L’Imbroglio Archeologico. Grandi Manovre di Gruppi e Interessi sui terreni dell’Antica Kroton

28 marzo 2018, 07:40 100inWeb | di Vito Barresi

Che cos'è un Grande Imbroglio Archeologico? Domanda e indovinello a cui si può dare una risposta “storica” e “scientifica” traducendo in poche parole i maquiloquenti progetti che in questi anni sono stati presentati per recuperare le antiche vestigia della civiltà della Magna Grecia. Non solo a Crotone ma anche altrove nel Sud isole comprese. Quasi tutti segnati su una mappa della proprietà fondiaria, spesso della speculazione edilizia, ben disegnata e assestata sui siti archeologici di rilievo, ricadenti in perimetro urbano e in particelle da Prg.


Vito Barresi | Politica 2.4

Perché questo? A ragione di una prima impressione che sembrerebbe ricavarsi allontanandosi da una vasta area archeologica, quella dell'ex area Enimont, oggi ricadente anche in fiancate della Bonifica Syndial, che a suo tempo venne espropriata e lautamente indennizzata (a chi, da chi?) per realizzare prima il raddoppio fantasma della Montedison (con un impianto simile ai famosi Fanghi Rossi di Scarlino) poi quello della Pertusola.

In sintesi un intreccio, un coacervo di latifondi agrari, proprietà nobiliari, insediamenti archeologici, siti e discariche industriali, successivamente abbandonata come sfogo alluvionale derelitto, nelle mani non si sa più bene di quale proprietà privata e di Stato.

Tutta roba di movimento terra che con questo nuovo programma più che essere a caratura archeologica sembra, ironia o subdolo artificio, piuttosto modulato e rimodulato, non si sa quanto surrettiziamente, come il vero, il solo e l'unico piano urbanistico da qui al 2050 per la città di Crotone.


La “Magna Kroton”

tra rendita fondiaria

e speculazione edilizia


Il progetto Antica Kroton, che già qualcuno ha ribattezzato 'Magna Kroton', avvicinandosi al perimetro urbano, anzi al pieno centro della città (spazio ex Cinema Ariston, aree di Vigna Nova, Via Achille Grandi al Fondo Gesù, Via Acquabona in zona Ferrovia, area Stadio/Parco Pignera, Via XXV Aprile, area del nuovo teatro comunale, Piazza Villaroja) sembra letteralmente confondersi, fin quasi a divenirne osmotico, un tutt'uno con il Piano Regolatore.

E per questa via tale da farsi leggere e svelare per quello che realmente interessa alla rendita fondiaria e alla speculazione edilizia.

Dal clima, dalle roventi polemiche, dalle reazioni a catena suscitate delle conferenze di presentazione, pare si rimetta in moto non l'amore per i rinvenimenti preziosi dal sottosuolo, ma le avidità e le bramosie di quanti golosi del valore immobiliare di questo magma di veleni e tesori nascosti che la neo senatrice Margherita Corrado ha definito “torta da spartire” (LEGGI).

Chiunque apra una qualsiasi pagina di storia locale, i bei tomi di Armando Lucifero, o la sua traduzione dal francese di Francois Lenormant, La Magna Grecia, scorgerà che la storia e la vicenda dell'archeologia in Calabria e a Crotone, sono strutturalmente legate, per dirla con Braudel su un arco di lunga, lunghissima durata, su un asse ben preciso che resta quello, immobile e immobiliare, della proprietà privata, talvolta pure d'uso civico e poi usurpata e appropriata sul filo dell'uso immemore.


Una stagione nuova

dei beni culturali:

puntando su un catasto

del patrimonio archeologico


Pare evidente che anche in Calabria potrebbe o dovrebbe iniziare una stagione nuova dei beni culturali.

Un ciclo che tenga conto del passato, anche quello più lontano dei Lucifero e dei Baracco, degli Orsi e degli Zanotti Bianco, dei Foti, dei Guzzo e della Lattanzi, ponendo al centro prima di tutto la scoperta e la valorizzazione di siti, manufatti, opere e dati della conoscenza storico archeologica nel quadro della trasparenza e dell'informazione.

Per questo qualunque piano, a cominciare da Antica Kroton, dovrebbe puntare alla ricomposizione di un catasto completo ed aggiornato dei dati relativi al patrimonio archeologico.

Subito, farebbero bene, Comune, Regione e Ministero, a fornire ai cittadini un open data dei terreni, da rendere disponibile presso gli enti pubblici responsabili della pianificazione urbanistica, fruibile dai tecnici professionisti incaricati della progettazione delle infrastrutture, ma soprattutto trasparente per coloro che sarebbero interessati ad interventi nella loro proprietà privata, nelle aree ad esse limitrofe e nei termini delle valutazione immobiliare, e per quanti, persino turisti o flaneur, appassionati ad approfondire e ammirare il passato di una città.

L'obiettivo dovrebbe essere, almeno teoricamente, se gli investimenti si tramuteranno in spesa concreta, di connettere questo patrimonio di informazioni della città antica che si ricava dall'immediata mappatura del territorio archeologico con le linee evolutive della sua crescita futura, in maniera che anche la più insignificante scelta urbanistica sia rapportabile alla storia, affinché si tenga rispetto per il patrimonio comune e della memoria collettiva.


Una città protagonista

della tutela dei suoi stessi beni

e la 'trappola della

liquidità archeologica'


Per questo prima ancora che ad uno scavo, la fase preliminare di questo programma dovrebbe avere il senso e la finalità, sia in fase operativa che progettuale, di tracciare sul campo, sui terreni, i punti dei definitivi vincoli determinati dalle rilevanze archeologiche, in ben precise aree di una città che dovrebbe farsi protagonista della tutela dei suoi stessi beni collettivi.

Questo consentirebbe di non cadere nella solita 'trappola della liquidità archeologica'.

Ossia evitare un ingente spreco di risorse pubbliche con ricadute solo per i privati, dovuto ai prevedibili ritardi nell’esecuzione dei lavori, alle ripetute varianti di progetto, a volte alla reale impossibilità di portare a compimento le azioni stabilite e tanto miracolosamente annunciate.