Sanità. “Penalizzando il Marrelli Hospital si danneggia la sanità calabrese”

30 aprile 2018, 14:18 Calabria Domani | di Rodolfo Bava

Il Commissario Straordinario alla Sanità della Regione Calabria, Massimo Scura ha, recentemente, provveduto a tagliare delle somme a numerose cliniche private, ubicate in vari centri della nostra regione, causa l’attuazione del Piano di rientro del disavanzo nel settore sanitario.

Tra le penalizzate vi figurano alcune esistenti nella città di Crotone come la Casa di Cura “Calabrodental”, la quale si è vista decurtare, nel corso degli ultimi tempi, ben 800 mila euro. Nonché il “Marrelli Hospital”, costretto a bloccare probabilmente gli interventi relativi ad ernie e artroscopie ortopediche, dato che, con un recente decreto, la chirurgia di bassa gravità verrà trasferita nel budget ambulatoriale.

Negli ultimi tre mesi, erano stati eseguiti ben 450 interventi chirurgici (ben 85 erano con diagnosi tumore), nonché duecento interventi ortopedici.

Inoltre, la struttura sanitaria Marrelli è sempre in attesa di potere essere autorizzata ad intervenire nel settore della chirurgia vascolare, nonché poter operare in quello della Radioterapia.

Riteniamo che il voler penalizzare il “Marrelli Hospital” vuol dire costringere non solo gli abitanti del crotonese, ma quelli dell’intera Calabria, di recarsi fuori regione per farsi operare e curare.

Quindi, così agendo non si riuscirà a sanare il grosso debito del settore “Sanità”, ma si contribuirà ad aumentarlo, dato che, emigrando gli ammalati calabresi Scura sarà costretto a pagare, per le prestazioni ricevute, altre aziende sanitarie dislocate nelle altre regioni.

Sarà senz’altro a conoscenza il Commissario Straordinario della Sanità Calabrese che, soltanto nei primi tre mesi di attività, una volta autorizzato ad operare, il “Marrelli Hospital” ha ospitato il 35 per cento di ammalati provenienti dalle regioni limitrofe.

Il che vuol dire che questa struttura sanitaria potrebbe risultare una risorsa per la sanità calabrese e non già una “palla al piede”, come si pretende di considerarla.

Rodolfo Bava