immensa prateria, una stagione d'acciaio e rendimenti per l'elettrificato. Ma intanto in Magna Grecia che succede, che si fa? Parlamentari europei anche duri e purissimi permettendo che del sud conoscono quasi quanto lo scopone scientifico, non sarebbe il caso di iniziare a parlare seriamente di elettrificazione della linea Jonica, doppio binario, opere infrastrutturali urgenti e necessarie per raccordare una parte intera del Paese con il corridoio adriatico? Magari cominciando a spingere a fondo su un progetto di privatizzazione della tratta che va da Reggio Calabria a Taranto, passando per Crotone?



Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social


45 milioni di euro questo il valore dell'acquisto da parte di Fs della proprietà della società ellenica Trainose che ha in esercizio la viabilità ferroviaria. La notizia non è nuova ma la riprendiamo mentre viaggiamo su uno dei treni regionali che collegano, malamente ma non per colpa dei ferrovieri, Sibari-Catanzaro Lido. Viaggi d'altri tempi in vecchie littorine vintage che danno un sapore antico al percorso molto paesistico e molto letterario.

Non è un treno per ricchi quello che ferma a Botricello e a Mirto Crosia. Né tanto meno per allegre bamboline morte accompagnate da ben muniti flaneur locali con stemma di notabilotti iscritti al Fai.

Quello che circola ogni giorno a favore dei pochi o tanti pendolari, lavoratori, migranti, precari, giovani che praticano questi vagoni per spostarsi da un posto all'altro con quel resta della mobilità pubblica in una regione simbolicamente negativa come purtroppo è la Calabria, è un treno da 99 Posse, un train per poveri cristi alla Carlo Levi.

Ci sono volentorosi comitatini, hashtag pepati, pagine social, ma sopratutto tante e tanti furbacchioni che seguono i movimenti sul territorio e poi si ritrovano senza colpo ferire direttamente in parlamento con la medaglietta.

Pronti sempre a difendere le ferrovie che sono pubbliche, vere vacche sacre intoccabili, mammasantissima di stato e di legalità, e quindi Lor Signori anti 'ndranghetisti per razza, pronti a lottare contro le dismissioni, le chiusure, magari danzando finemente davantio ad un passaggio a livello che lambisce la corte agrituristica del solito vecchio latifondista con tre palle nelle stemma.

Ma le cose qui in questa terra, dopo che le mareggiate hanno fatto crollare i binari e la linea jonica si è inceppata per mesi e poi scompare e poi riappare, sono più lente di un tragitto sbuffante su una bella locomotiva d'epoca, mandata a palate di merda e carbone da un novello Buster Keaton con faccia da bracciante.

Le elezioni sono passate, gli spot propagandistici sono finiti.

Tutto è tornato come prima. Vediamo di capire nel frattempo perchè nessun deputato europeo né tanto meno nessun parlamentare calabrese, ha mai commentato quanto accaduto nel frattempo nei vagoni alti della privatizzata ma pubblica Trenitalia.

Lasciamo la Magna Grecia per tornare nell'antica madrepatria. Atene bel suol e bella stazione. Ecco davanti a noi l'esemplare closing di un’operazione che si è conclusa in base al via libera dato con bollo dall’Unione Europea a favore dell'acquisizione di Trainose, valutata come un’occasione di crescita e sviluppo per le ferrovie greche, interessate al know how e l’esperienza del Gruppo FS Italiane.

Per Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato e Direttore Generale delle Ferrovie, quel closing è stato una ulteriore e importante tappa nel processo di espansione internazionale del Gruppo FS, come previsto dal Piano industriale 2017-2026, proteso a trasformarsi in un grande player europeo di mobilità, uno dei principali operatori sia nel mercato ferroviario, viaggiatori e merci, sia in quello del trasporto pubblico locale. Primi in Italia e Grecia, secondi in Germania, presenti con società controllate anche in Gran Bretagna, Francia e Olanda. Le attività all’estero del Gruppo attualmente valgono circa il 15% dei ricavi, dato che sale a circa il 17% se considerato su base annua. Il nostro obiettivo è passare, entro il 2026, da uno a quattro miliardi di fatturato».

Trainose è il principale operatore ferroviario in Grecia e fornisce servizi di trasporto merci e passeggeri a livello extraurbano, regionale, nazionale e internazionale, compresi servizi di logistica. Nel 2016 ha trasportato 15,6 milioni di persone, di cui 10,1 milioni in ambito suburbano e 5,5 milioni in ambito regionale, e 1,1 milioni di tonnellate di merci, con circa 120 milioni di ricavi e un utile di 3,3 milioni di euro: dal 2013 la società è in equilibrio economico.

Trainose ha 672 dipendenti, circa 1.160 fra locomotive e convogli in leasing, fa viaggiare circa 350 treni al giorno tra passeggeri e merci. La linea principale sulla quale effettua collegamenti giornalieri è la Atene - Salonicco. Significative, inoltre, le potenzialità di sviluppo del traffico merci dai porti greci verso il Centro Europa.

Ehi tu, viandante non attraversare i binari della Magna Grecia, grida un superstite agente della Polizia Ferroviaria. Avrà ragione ma qui il pericolo non sono i treni in transito ma le carrozzelle arrugginite che usano gli africani apolidi migranti senza tetto per portare acqua nella Zona Rifugio della stazione che è diventato il loro accampamento tribale.

Ti ricordi ancora dell'Intercity Pitagora? Ma da dove vieni? Forse da tutta nata storia...?