Aldo Moro nello specchietto retrovisore di una Renault 4 | Venturino Lazzaro

Cari amici, buona domenica. In un mondo che cambia, l'unica certezza (immutabile) resta la variabilità del cielo di Marzo. Di quel periodo ricordo tutto. Parlo di quarant'anni fa, quando presero Aldo Moro. Lo ricordo perchè ero giovane (avevo 21 anni), perchè l'enormità della cosa era, fino ad allora, davvero eccezionale, e lo ricordo perchè la curiosità di vedere fuori, di guardare cosa succedeva nel mondo mentre mi attrezzavo, mi preparavo ad incontrarlo (il mondo), era davvero grande, era intatta, era invincibile.

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Di allora ricordo le zampe d'elefante, l'università che inizia, la Renault 4 in cui fu ritrovato (come la mia, che avrei guidato per altri 20 anni), e ricordo quella pasta al forno, bianca, un poco abbrustolita, che faceva ogni tanto mia madre (si chiamava "pasta al latte").

Negli anni la televisione ha contribuito a qualche riflessione su quegli anni, a qualche ragionamento, con programmi dedicati e ormai da cineteca, mentre oggi in televisione impera solo il talk show. E dove è protagonista la parola, è trascurata la riflessione, il ragionamento làtita.

Ricordo quell'aria pesante determinata dagli attentati quasi quotidiani, e al contempo quell'idea che solo la coesione sarebbe stata l'arma capace di invertire quella rotta. Il clima adesso è un pò diverso. La coesione è una bestemmia, e oggi, in situazioni analoghe, avremmo dei problemi.

Ma per fortuna quel terrorismo è tramontato, chissà, forse anche per mancanza di bersagli degni. Ogni periodo ha i suoi fantasmi. Dei propri vent'anni, o trenta, non si può che avere nostalgia, ma in fondo a parte Rambo, Bud Spencer, la mia R4 e un pò di musica, non so che cosa salverei.

Forse solo la Nazionale (che ancòra mi piaceva) e la "pasta al latte" (che mi piace ancòra). E che oggi ripropongo. Poi salsicce, con patate. Buon pranzo.