Lo chiamerò StalVin. All’incrocio tra Stalin e Salvini Italia Verso un Governo | Vito Barresi

Palazzo Chigi con Vista su Mosca? Se, come suggerisce una bella e colorita metafora, sussurrata tra gli emergenti e vip di questi ‘nuovi giorni’ di vita italiana, il mazzo di carte con cui si sta giocando la partita del prossimo quinquennio del Governo sarebbe posto in bella vista su un tavolo di Mosca, il vero tema è davvero un altro. Non solo quello ben esposto e immediatamente declinato dalla diplomazia dell'Orso per il tramite della ambasciata capitolina, entrando direttamente nel campo di una “new politic made in Italy” con un comunicato analitico e di precisa prospettiva storica, quanto più immediatamente detto in battuta, tra un passa parola e l’altro, secondo cui a guidare il Paese debutterebbe una formazione di personalità a Cinque Stelle Rosse alla guida del giovane e coraggioso capitano Matteo StalVin.


Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social

Si, già lo chiamano proprio così. Con un incrocio di nomi Stalin e Salvini che interpolato si tramuta in STalVini.

Che insieme a Luigi di Maio, e con dietro i garanti di un patto al ‘pesto genovese’, pronube del servizio in tavola il Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, metterebbe insieme la Casaleggio e Mediaset, con ai lati dei due colossi sia Grillo che Berlusconi.

L’una, la Casaleggio Associati, vittoriosa e trionfatrice, holding a cinque stelle della nuova politica, diventata testata di serie del potere della rete e dei micro media, lo stemma del primo partito mondiale della democrazia elettronica; l’altra con le porte spalancate sul controllo della televisione, sgominando definitivamente la concorrenza elettrica della Tv di Stato, l’unico media che impedisce a Murdoch Sky di conquistare definitivamente la platea nazionale, sotto il segno sempre pentanumerico, di Canale 5.

Si tratta ovviamente di mero esercizio di fantasia. Una Politica della Fantasia, come la Grammatica di Rodari.

Ma come si sa la fantasia è strettamente connessa con l’immaginazione. E quest’ultima per dirla con una famosa parole d’ordine “L’immaginazione al potere” ideata da Herbert Marcuse, con le cose di Governo questa volta potrebbe anche andarci a ‘pranzo di gala’ .

A patto che il brindisi sul Tevere abbia questa volta il gusto di una Vodka Lemon.

Così si dissolverebbe ogni dubbio sulle legittime aspettative della Russia che non fa più mistero a sbandierare l’auspicio che la scelta del nuovo premier deve essere all’insegna della continuità storica ma anche mixata a quella della discontinuità epocale.

Il preambolo messo in coda vale, al contrario, come un'apertura più che come chiusura di sipario.

Un'offerta, apparentemente disinteressata e di buoni propositi, senza alcuna clausola che guarda ad un'ostpolitik di nuova generazione globale, in continuità con la storia diplomatica tra i due paesi, detta in modo da far salire il tasso di gelosia e invidia sia nelle cancellerie tedesche che francesi.

Con precisione da analista di geopolitica la nota ufficiale ricorda “che anche nel periodo della contrapposizione ideologica della guerra fredda tra Occidente e Unione Sovietica, l'Italia si è fatta guidare prima di tutto da una propria visione dell'opportunità politica e non da pareri imposti dall'esterno”.

Tanto per rimarcare che l'iniziativa di allontanare due addetti di Mosca con riferimento al cosiddetto affare Skripal “è stata intrapresa da un Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana formalmente dimissionario” auspicando che il nuovo governo del paese, espressione dell'esito delle elezioni parlamentari, voglia perseguire con decisione una politica di sostegno al dialogo costruttivo e di sviluppo della collaborazione in tutti i campi con la Russia.”

Parole che aumentano le preoccupazioni tra quanti temono che nei disegni di Putin l’Italia si avvia a divenire una sorta di Ucraina del Mediterraneo, già pronta ad allontanarsi dall’Unione Europea, sfruttando quella che viene descritto, soprattutto dagli americani e dai tedeschi, come un ‘golpe bianco’ abilmente mascherato da rivoluzione democratica avvenuta con il voto plebiscitario a 5 Stelle e Lega di Salvini.

Tanto da far risorgere, prossimamente su questo schermo, il prossimo attacco delle forze renziane che già parlano sotto traccia di interferenza russa abbastanza simile a quella registrata nel caso Brexit e nelle elezioni francesi, riprendendo accuse secondo cui partiti italiani di estrema destra avrebbero avuto soldi dal Cremino.

Secondo queste voci vicine al Pd, a senso delle cose, il Machiavelli in colbacco, avrebbe molti amici tra vecchi e nuovi attori della tramutata scena politica italiana del dopo 4 marzo.